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Il valore della speranza nel finale di "Tempi moderni"
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La speranza è uno dei sentimenti più "utili" nella vita dell'uomo, perchè è quello che gli permette di superare le inevitabili crisi e gli ostacoli che si frappongono alla sua esistenza, cercando di proiettarsi nel futuro e immaginando un avvenire più roseo. Nel cinema sono tantissimi i film che sono stati impregnati da questo sentimento, spesso nel senso più nobile del termine, ma la mia scelta va al finale di "Tempi moderni" (Modern times, 1936) di Charlie Chaplin. 

Dopo aver subito l'alienazione lavorativa alla catena di montaggio in una fabbrica, essere stato ricoverato in un ospedale ed essere finito in prigione come agitatore sociale per un equivoco, Charlot incontra una giovane orfana per la strada. Resta subito affascinato da lei, tanto che si offre di andare in prigione al posto suo, accusandosi di aver rubato il pezzo di pane che in realtà è stato preso dalla ragazza. Dopo diverse disavventure, Charlot ritrova la ragazza in un locale notturno dove lavora come ballerina, e dove lui viene assunto come cameriere, combinando diversi pasticci (ma il suo numero musicale sulle note di Io cerco la Titina resta memorabile). Sono costretti a fuggire anche da lì, perchè dei poliziotti vogliono arrestare la ragazza per vagabondaggio, e si ritrovano su una strada all'alba, da soli.

I due stanno seduti su un muretto in un posto isolato, lei sta arrotolando il misero fagotto contenente i suoi pochi beni, lui si sventaglia con l'immancabile bombetta e si allaccia una scarpa. Improvvisamente, la ragazza scoppia a piangere, appoggiandosi a una pietra; Charlot nota con dispiacere questa sua reazione emotiva, le si avvicina, cerca di infonderle coraggio. Lo sguardo della ragazza è sconsolato. "A che serve andare avanti così?" Charlot però non ci sta: la sua volontà è inflessibile, i suoi gesti testimoniano di un'incrollabile fede nella Vita e nel suo valore, al di là di qualsiasi difficoltà provvisoria. "Non ti scoraggiare! Ce la faremo anche stavolta, mai arrendersi!" Pronunciando queste parole, Charlot stringe forte il pugno, invita la ragazza ad una riscossa personale, a recuperare la propria dignità, e la ragazza perde il suo sguardo rassegnato e ne acquista uno molto più deciso. Si avviano verso nuove avventure lungo una strada di cui non si conosce la destinazione, ma Charlot non è ancora contento. Si ferma un attimo, guarda negli occhi la ragazza e la invita a sorridere. "Smile!", come recita anche il titolo dello struggente e indimenticabile tema musicale che accompagna queste immagini. La ragazza è contagiata dal suo entusiasmo, finalmente riesce a sorridere, gli porge il braccio e si incammina con lui verso una strada che sembra non avere mai fine, verso un orizzonte lontano lontano...

 

Tempi moderni (1936)

di Charles Chaplin con Charles Chaplin, Paulette Goddard, Henry Bergman

 

 

A mio parere, pur nella sua estrema semplicità, si tratta di uno dei finali più belli e poetici della storia del cinema e un invito accorato a non perdere mai la speranza, che sarà ripreso ed omaggiato circa vent'anni dopo dal grande Fellini nel finale di Le notti di Cabiria, film dalla trama decisamente più drammatica, ma che si conclude con un incontro dalle dinamiche piuttosto simili (Cabiria si asciuga le lacrime e recupera il sorriso trovandosi a contatto, in un bosco, con una troupe di ragazzi girovaghi, allegri e caciaroni, che le fanno intuire che ci può ancora essere una speranza di un domani migliore nella sua vita). Chaplin affida la sua speranza a un sorriso che nasce dall'amore disinteressato del Vagabondo per la piccola orfana e, a conclusione di una satira pungente contro la meccanizzazione e la spersonalizzazione dell'individuo sul lavoro, celebra le virtù dell'individualismo contro l'anonimato e la crudeltà sociale. Poesia delle immagini e messaggio ancora attualissimo...

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