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Soundtrack - Memorie di una Geisha
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Neve Che Vola

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Quando ci siamo conosciuti, John Williams mi ha detto che non aveva mai chiesto a nessuno di comporre la musica per un film. E ha proseguito: "Ora invece lo chiedo a te". (Rob Marshall)

Rob era entusiasta dell'idea del violoncello, soprattutto perchè uno strumento solista avrebbe descritto la solitudine di questa bambina e il suo isolamento dai suoi coetanei. (John Williams)



Il tema di Sayuri
Capisco bene che la voce del violoncello - che qui sorge su un mormorio indistinto - sia quella di Sayuri, il suo sacrificio silenzioso poteva essere evocato solo dai suoni intensi di questo strumento. Francamente, però, non capisco perchè il violino - stando a quel che dice Rob Marshall - dovrebbe rappresentare il Direttore Generale: per me, piuttosto, rappresenta il sentimento e gli affetti che nascono in Chiyo dopo l'incontro con lui.

Certo è difficile parlare compiutamente di qualcosa quando non si vuole riascoltarlo e, forse, neppure ricordarlo - per non toccare e sporcare quella zona della psiche oramai così cara - nella sua interezza. Dopo le diciannove volte che lo vidi in sala, non ho mai più rivisto il film per intero, preferisco che rimanga un segreto tra me e quei momenti. Tuttavia, in certi momenti, ripasso molte volte di seguito le stesse scene, quelle che considero i punti culminanti emotivi. Quelle volte, in sala, ero come paralizzato e dovevo tenere lo stomaco contratto per non singhiozzare.
Ogni volta le due ore e venticinque passavano in un attimo, senza mai un accenno di noia, un giorno lo vidi perfino due volte. Dovevo andarci, lo volevo più di ogni altra cosa, e posso dire che il mio animo sia cambiato in quei due mesi circa che vissi con Memorie.
Mi ci vollero tre o quattro visioni, prima di cominciare ad entrare nella musica: John Williams non lo avevo neanche mai notato, buon musicista, non ci pioveva, ma di scarsa importanza nella mia vita.
La musica è un insieme di suoni e di immagini che vediamo nel nostro visivo interno. Non è possibile (almeno per un comune mortale) togliere l'elemento pittorico alla musica, nè quello musicale alla poesia e alla pittura. Se si cambiano le immagini, muta la nostra percezione dei suoni. Ci fu un tempo in cui volevo vivere in una specie di camera asettica psichica, perchè la musica si può sporcare con un uso smodato, al quale sono purtroppo portato. Bisogna stare attenti a quel momento in cui si deve smettere, per mantenerne la purezza; la sua forza è enorme, quanto lo è la sua fragilità. È come un fragile titano, la cui forza può venir meno fino ad essere totalmente persa, e non conosco dolore superiore a quello di questa perdita. In questa camera asettica psichica, la forza rimane al culmine.
Tentavo di evitare quella specie di nausea esistenziale, e di rimanere sopra le vette dell'Himalaya, dove tutti i contorni sono netti e precisi. Sciare, andare in macchina, qualsiasi cosa per me divenne a poco a poco subordinata alla musica. Andare in macchina per me voleva dire (doveva essere un altro a guidare) vedere le luci nella notte della città, perennemente in movimento, indistinte, unendo questa visione ai suoni; sciare significava unificare l'ascolto al paesaggio in una specie di esperienza totale al servizio della mia comprensione della musica.
Memorie di una geisha per me, essenzialmente, è la storia di due bambine impaurite abbandonate - vendute - ad un destino durissimo, e dell'effetto decisivo che un atto di Gentilezza può avere sulla vita di una persona.
Non mi importa se le geishe fossero davvero così nel Giappone dell'epoca, o se l'ambientazione sia fedele alla realtà, nè che la cultura giapponese venga tradita dalla "rappresentazione", tantomeno mi infastidisce che siano delle cinesi a recitare la parte di geishe. Non mi sono neanche mai impegnato ad informarmi al proposito in modo particolare, eccezion fatta per qualche documentario sul quale capitai per caso. Mi importa invece che quel mondo sia difficile, le regole asfissianti e ritenute sacre, e in tale cornice vengano abbandonate le due piccine, e che il tutto... "funzioni": lo so che non vuol dire niente, ma una parola migliore non la trovo.

La geisha "malvagia" Hatsumomo interpretata magistralmente da Gong Li è lì a mostrare in quale modo possa essere ridotto l'animo di una ragazzina in un ambiente privo di Gentilezza. Attraverso la sua presenza, i suoi maltrattamenti a Chiyo, vediamo che un'altra ragazzina è crollata prigioniera delle richieste sociali imposte alle "opere d'arte in movimento", e se è crollata lei che sembra tanto spavalda, cosa riuscirà a fare la piccola Chiyo?
Non so perchè, ma mi è sempre riuscito più facile identificarmi nel dolore di una donna che in quello di un uomo, quando la donna è onesta. Tutto il comportamento "malvagio" di Hatsumomo è semplicemente la sua umanità calpestata - credo che il film sia piuttosto onesto in tal senso - e le sue "cattiverie" suscitavano compassione in me e non certo rabbia o rimprovero. Amavo quella donna, la sentivo affine, su un forum ne presi perfino il nome e a casa ho questa foto estrapolata dal film appesa alla parete.


Al tempio c'è una poesia intitolata "La mancanza", incisa nella pietra. Ci sono tre parole, ma il poeta le ha cancellate. Non si può leggere la mancanza, solo avvertirla.


La mancanza è il cielo comune sotto cui vive Hatsumomo non meno di Chiyo.

Suzuka Ogho nel ruolo di Chiyo non riesce a dissimulare la tristezza della mancanza.

The Chairman's Waltz


Poi arriva l'incontro sul ponte col Direttore Generale. La bambina è ora talmente sola e sofferente - non vedrà mai più la sorella, nel frattempo i genitori sono morti - che non riesce a dire una parola nè ad alzare lo sguardo.

 



Il Direttore Generale, già padre, ne intuisce subito il bisogno affettivo.

 - Come ti chiami? Non avere paura di guardarmi.

Segue una osservazione capitale, impossibile da non condividere:

- Nella vita nessuno di noi trova la Gentilezza che dovrebbe.

Non solo il Buddhismo la pone al centro del proprio insegnamento, ma anche Albert Schweitzer ebbe a dichiarare che alla Gentilezza non viene attribuito il peso che le spetterebbe, e che pochi si rendono davvero conto del suo reale valore. Perfino nella vita di alcuni pazienti schizofrenici, li ha salvati dal baratro della follia totale l'amore di una sola persona.

Anche il seguente breve, commovente dialogo, che segue l'offerta del ghiaccio dolce a Chiyo, pone l'accento sull'importanza della Gentilezza.

Direttore Generale: - Dove hai preso questi occhi sorprendenti?
Chiyo: - Mia madre mi ha dato questi occhi.
- Generoso da parte sua, no?
- Come lo è stato lei con me.

A questo punto, dopo questa sua ultima risposta commovente (quando Chiyo pronuncia questa frase, ero io che mi sentivo incapace di muovermi) e il regalo dei soldi da parte del Direttore Generale, si volta verso le due geishe,

e risuona questa figurazione (0'09 --->0'15) prima che attacchi il violino solista.

- In quel momento mi trasformai da ragazzina con davanti a sè il vuoto, in una persona con uno scopo.

Il Walzer del Direttore Generale (The Chairman's Waltz), un "valse triste ma pregno di affetto" (Williams) è un vero capolavoro. Riguarda ovviamente, per me, la reazione emotiva di Chiyo, con quelle note che sembrano risuonare senza essere state sollecitate (mi sembrano arpa e celesta o xilofono), la nota lunga tenuta dal violino (0'51--->0'57), la melodia frammentata alla maniera dei sospiri, quei brevi, commoventi momenti di incertezza armonica (dal mi minore al do minore!), e quella risoluzione (1'22--->1'29) così disarmantemente semplice verso la nota fondamentale, quale effetto potente questa semplicità che conclude quell'incertezza, che segue quella breve visione di mondi sconosciuti!

Accompagnata da questa musica, c'è la corsa di Chiyo ora sorridente che si fa largo fra la gente, che è tra le cose più preziose che accompagnano la mia vita - ne ho una foto appesa alla parete su in campagna - sotto la volta arancione della strada che la porta al tempio, dove "restituisce in preghiere" i soldi che il Direttore Generale le aveva dato, tenendo solo il suo fazzoletto. Poi, il suono della campana a suggello del suo voto.


Becoming a Geisha


Il tema di Sayuri, introdotto da figurazioni ripetute

e dal tema del Chairman's Waltz, stavolta è privato della terza nota,

sembra più leggero e scorrevole, quasi impalpabile, e nei bassi si continua ad udire il tema del Chairman's Waltz, l'anima della volontà di trasformazione di Sayuri. Del resto, il tema del Waltz è, a mio parere, una derivazione di quello di Sayuri, i due si compenetrano.

C'è una scena che, grazie all'unione perfetta tra suono (0'51) e immagine coreografata, per poco non mi metteva definitivamente fuori combattimento. È la danza delle due donne - maestra e allieva - meravigliosamente coreografata, aperta dal battito dei due ventagli nelle mani di Michelle Yeoh

e accompagnata dai trilli degli archi sulla nota lunga del tema di Sayuri

(quasi non si riescono più a distinguere le fisionomie dei due temi, notare come nei bassi continui a risuonare nella forma del Chairman's Waltz).
Sempre secondo il compositore, "nella sezione centrali i tamburi quasi alludono ad un sacrificio come se da qualche parte qualcuno stesse offrendo un bambino a un dio maya."
Alla fine del viaggio di trasformazione, quando si è diventate capaci di fermare un uomo con un solo sguardo, Mameha promuove l'allieva: - Sì, sei pronta!
 
La scena della pesante umiliazione di Hatsumomo di fronte alle altre donne, ogni volta mi costringeva a contrarre i muscoli della pancia per evitare di singhiozzare, mentre perfino Michelle Yeoh sembra provare sulla sua pelle il dolore di una nemica che è pur sempre un'altra donna come lei. Una scena ai limiti dello straziante, quando si pensa che se Hatsumomo è ridotta così è per colpa di quelle stesse persone che ora ne rimproverano i limiti. Ecco, questa è la cosa commovente: è vero, verissimo, che la debba pagare non per delle colpe, ma per quello che ha subito. È atroce, ma è la realtà del mondo coi suoi doppi legami. Quanto ho amato questa donna e la sua debolezza, ed allo stesso tempo mi sono sentito simile a lei!


Attraverso questa sofferenza, però, ottenevo la gioia. Non la gioia della sofferenza, ma la gioia attraverso la rappresentazione della sofferenza, così come la si ottiene dalla tragica sinfonia in sol minore (K550) di Mozart che ci esalta pur nella disperazione e ci porta a vette che da sole giustificano la gioia.

Hatsumomo: - Chi ha pagato per la seta che ha indosso, per il riso nella sua ciotola, per il tabacco in quella sua pipa? Chi?!
Madre dell'Okiya: - Non esagerare, tu non hai mai avuto nemmeno un "danna".
- Non lo dica, non lo dica!
- Hai scelto quel buono a nulla di Koichi...
- La smetta!
- ... che fai entrare dalla tua finestra a tutte le ore della notte...
- Zitta!
- ... non come una geisha, come una qualunque prostuituta.
- Basta!

Il punto culminante in cui Hatsumomo grida "basta!" è sottolineato dalla sofferenza muta di Michelle Yeoh per la "nemica" con cui divide il destino di tragedia.

La muta sopportazione di queste donne secondo me apre un punto di osservazione verso la realtà profonda della vita. Il fatto che siano indifese e sopportino senza voce. La stessa Michelle Yeoh è commovente quando, poco dopo, confessa a Sayuri di aver dato la vittoria sul possesso della sua verginità al dottor Granchio e non al barone, che aveva offerto di più. "Il mio barone" - sottolinea, forse nella scena recitata meglio dalla Yeoh da quando la conosco. Significa che per quell'uomo, per il barone, i sentimenti di Mameha sono insignificanti, non li vede nemmeno e questa è la realtà delle loro vite. Ma quale superiorità interiore ha una donna simile - se non crolla prima - attraverso quella muta sopportazione! Quanto piccoli appaiono gli uomini che la circondano al suo confronto!
Mi piace anche il senso di uguaglianza che nonostante tutto unisce le protagoniste del film. Sayuri, vedendo l'ormai perduta Hatsumomo allontanarsi dall'Okiya, ricorda:
   
- Potevo essere al suo posto. Eravamo così diverse... Aveva amato, una volta. Aveva sperato, una volta. Forse stavo guardando il mio futuro.

Dopo che Sayuri consegna i suoi sogni irrealizzabili alla natura, abbandonando il fazzoletto al vento, segue la voce fuori campo

- Il cuore muore di morte lenta, perdendo ogni speranza come foglie. Finchè un giorno non ce ne sono più, nessuna speranza. Non rimane nulla.
Lei si dipinge il viso, per nascondere il viso (...).

Ciò che mi importa è che a lei, alla bambina, il tutto sembri mostruoso, e che io possa capirlo e sentirlo sulla mia pelle. Non importa che lo sia in realtà. Le regole dell'Anamachi le si possono sempre infrangere, il velo di Maya può sempre essere squarciato, ma in quel momento lei si sente sperduta e crede che il mondo sia quello.
I sentimenti che ne nascono, quelli sono la cosa preziosa. L'incontro col Direttore Generale alla fine del film può sembrare sentimentalistico, e forse lo è, oppure sono vere tutte e due le cose, a seconda di cosa si focalizzi degli aspetti positivo/negativo come di una foto di una scena, come se si potessero rendere fantasmi gli annessi e connessi del "mondo parallelo" e viceversa. Di sicuro, non vidi neppure il lato egoistico latente della situazione, visto che il Direttore Generale forse si innamora di quella bambina e vuole che diventi una geisha per lui, intuendone la bellezza.
Bisogna ricordare anche che lui pure ha in comune con le donne del film di essere stato in silenzio, di essersi sacrificato per la persona che gli ha salvato la vita e che dimostra interesse per la geisha che lui stesso ha fatto educare.
È possibile innamorarsi di una ragazzina? Sì, per me lo è, capisco perfettamente i sentimenti del Direttore Generale. Ho amato delle ragazzine,  non potrei dire altrettanto delle donne, al punto che quando, improvvisamente, una si allontanò dal paese su d'estate, rimasi sorpreso di come il paese mi apparve improvvisamente vuoto e privo di significato. Non avrei più avuto un rapporto così autentico, con quegli altri là, nè con una ragazza della mia età che era in villeggiatura. Non c'è niente di più bello di stare in contatto animico con una ragazzina in difficoltà, per quel che mi riguarda. Forse, pensandoci dopo questi nove anni che sono trascorsi dalla visione del film, il mio rapporto con quella ragazzina preparò un poco il terreno per il mio incontro con Memorie.
Di nuovo, non mi importa che il Direttore Generale fosse un potenziale egoista o no (per me era stato veramente colpito dalla sofferenza di quella ragazzina, così come io lo fui di quella su al paese con cui sentivo una affinità e complicità inusuali, e cercai di aiutarla scoprendo me stesso, così come altri avevano aiutato me): mi importa che a Chiyo torni il sorriso, e qualcosa cambi definitivamente in lei; il suo nucleo nasce splendente come la sua corsa verso il tempio. Da quel momento, si riferirà sempre a questo nucleo, alla sua Anima. Vivere nell'Anima, invece che nelle subpersonalità, sarà la sua carta vincente per poter superare i travagli che l'aspettano. Di nuovo si accentua per contrasto la disperazione di Hatsumomo, dilaniata dalle circostanze, senza la protezione dell'Anima.
Alla fine, gli umani accidenti non sono così importanti, di fronte alla verità del sentire.

Quello che mi interessa è il microcosmo femminile in cui il furto di un kimono può segnare la differenza tra la vita e la morte, e che nascano sentimenti potenti come quelli evocati dalla musica. Mi è facile identificarmi nelle ragazzine, sebbene io sia di sesso maschile, so bene che un uomo può semplicemente sopraffarle, impedendo alla loro anima di dischiudersi. Parlare all'Anima di una ragazzina, l'ho già detto, è una delle esperienza più belle che esistono. Voglio dire, la ragazzina risplende quando è nella sua Anima, ed è più bello vederla così e parlarle in tale stato, che ottenerne i favori sessuali dei quali leggo in giro di questi tempi (non che la cosa mi sorprenda o mi scandalizzi). Ricercare la propria anima insieme, ecco.
Guardare Chiyo che corre attraverso la gente fino al tempio, accompagnata da quella musica, è come assistere alla nascita dell'Anima.

Confluence

Il finale del film sembra la conferma che essere nell'Anima è uno stato in cui i miracoli accadono. Il momento che veramente mi emozionava era non tanto il momento dell'abbraccio e della rivelazione della reciproca rincorsa - potrebbe benissimo trovarsi anche in una telenovela (positivo/negativo) - sebbene il tema cantato dal violoncello sia intenso e coinvolgente. Era quello che lo seguiva (da 2'35), quando tutto è ormai un immediato possesso pacato, a commuovermi così profondamente, e la voce fuori campo di Sayuri che chiude la pellicola con quelle parole commoventi:

 - Non si può dire al sole: "Più sole!" o alla pioggia "meno pioggia!". Per un uomo, la geisha può essere solo una moglie a metà. Siamo le mogli del crepuscolo. Eppure, apprendere la Gentilezza dopo tanta poca Gentilezza, capire che una bambina con più coraggio di quanto creda trovi le sue preghiere esaudite, non può chiamarsi felicità? Dopo tutto queste non sono le memorie di una imperatrice, nè di una regina. Sono memorie... di un altro tipo.

La musica, soprattutto e sempre la musica, dopo il forte (non ff, solo f) che conclude l'abbraccio tra i due, la voce del violoncello sulle note acute (alle volte sono in dubbio che sia il violino di Perlman) canta il tema di Sayuri poco variato e desolato, c'è quel pizzicato dolcissimo e profondo nei bassi (a 2'48, di quali miracoli è capace questa semplice nota bassa e profonda pizzicata...), poi comincia a scorrere il fiume delle arpe, ed infine il tema passa dalla voce del solista a quella degli ottoni (3'11), come se il tema di Sayuri si consegnasse alla Natura, mentre quei ruscelli continuano a scorrere testimoni dell'unione dell'anima della ragazza con la creazione intera. Questa parte finale, è un commento della natura, non un coro, ma la natura stessa che risplende illuminata dalla forza di Sayuri.
Solo Chiyo e quella sua corsa divina verso il tempio, naturalmente, possono avere l'ultima parola prima che lo schermi diventi nero.  
Vale la pena osservare che gli ottoni che declamano il tema, sono accompagnati dagli sciabordii delicati e tristi delle arpe, tutto scorre, mentre il tema si ripiega su se stesso in maniera così commovente: rassegnato, eppure quale gioia da questa rassegnazione! Davvero notevole la maestria di Williams, se si pensa che il climax (2'24--->2'34) è perfino di carattere organistico, pieno, ma senza mai sforare in un effettistico ff, solo perchè il vero climax in realtà deve ancora arrivare. E poi, l'ho già detto, segue l'Anima di Sayuri nella Natura tutto intorno accompagnata dallo scorrere dei ruscelli.

Tema di Sayuri e End Credits

Il pezzo che conclude il film, sui credits, unisce magistralmente i temi uditi durante la trasformazione in geisha/nascita interiore di Sayuri. Un ostinato che sembra uscito da un film western all'italiana,


il tema cantato dai violini, e quelle note basse profonde solitarie lunghe pizzicate degli archi sono un qualcosa di indescrivibile. Quindi, comincia il viaggio verso altri liti e viene introdotto un elemento molto ritmato (1'02),


adesso il viaggio spicca davvero il volo (1'35), mentre lo xilofono (celesta) si ode come sulla vetta. L'elemento ritmato prende il sopravvento (1'55), c'è solo lui,

sul quale riappare il tema di Sayuri agli ottoni, il viaggio diventa inarrestabile, a precipizio (2'24),

il tema sempre presente, poi, quando si pensa che la corsa non possa essere più arrestata, l'improvviso "subito piano" (2'48) e l'ostinato che riprende dopo le note ribattute, riportano al tema di Sayuri che risuona desolato, affidato al violino, intimo come mai si era udito nel corso del film, forse una delle vette emotive della colonna sonora (se si è usciti prima dal cinema, si è perso qualcosa di essenziale). Questo subito p dopo la corsa a precipizio, l'ostinato e il tema che risuona in quel modo... solo per aver potuto ascoltare questo momento, sarebbe valsa la pena di essere vissuti.
Sembrerebbe impossibile, ma la musica riserva ancora delle emozioni: a partire dalla rassegnazione della figurazione dell'oboe (3'45), riecco il tema di Sayuri (3'55), nuovamente, ma stavolta affidato agli archi come in lontananza, più lieve, mentre si ode il ribattuto e poi anche i trilli che avevano accompagnato la sua trasformazione in geisha sotto la tutela di Mameha (in effetti, ora il tema stesso sembra tutto ribattuto, animato da questa figurazione) unito all'imitazione del tema da parte di altri strumenti e alle note ribattute che avevano sottolineato la trasformazione e il trionfo animico di Chiyo, chiude il pezzo.

- Sì, sei pronta!

 


Uscire dalla sala e tornare a casa con quello stato d'animo, aver "appreso la Gentilezza dopo tanta poca Gentilezza", fu un'esperienza che cambiò il mio animo come forse nessun film era riuscito a fare. Mi sembrava di non avere più forze. Neppure l'adorato Vertigo, visto anche più volte sebbene solo cinque o sei volte in sala, riuscì ad avere un impatto simile su di me, forse neppure Hero. Non riesco a credere di pensarlo, eppure... preferisco questa musica a quella di Herrmann, che non posso concepire e amare staccata dal film se non a tratti (il Preludio e poco altro). Forse non c'è musica che preferisca in tutto l'universo. Anzi, per il solo risuonare del tema del Chairman's Waltz la darei via tutta , per quel commento desolato eppure trionfante che accompagna il Direttore Generale e la sua moglie del crepuscolo mentre passeggiano insieme sulla riva, riflessi nel ruscello.

La faccenda sta tutta lì.

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