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Quando un padre

Regia di Mark Williams (II) vedi scheda film

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La recensione su Quando un padre

di maghella
5 stelle

Dane Jensen (Gerard Butler) è un “cacciatore di teste”, ovvero un procacciatore di incarichi lavorativi di un certo livello presso un'agenzia di collocamento a Chicago. Il lavoro di Jensen è una vera e propria caccia al posto, non tanto per soddisfare le esigenze del cliente in cerca di lavoro, ma piuttosto per arrivare al top della lista del mese che assicura a Jensen e al suo staff il premio aziendale. I metodi di Jensen sono molto azzardati, quasi al limite del lecito quando si tratta di soffiare la pratica di ingaggio alla sua concorrente di ufficio Lynn Vogel, soprattutto quando in ballo c'è una promozione che vedrebbe uno dei due prendere il posto del loro capo che si appresta ad andare in pensione. Ed (Willem Dafoe) è il capo spietato e senza troppi scrupoli nel mettere uno contro l'altro i suoi dipendenti, per trarre il massimo profitto da una competizione serrata.

Jensen si butta a capofitto nel lavoro, sacrificando il tempo libero con la famiglia. Jensen è sposato con 3 figli e pur amando molto la moglie e i bambini non riesce più a metterli al primo posto nelle sue priorità, perdendosi molti momenti importanti. La grave malattia di Ryan, il figlio maggiore di 10 anni, mette Jensen di fronte a nuove scelte e a comprendere le cose che hanno effettivamente valore.

Una trama banalotta e davvero molto poco originale, dal sapore antico dei vecchi melò di un tempo, dove i buoni sentimenti trionfano sempre di fronte alle catastrofi che la vita immancabilmente presenta. Ingennuità narrative e di sceneggiatura imperdonabili, il film non presenta nessuna nota originale nel racconto, perdendosi in situazioni scontate e in bilico tra il ridicolo e il patetico.

Quello che salva il film è una buona produzione che permette alla storia di non diventare uno dei tanti filmetti per la tv. Un cast molto buono, a partire da Willem Dafoe nella parte del capo cattivo e senza scrupoli, una interpretazione che è poco più che un cameo a dire il vero, ma che è sufficiente a dare lustro alla storia.

Gerard Butler, che è spesso in ruoli di azioni piuttosto che in quelli così drammatici, a stento rimane nelle righe del suo personaggio, rischiando in più parti di risultare forzato e fuori posto.

Molto brava invece Gretchen Mol nella parte della moglie, personaggio decisamente più nelle sue corde.

Film che dura un po' troppo, con lungaggini evitabili (soprattutto nella seconda parte), risulta comunque nell'insieme godibile grazie anche ai dialoghi che alleggeriscono spesso le situazioni altrimenti troppo drammatiche per i 108 minuti di durata.

Film che sottolinea una situazione sociale americana molto drammatica, in cui spesso e volentieri la vita ha dei costi superiori alle possibilità delle famiglie che mantengono tenori di vita elevati. Un imprevisto, una malattia, un problema personale può far perdere il lavoro (anche molto qualificato) a qualsiasi età, entrando a far parte così di una giostra fatta di colloqui preparati, appuntamenti, false speranze.

La frase che aleggia pesante come un mattone nella seconda parte del film è: “il cancro non è negoziabile”, grande verità.

Note personali:

Visto il film il 6 aprile, in occasione dell'anteprima italiana al LuccaFilmFestivalEuropacinema. A presentare il film c'era Willem Dafoe ospite dell'intera manifestazione.

Sempre molto emozionante trovarsi di fronte a grandi attori come Dafoe, che spero di ammirare in film ben più apprezzabili di questo che ho appena recensito.

 

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