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Del Dover Essere e relative crisi di rigetto
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Del Dover Essere e relative crisi di rigetto

Una volta il mondo mi finì addosso. Anziché scansarmi, come si direbbe in un campetto da calcio di periferia, "ci andai di testa". E’ anche per questo che sono un essere umano scintillante, meravigliosamente proteso verso un Nulla variopinto e marginale che è poi, tragicamente, Tutto. Amo Jodorowski per come trasuda correndo, rifiuto la dogmatica liturgia delle Concessioni che nell’interazione è Regola, il voler a tutti i costi mettersi-nei-panni-di, la superbia mal celata d'ogni tentativo di 'comprender l’altro', d'ogni sforzo di visuale, del più insignificante tra i gesti d'immedesimazione, delle simulazioni di 'tolleranza', di probità, d’altruismo 'dovuto'. Tollerare è asserzione implicita di superiorità, per questo sarò sempre, profondamente, intollerante. Veder le cose con-gli-occhi-dell’-altro è vile inganno.. tracotanza abbellita e negata.. è, di fatto, negarSI all’altrui sguardo, all’altrui mente, all’altrui cuore. E’ vampirismo, è accentrare su di sé perfino la altrui soggettività, è possessione demoniaca propagandata per ampiezza di vedute. No perdio! Che il Senno ci salvi da tali macchinazioni.. da tali simulacri di ottusa diplomazia, da tali altari eretti in nome della mancanza d’onestà! MI dico, dunque Sono. Mostro il di me profondo, pantagruelico, Ego. Dunque Mi Do. E Sol (ciò) Re Mi Fa. Non mi specchio vilmente nell’altro in attesa d’un riverbero ‘illuminante’. Non oso aver l’ardimento di pretender da costui LA chiave di lettura dei miei spasmi più inconsci, dei miei orrori più rimossi, dei miei forse più laidi. Sarebbe facile. Peggio, sarebbe OPPORTUNO. E invece SCELGO. E opto per sentirmi male duodenalmente alle serate di gran gala.. per dire la cosa sbagliata al momento (più che) giusto.. per costringer la massa vile e depensante ad isolarmi d(e)l tutto, ad accorgersi della di me, sostanziale, incorruttibilità relazionale. Scegliendo, per contro, d’apparir più vile tra i vili, più vacuo tra i vacui, più avaro tra gli avari. Giacchè solo scorgendo un chiarore pallidissimo ci si può accorgere di ben più profonde tonalità di scuro. "Accadde che il Buio incontrò una ragazza cieca. Gemellò il dolore, gli stessi pensieri. Vide una stella cadere dal cielo e desiderò con tutta l'anima che Lei potesse vedere. Lei aprì gli occhi. E lo lasciò quella stessa notte."

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