Io avrò 67 anni e a questa età quello che è fatto è fatto. Avrò il privilegio di assistere al più grande spettacolo mai concepito dalla natura. La fine del mondo. Lo farò senza macchina fotografica, videocamera, telefonino. Lo farò come ogni cosa si dovrebbe fare propria per un proprio desiderio di interiorizzare le esperienze, per arricchirsi dentro. Non da turista, per intenderci, il cui unico scopo del viaggio è tornare a casa con la testimonianza di averlo effettivamente compiuto, per dare agli altri quell’immagine di sé che il comune e accettato adagio dell’uomo che viaggia sia un uomo con esperienza e di mentalità aperta, quando proprio il turista possiede la più stretta, relativa, idiota focale sul mondo che lo circonda e che corrisponde al piccolo quadrante luminoso della fotocamera, strumento di interazione con ciò che gli sta intorno. Il turista la realtà se la deve godere in televisione, deve goderla entro gli standard e i pixel preconfezionati, tutto quello che c’è fuori margine non conta. Non contano odori sapori sensazioni lingue pelli aria fuoco sole amore morte. Io no, l’ingresso di Apophis nell’atmosfera me la godrò in diretta con tutto il fuoco sulla pelle, abbracciato a chi in quel momento amerò di più. Si, perché la bellezza della fine del mondo sarà proprio questa che ognuno vedendosi cancellare un futuro che non avrà più alcuna ripercussione dal passato, ovvero dalle nostre passate scelte, azioni o peccati sceglierà veramente cosa fare in quegli ultimi appassionati giorni pre armageddon, senza retorica, senza costrizioni dettate dalla morale o dai legacci della società, senza altri interessi se non quello di dare un senso vero e sentito alle proprie ultime ore. Allora vedrò uomini virili abbracciare altri uomini virili finalmente felici, capitani d’industria piangere per non aver davvero nessuno accanto ora che il potere non conta nulla, genitori stanchi cacciare a calci in culo i loro figli nullafacenti e strafottenti per poter vivere gli ultimi momenti in vera pace. Mariti e mogli correre dai loro amanti non più segreti liberi dalle catene del dovere, gente nuda che fa l’amore nei parchi, gessati in fiamme, gonnellini di denaro contante, preti suicidi, pazzi in libertà ora che tutti hanno visto che avevano ragione, intellettuali snob dalle idee scadute come yogurt balbettare finalmente amenità, bancari smarriti come pecore senza cane. Gente che scappa chissà dove per salvare chissà che cosa, vendette impunite, omicidi gratuiti di persone perbene mutate in bestie, bestemmie in coro di porporati sconfessati.Turisti della vita che non hanno mai dato un senso a nulla se non ad apparire, spogliati di tutto ciò che per loro aveva senso e che ora non conta, non si riconosceranno più. Se fossero stati in vacanza su un altro pianeta, l’Armageddon l’avrebbero filmato, filtrando tutto dal loro occhio elettronico a 5 megapixel. Tutto l’orrore dell’imminenza dell’aldilà si riverserà sulle menti degli uomini per una volta tutti uguali davvero. Finalmente tutte le utopie del mondo perfetto si realizzeranno di colpo nel momento in cui verrà svelata l’ora della fine poiché è nell’incertezza del Quando che i ricatti si annodano al collo degli esseri umani. Cosa volete che sia l’ingresso fiammeggiante di un asteroide nell’atmosfera, cose da turisti. Io mi guarderò intorno abbracciato a chi in quel momento amerò di più e registrerò per un attimo la vera umanità di chi mi sta intorno, riuscirò veramente a godere dell’essenza dell’essere umano nella sua più pura manifestazione. Questo è il senso dell’Armageddon, il mistero celato dalla fede: l’uomo che si manifesta puro, in tutte le sue sfaccettature, divino. Tutte cose che un turista, dal fuoco ristretto della sua fotocamera non vedrà mai. Altro che asteroide.