Regia di Derek Cianfrance vedi scheda film
Pecca solo di una eccessiva lentezza iniziale (diciamolo chiaramente: all'inizio si presenta proprio come un vero polpettone), ma poi alla fine lascia più che soddisfatti.
Sono diversi gli spunti di riflessione che offre. A parte il fatto che a un certo punto si prospetta come un vero giallo dai diversi possibili sviluppi (Lui condannato a morte? O solo imprigionato? O forse lei? O nessuno dei due?), l'attenzione è posta sulla maternità, il peccato ed il senso di colpa.
Il senso di colpa obbliga un uomo a dire una scomoda verità che potrebbe benissimo tacere, anche a rischio della propria vita. Lo stesso uomo, reduce dagli orrori della guerra, che ha scelto per amore della moglie prima di trasgredire le leggi e poi di mentire, a rischio della vita.
L'attenzione sulla maternità pone il dilemma su quanta parte dell'essere genitori è "biologica" e quanto invece risieda nell'anima. Un problema usuale nel caso delle adozioni e dei bimbi contesi da due madri (biologica e adottiva). Ma inevitabilmente, almeno in questo caso ma credo in tutti, l'aver messo al mondo una creatura comporta una naturale e inestinguibile affezione della madre il figlio da essa generato.
Degna di nota anche l'osservazione sul perdono, ben più facile da porre in essere rispetto alla vendetta, e che rende la vita più felice e agevole.
Da notare infine l'evoluzione del pensiero umano riguardo a casi del genere e alla genitorialità: penso che oggigiorno forse si preferirebbe affidare una bambina ad una coppia felicemente sposata (benchè sussista qualche dubbio sul loro passato) piuttosto che alla vera madre biologica che però è vedova.
Il film finisce (stavolta rapidamente) in modo molto commovente, e fa molto riflettere sul senso della vita.
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