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In un posto bellissimo

Regia di Giorgia Cecere vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su In un posto bellissimo

di Baliverna
8 stelle

La vita familiare di una donna perde il senso e si liquefa sotto i suoi occhi.

MOLTE ANTICIPAZIONI! ********* Ho trovato interessante questo film sussurrato, dove si dice poco ma si allude, sottintende e si fa capire molto. La protagonista è una moglie e madre che conduce un'esistenza grigia, barcamenandosi alla ricerca di un senso e una direzione, tra legami familiari piuttosto sfilacciati. Il marito è un tipo lontano, ambiguo, evanescente e sfuggente, di cui infatti scoprirà una relazione adulterina. Questo è forse lo scossone che manda in frantumi il suo precario equilibrio, e la induce a fuggire la propria casa e a cercare qualcosa fuori. Va in questo senso una strana amicizia/attrazione verso un immigrato che certo non ispira una grande simpatia e non si comporta bene con lei: ruba, non chiede ma prende, fa l'offeso quando non è il caso. Ciò non di meno se ne sente attratta, e persino in colpa verso di lui, forse anche in forza dell'inclinazione tutta femminile verso l'aiutare e il comprendere comunque, specie chi se ne approfitta.
Un elemento che caratterizza lei e gli altri personaggi è il non comunicare con gli altri, il non dire mai, cioè, quello che dovrebbero dire, le cose importanti, le cose liberatorie. Tutti si tengono dentro i propri sentimenti, o li lasciano solo intravvedere, perché nessuno si fida veramente dell'altro, e ciascuno si sente solo e lontano da tutti. I personaggi sono quindi come delle monadi che convivono nello stesso ambiente, ma ognuno fondamentalmente per conto proprio. Il marito non confessa la relazione se non quand'è troppo tardi, la protagonista lo scopre ma non gli dice niente, lui fa finta di non accorgersene ma vede che lei sa, l'istruttore di guida non confessa l'attrazione per la donna, alla fine marito e moglie si sono pentiti, ma nessuno lo dice all'altro. Insomma, è anche un film sull'incomunicabilità, nel senso del rifiuto di comunicare.
Io inoltre do una lettura del finale diversa da quella che hanno fatto altri: altro che orgoglio o altro modo per realizzarsi; alla fine rimangono tutti sconfitti e con l'amaro in bocca. Forse si potrebbe ammettere i propri errori e tornare indietro, ma nessuno sembra intenzionato a farlo. Ognuno dei personaggi si trova in una condizione peggiore di com'era all'inizio, compreso il figlio, soprattutto più soli di prima.
Ho trovato interessante la mini-vicenda del passato relativa alla donna che abita accanto alla casa d'infanzia, e quindi ex-vicina di casa della protagonista. Come per tutto il resto, si allude vagamente e con pudore ad un figlio o ad una figlia morti prematuramente, con il quale o la quale era molto legata. La madre di questa persona che non c'è più è un personaggio interessante, interpretato in modo convincente da Piera degli Espositi. Quanto agli altri attori, sono tutti più o meno bravi, ma il migliore è l'istruttore di guida, che fa vedere in modo convincente tutto quello che non dice.
E' un'opera fatta col cuore più che con la testa, che non solletica il pubblico, e merita rispetto soprattutto se paragonata a molti inutili esemplari di cinema italiano contemporaneo. Originale l'ambientazione ad Asti, città non certo molto battuta dalle cineprese.

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