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L'uomo che voleva sposare Amy Adams
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L’uomo che voleva sposare Amy Adams capì che voleva sposare Amy Adams quando seppe che era nata a Vicenza. La città del Palladio, e geometricamente palladiane gli apparivano le gote dell’attrice, i suoi capelli fulvi, il rigore classico della figura e dell’ovale capaci di improvvise e inaspettate morbidezze. In un attimo fu spazzata via la sua adolescenza, tutto quel gioioso cameratismo a colpi di Sharon Stone e delle sue interminabili gambe accavallate (al centro delle quali c’era una cosa che in realtà non si vedeva, ma faceva vendere i giornali, accendeva discussioni nei bar e nelle piazze, scatenava dotte interpretazioni accademiche e parapsicoanalitiche, in epoca premorelliana). In un momento ogni ricordo dei fulminei innamoramenti da cinefilo fu spazzato via da quella donna, da quegli occhi fulgidi, vivi e vitrei, in cui baluginava una bellezza archetipica ed aristocratica, da quell’incedere regale, da quel sorriso che prometteva tutto e probabilmente concedeva poco. Che poi, pensò l’uomo che voleva sposare Amy Adams, a me piacciono le more, mi impappino di fronte alla bellezza mediterranea (oscuro, scuro, bruno oggetto del desiderio, come da bunueliana suggestione). Che poi Amy, se la guardi bene, ha il labbro superiore troppo piccolo, un po’ sfalsato rispetto a quello inferiore, senza trucco pare una ragazzotta della campagna reggiana del Ligabue pittore, in fondo è un accrocchio di luoghi comuni sulla bellezza, il ritratto di un pittore bravo ma anche aduso alla falsificazione, un manifesto dello stile di vita ipervitaminico americano (ma è nata a Vicenza, ricordava a se stesso l’uomo che voleva sposare Amy Adams).

 

 

Tutto ebbe inizio quando la vide in The master, ad esprimere un rigore che null’altro era se non soffocata sessualità, quella sensualità che nasce dai posti e dalle espressioni più impensate, come i fiori del De Andrè. Quel film la imbruttiva, provava ad imbruttirla senza riuscirci. Ne faceva una donna condannata alla subalternità ma covante desiderio come cenere lavica pronta a far saltare il tappo di un vulcano. La bellezza che si nasconde, che si autoflagella, quella che dà maggiori soddisfazioni quando le togli il velo, si disse l’uomo che voleva sposare Amy Adams. E poi ci fu American Hustle e qui il tappo del vulcano era decisamente esploso, in mille rivoli di grazia aggressiva, di palese coscienza di sé (questa qui è nata a Vicenza, è roba nostra, ripeteva come in trance l’uomo che voleva sposare Amy Adams). E infine Animali notturni, quella donna senza sonno che vegliava su se stessa e sulle proprie angosce (la rappresentazione vivente di un’emicrania, secondo la magnifica espressione di una critica cinematografica). Un personaggio a cavallo delle epoche, dei mutevoli sentimenti e delle età: ragazza che sogna, senza un filo di trucco, piena di high hopes e delle great expectations dickensiane, quindi donna in carriera, disillusa, tradita, braccata dal passato, il cui primo piano finale, a guardare il vuoto ed il tempo che va e non torna, è tra le immagini più belle e visivamente indimenticabili degli ultimi anni di cinema.  Questa è la donna che voglio sposare, pensò e ripensò l’uomo che voleva sposare Amy Adams.

 

 

Ne parlò con un amico. “Conosci Amy Adams, l’attrice?” “No, vedo pochi film, lo sai”. “È quella che sembra una Madonna rinascimentale, una modella di Piero, ad esempio la Madonna del Parto di Monterchi. È quella che ha i capelli biondi ma anche rossi, come nei quadri di Raffaello. È quella che sorride con tutto il viso e con tutto il corpo, che sembra una Venere senza acqua da cui sortire, perché l’acqua non esiste, se l’è mangiata lei.”. “Ma tu non dovevi andare in vacanza?”.

Scrisse lettere che accartocciò, l’uomo che voleva sposare Amy Adams. Provò a vergare poesie, con le parole che risuonavano lontane, tra la vergogna e lo stupore. Si prese un weekend libero e si spostò lungo il Veneto. Sotto al balcone di Giulietta e Romeo, ma non si affacciò nessuno, non lei, al limite un paio di turiste tedesche che avevano uomini dai calzini bianchi e capelli troppo crespi per essere biondi, di quel biondo tendente al fulvo che voleva lui. E quindi Vicenza (ancora il Palladio, certo), Aviano e le basi militari. Cercava tracce, vestigia, odori, sapori. Ne ebbe un paio di multe per divieto di sosta. Quindi si rassegnò, l’uomo che voleva sposare Amy Adams. Sarà nella prossima vita, si disse, mentre sullo schermo lei tentava per l’ennesima volta di addormentarsi, ma finiva con il leggere quel manoscritto doloroso. Suonò il telefono.

- Quando vieni al mare? I bambini ti aspettano.

- Presto.

- Sai, volevo provare una nuance tendente al rosso. Che ne dici?

- Molto bene, cara.

 

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