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Fai bei sogni

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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Karl78

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La recensione su Fai bei sogni

di Karl78
6 stelle

A circa 20 minuti dalla fine del film mi sono accorto che mi stavo chiedendo se la storia valesse realmente la pena di essere raccontata. Almeno in questo modo. Mi riferisco al film naturalmente e non al libro, che non ho letto, e pur con tutto il rispetto per la tragedia, per il dolore di Gramellini, e non solo per il suo, suppongo. Forse sì. D'altro canto si tratta di una reazione alla perdita della madre in tenera età. Purtroppo, conosco altre persone che hanno perso la mamma prima del tempo, e non hanno sviluppato un tale attaccamento o "ossessione", se così si può chiamare. In questo caso però abbiamo a che fare con una perdita anch'essa particolare, un suicidio - non credo sia uno spoiler, penso che qualsiasi spettatore che abbia superato l'età del piccolo Massimo possa facilmente leggere in faccia alla mamma la parola depressione, apparentemente anche con qualche tendenza bipolare - non una malattia o un incidente (certo, la depressione è una malattia, e troppo se ne abusa oggi da parte di chi in realtà non ne è affetto. Cionondimeno non conduce necessariamente alla morte né ci esime dalle nostre personali responsabilità nel caso in cui dovessimo scegliere di toglierci la vita). Probabilmente se non sicuramente, il modo peggiore di andarsene nei confronti di chi resta e in particolare nei confronti dei figli. Il bimbo però ne è all'oscuro, il padre e i familiari evitano di dirgli la verità, e in fin dei conti è forse egli stesso a voler rimanere in tale stato di ignoranza. Con quale risultato? Insomma, non troppo buono mi pare. Circa 35 anni di conflitto interiore, e non, per non aver voluto/essere riusciti a guardare in faccia la realtà forse è un prezzo troppo alto da pagare. Perché allora mi sono chiesto se valesse la pena raccontarla? Perché di tutto ciò a dire il vero non mi è rimasto nulla. Il film sostanzialmente mi è scivolato addosso. Non mi è rimasto il dolore, non l'angoscia, e nemmeno troppo il senso della difficoltà a crescere in tale condizione. Magari è caratteristico di certi torinesi, come sono io pure, che talvolta sembrano essere incapaci di esternare certe emozioni, oppure è tipico solo di certi caratteri e personalità, chissà.

 

P.S. Piccola nota relativa all'immancabile geografia da cartolina e alla bella città in cui sono nato e cresciuto, in cui ho studiato fino alla laurea, nella quale ancora vivo e dalla quale sto scrivendo, ma anche dalla quale ho cercato di allontanarmi dopo, nell'infinito e indefinito post-laurea, e che felicemente abbandono per almeno un terzo dell'anno, spesso insieme allo stato italiano di cui fa parte. I torinesi doc e quelli adottivi non me ne vogliano ma... pessimo ambiente, e non mi riferisco all'ecologia. Ad ogni modo, la nota riguarda il fatto che dal quinto piano di Corso Agnelli, all'altezza dell'ex stadio comunale poi Olimpico - zona peraltro niente affatto "borghese" e quasi all'incrocio di tre quartieri piuttosto "popolari", per quanto "residenziali", come S. Rita, Mirafiori Nord E Lingotto - non si vede in alcun modo la Mole. E anche se si vedesse sarebbe a circa 6 km di distanza...

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