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Nerven

Regia di Robert Reinert vedi scheda film

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La recensione su Nerven

di EightAndHalf
6 stelle

Nerven, o più precisamente Nerves, così come appare scritto più volte in uno splendido prologo di grande effetto, che urla a pieni polmoni l'intento di rappresentare la deformazione delle passioni e dei vizi umani (in qualche modo la loro estrema degenerazione, coincidente necessariamente con la follia), è un film del 1919 di Robert Reinert, un film ancorato fortemente al periodo in cui fu realizzato, avvinghiato a quell'epoca e all'"aria" che allora "tirava", quella dello sconvolgimento e della frustrazione in seguito alla disfatta della Prima Guerra Mondiale in Germania. La delusione incorsa a causa della sconfitta sul campo di battaglia porta a un malcontento umano e sociale che trasporta l'intera umanità tedesca sulle strade a protestare, e se non è tutta l'umanità fisicamente, è tutta a livello quantomeno emotivo/culturale, in quanto quella fiumana stravolgente spesso messa sullo sfondo delle vicende sembra proprio incarnare la Storia in generale che passa e travolge nel suo caos. Puntualizzare che non è fisicamente tutta la Germania a protestare è necessario perché - così come anche il film lascia evincere - le divisioni sociali sono tante, e le classi più abbienti si professano partecipi ma poi si rinchiudono nelle loro case a patire le più grande sofferenze d'amore - per poi, possibilmente, biasimare a convenienza chi non scende in mezzo alla folla.

 

 

Mentre altrove, a Berlino, Franz Biberkopf esce di prigione per entrarne in un'altra, mentre il nazismo comincia a sfruttare quel malessere diffuso - politicamente tradotto in insoddisfazione totale nei confronti degli altri rappresentanti politici -, Marja Roloff, giovane donna di buona famiglia, decide che non può sposarsi con Richard perché innamorata di Johannes, abile oratore affabile e carismatico, che cattura le masse con la sua voce e inevitabilmente cattura anche lei, Marja, che letteralmente pende dalle sue labbra. La decisione di Marja, cioè a dire non sposare Richard (fattore scatenante di una serie infinita di tragedie), scaturisce nel momento in cui lei decide di non accettare le avances dell'aiutante del giardiniere, chiamandolo "vile" perché non interviene nelle rivolte degli operai e del popolo. L'aiutante del giardiniere, in tutta risposta, si lancia in uno scalmanato e sconclusionato atto omicida facendosi in tutta risposta uccidere dalle masse, al che Marja, sconvolta, comprende a cosa può portare l'amore. Decisa a non sposare Richard, si appresta a inventare una scusa che possa reggere, e, senza un motivo realmente logico (per follia?) accusa Johannes di averla violentata. Johannes viene dunque arrestato, e il fratello di Marja, Roloff, sposato con Elisabeth, si convince tutt'a un tratto di aver visto la sorella vittima di quell'atto di violenza, senza comprendere il carattere paradossale di questa sua eventuale scoperta/testimonianza. La sorella cieca di Johannes, intervenuta al processo in difesa del fratello, cerca di difenderlo mostrando al giudice la Bibbia di Johannes, per dimostrare che si tratta di un grande credente. Ma essendo cieca non si accorge che proprio sulla pagina della Bibbia che apre durante il processo c'è una lettera di Johannes in cui questi rivela di provare passioni illecite nei confronti di una donna, di cui non viene rivelato però il nome. Aggiunta questa prova (involontariamente consegnata) al giuramento di Roloff, Johannes viene imprigionato. Mentre ci viene fatto capire che la donna di cui Johannes è innamorato è Elisabeth, cognata di Marja e moglie di Roloff, Marja rinviene da quel suo momento di follia che le aveva fatto dire il falso e convince Roloff di aver detto una gigantesca bugia. Non appena Roloff comprende di aver giurato il falso impazzisce.

 

 

 

Nerven, ovvero quando lo sdoppiamento dell'immagine diventa sinonimo di follia. Siamo neanche a metà del film di Reinert e già la storia ha assunto increspature davvero complesse, incredibilmente inverosimili, come ingenua pennellata della follia collettiva dell'Europa del terzo decennio del Novecento. Simile complicazione della trama potrebbe in qualche modo essere giustificata dal fatto che del film originario oggi sono arrivati giusto due terzi, risistemati con didascalie e colorazioni originali dal Museo del Cinema di Monaco. Inoltre, degli spezzoni andati perduti si sono voluti indicare gli eventi raccontati tramite altre didascalie ancora, che rendono fede alla trama originale, ma certo arrugginiscono un'opera già di per sé sfacciatamente magniloquente, tanto didascalica quanto potente nel mettere in scena quel baratro di pazzia che più volte scivola nel nichilismo e rende l'uomo burattino del caos della Storia. A simulare questa sottomissione dell'uomo alla Storia (che entra nell'intimità e ne stravolge i contenuti) ci sono le incredibili doti di burattinaio di Reinert, che utilizza i suoi personaggi come calderoni di sentimenti contrastanti, assurdi e impossibili, che li costringono a separazioni e riconciliazioni continue, a decisioni avventate, ad atti di violenza di gratuiti. Tramite le immagini (a discapito delle immagini) Reinert urla tutto il suo disappunto, spazzando via quello che poteva essere il fascino ambiguo dei suoi caratteri (diamo un'occhiata al McTeague di Greed che sarebbe stato realizzato pochi anni dopo; o agli incredibili volti del cinema espressionista, in qualche modo anticipato dall'opera di Reinert). Se Reinert in alcune immagini si sfoga in allegorie molto suggestive e in sperimentazioni visive assai affascinanti, il "messaggio", che vede i nervi degli uomini saltare e funzionare malamente, costringe a circoscrivere l'opera nel suo intento, nella sua tesi, togliendole il respiro.

In tal senso l'accompagnamento musicale finisce per significare molto, troppo!, nella messa in scena di Reinert. I sentimenti contrastanti vengono scelti a tavolino, disposti in maniera grossolana e poi sputati via incenerendo l'eventuale umanità dei suoi protagonisti, un'umanità che avrebbe dovuto in qualche modo trasparire nell'incessante dinamica degli eventi. Invece si finisce nell'assurdo, nel grottesco, nel comico involontario, in una mancanza di misura che rischia quasi il dilettantismo. Mantenendo il beneficio del dubbio, viste le condizioni in cui è arrivata a noi la pellicola oggi, si può comunque dire che il film è invecchiato male, e si pone di fronte ai nostri occhi come in un'artefatta postura.

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