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La donna del bandito

Regia di Nicholas Ray vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La donna del bandito

di FABIO1971
8 stelle

Sono molti i film che preferisco, tra quelli che ho girato, e cambiano a seconda del momento. Mi piace il primo, La donna del bandito, per un semplice orgoglio paterno. Cominciai a girarlo mentre stavo finendo un musical a Broadway. Scelsi un direttore della fotografia, George Diskant, che prima aveva fatto solo l'operatore. Gli dissi: 'In questo film ogni errore sarà mio. Tutto quello che si farà, sarà mio. Voglio scoprire se il cinema fa per me, altrimenti tornerò a Broadway'. 'Va bene', disse George. Gli dissi: 'Voglio la macchina da presa a livello del pavimento'. E lui: 'Bisogna tagliare le assi. Dammi quaranta minuti'. Dopo venti minuti venne a dirmi che era tutto pronto. È così che abbiamo lavorato insieme in tre film”.

[Nicholas Ray - Sono stato interrotto - a cura di Susan Ray - Bompiani 1993-2011]

 

A te piace tuo padre?”.

E il tuo ti piace?”.

Non molto”.

È vero che tua madre è scappata con un altro?”.

Sì”.

A mia madre piaceva uno che aveva un biliardo, mio padre mi ci portava spesso. Poi una sera loro due litigarono: per la partita, credevo io. Non ne avevo mai vista una andare liscia. Mio padre alzò la stecca, l'altro aveva una pistola. Mio padre si voltò come per dirmi qualcosa: io lo vidi in faccia, era pallido, forse voleva piangere. Il sangue gli entrò negli occhi. Mia madre si mise con il suo assassino”.

[Cathy O'Donnell e Farley Granger]

 

 

Questo ragazzo e questa ragazza non sono mai stati presentati al nostro mondo per raccontare la loro storia”.

T-Dub (Jay C. Flippen), Chickamaw (Howard Da Silva) e il giovane Bowie (Farley Granger), appena evasi di prigione, rapinano una banca e si rifugiano nella stazione di servizio di Mobley (Will Wright), fratello di Chickamaw, e di sua figlia Keechie (Cathy O'Donnell). Dopo sette anni di galera e i rischi corsi dopo un'altra rapina, quando resta ferito in un incidente e Chickamaw spara a un poliziotto, Bowie si convince finalmente a cambiare vita e progetta di fuggire insieme a Keechie, convinto di essere stato condannato ingiustamente e intenzionato a provare la propria innocenza assumendo un avvocato che lo aiuti a discolparsi. I due giovani si amano e, pur consapevoli dei pericoli a cui andranno incontro, decidono di partire senza esitazioni: “Se uno ha dei problemi con la legge, la polizia prima spara e poi lo interroga. E non è detto che non spari alla donna che è con lui: capisci che razza di vita stai scegliendo?”.

Durante una tappa del loro viaggio si sposano, comprano un'automobile e poi ripartono in cerca di una sistemazione appartata e tranquilla, in cui nascondersi in attesa che si calmino le acque e trascorrere la luna di miele. La situazione, invece, precipita: Mobley, infatti, ha denunciato Bowie alla polizia accusandolo della scomparsa di sua figlia. I due fuggitivi, inoltre, vengono raggiunti da T-Dub e Chickamaw, che costringono Bowie, che ha scoperto, incredulo, di essere considerato da stampa e autorità addirittura il capo della banda, a partecipare a un nuovo colpo. La rapina, però, va male e solo Bowie riesce a salvarsi: torna da Keechie, che gli rivela di essere incinta, e riprendono la fuga, decisi a sconfinare in Messico. La delazione di Mattie (Helen Craig), sorellastra di Chickamaw, mette la polizia sulle loro tracce, fino alla tragica resa dei conti finale.

Splendido noir ambientato durante la Grande Depressione ed esordio cinematografico di Nicholas Ray, tra melodramma, road movie, heist movie, seppur decisamente atipico (le rapine avvengono sempre fuori campo) e uno sguardo impietosamente sospeso tra romanticismo e disillusione.

Entrato nel 1946 alla RKO grazie all'intercessione dell'amico John Houseman, che lo fece assumere come suo assistente, Ray inizia a dedicarsi all'adattamento cinematografico del romanzo Thieves Like Us (1937, tradotto in Italia da Longanesi nel 1989 con il titolo Ladri come noi) di Edward Anderson (portato nuovamente sullo schermo nel 1974 da Robert Altman con Gang): dopo varie stesure dello script, firmato da Charles Schnee (Il fiume rosso, La seduttrice e Il bruto e la bella, tra le sue sceneggiature), il nuovo responsabile delle produzioni della RKO, Dore Schary, decide di affidargli anche la regia. Rititolato They Live by Night, il film, girato in California in due mesi durante l'estate del 1947, viene però bloccato dal nuovo azionista di maggioranza della compagnia, Howard Hughes, che ne posticiperà l'uscita nelle sale americane all'ottobre del 1949 (con un'anteprima londinese in primavera), costringendo Schary alle dimissioni. Nel frattempo Ray avrebbe diretto altri due film: Hai sempre mentito, sul cui set conobbe Gloria Grahame, che sposò nel giugno del 1948, e il più celebre (e riuscito) I bassifondi di San Francisco.

Incorniciato dal magnifico bianco e nero di George E. Diskant (La gang, Neve rossa, Le jene di Chicago, e La grande nebbia, tra i suoi titoli più celebri), La donna del bandito esibisce sin dalle prime immagini lo straordinario talento dell'autore e la sua sorprendente padronanza tecnica del mezzo, da una macchina da presa scatenata e superba nei suoi movimenti agli arditi tagli delle inquadrature, dalla magistrale costruzione della tensione spettacolare all'attenzione maniacale per i dettagli, dalla recitazione (Ray spedì, ad esempio, Cathy O'Donnell per due settimane a lavorare come inserviente in una stazione di servizio) all'ambientazione e alla gestione degli spazi scenografici.

Sin dall'esordio, poi, Ray si dimostra sinceramente interessato alle esigenze e alle problematiche dell'universo giovanile, tratteggiandone con vigore il disagio nei confronti degli adulti e il desiderio di emancipazione da un'esistenza già pesantemente condizionata dalle colpe dei padri (e dalle proprie debolezze). I due giovani protagonisti esigono, perciò, una fuga e l'amore che li unisce è la spinta del detour: la scelta è immediata, il punto di svolta cruciale. Sogni, redenzione, riscatto, prima lontani da un mondo a cui non vogliono più appartenere, poi alla ricerca di un nuovo mondo, disposto ad ascoltarli: “La macchina da presa di Ray sta così dalla parte dei due ragazzi, si identifica con la loro purezza e il senso profondo di estraneità al mondo, ne celebra i corpi adolescenziali come mai era stato fatto fino ad allora: ad esempio la schiena nuda e sottile di Bowie, oppure il viso di Keechie e il suo fisico femminile ancora acerbo” (Renato Venturelli - L'età del noir. Ombre, incubi e delitti nel cinema americano, 1940-60 - Einaudi, 2007). La fuga di Bowie e Keechie dalle miserie e dalla violenza del proprio passato, trasfigurata nelle forme esaltanti e nello spirito libertario del road movie, si colora, perciò, di sfumature ancora più sofferte e vibranti, sovraccaricando di pathos e tensione ogni gesto o battuta di dialogo che li coinvolge mentre corrono, disperati, verso l'implacabile destino che li attende: “Diversamente da La sanguinaria, Farley Granger e Cathy O'Donnell non sono due psicopatici; piuttosto, psicopatica è la società, visto che li ha trasformati in criminali via via sempre peggiori” (Paul Schrader, dalle sue celebri Notes on Film Noir, pubblicate su Filmex nel 1971).

Molti i momenti memorabili: dalla potenza dell'incipit, con le riprese aeree (realizzate da un elicottero) della fuga in auto dei banditi, alla sequenza della rapina in banca a Zelton, con la macchina da presa posizionata all'interno dell'automobile dove Bowie attende i suoi complici (come in La sanguinaria, di Joseph H. Lewis, film che riprenderà da La donna del bandito anche la scelta della giovane coppia criminale di protagonisti).

Nel cast, infine, si segnalano una splendida Cathy O'Donnell (molto più convincente del suo partner Farley Granger) e le ottime performance di Jay C. Flippen e Ian Wolfe, mentre in colonna sonora, curata da Leigh Harline, Marie Bryant canta la celebre Your Red Wagon.

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