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I quattro dell'oca selvaggia II

Regia di Peter Hunt vedi scheda film

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La recensione su I quattro dell'oca selvaggia II

di alan smithee
5 stelle

BARBARA CARRERA - NONSOLOBONDGIRL

A metà anni '80, uno spregiudicato magnate di una tv privata incarica due mercenari ed una spia di sequestrare uno dei più celebri sopravvissuti gerarchi nazisti, ovvero il vecchio Rudolf Hess, detenuto nel carcere di Spandau, per intervistarlo e cercare di mettere in luce i segreti di cui si favoleggiava l'ufficiale fosse al corrente riguardo al regime nazista.

I primi tentativi da parte del soldato John Haddad (il coriaceo Scott Glenn) non vanno a buon fine e l'uomo, catturato dai servizi segreti tedeschi, viene anche torturato perché sveli il suo mandante.

In un secondo momento interviene l'abile killer Alex Faulkner (un Edward Fox sin troppo istrionico), fratello di Allen (il personaggio interpretato da Richard Burton ne I quattro dell'Oca Selvaggia), e nonostante anche la giornalista Kathy Lucas (Barbara Carrera, un po' sottotono in questo ruolo non troppo ben sviluppato) venga messa fuori uso, dopo essere stata rapita ed imprigionata, i tre finalmente riescono nella missione, rischiosissima ed avventata, dalla quale tuttavia poco riusciranno ad ottenere per la reticenza ad oltranza del carismatico e famigerato gerarca (qui molto ben reso da Sir Laurence Olivier, impegnato in una delle sue ultime interpretazioni).

Da Peter Hunt, regista action tecnicamente assai dotato e appartenente alla scuderia Broccoli, prima come montatore, poi come regista di uno degli episodi più riusciti, ovvero il memorabile 007 Al servizio segreto di Sua Maestà, nonché regista prediletto da Roger Moore, Wild Geese II ha in realtà ben poco a spartire col primo episodio dell'Oca Selvaggia (i protagonisti non raggiungono nemmeno il numero necessario per formare il titolo, se proprio vogliamo essere puntigliosi), se non quella parentela del killer interpetato da Fox con il capo del team del film appena citato, interpretato da Burton.

L'interesse della vicenda, statica e meccanica, nonché scandita da momenti action un po' poco amalgamati con il contesto spy un po' troppo ingarbugliato, si restringe alla presenza carismatica del grande Olivier, perfetto nei panni del gerarca nazista, dopo esserlo stato nel ben più azzeccato ed attanagliante Il maratoneta di Schlesinger, di quasi un decennio precedente.

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