Regia di Charles Chaplin vedi scheda film
Chaplin impegnato in un cortometraggio di natura tragicomica, riprendendo il poema del secolo XIX “The Face on the Barrom Floor”. Il risultato è piuttosto modesto ma resta l'interesse per un'opera decisamente diversa all'interno della sua filmografia. VOTO: 5
Sebbene Charlie Chaplin sia oggi ricordato (quasi) esclusivamente come attore e regista di opere comiche, si è nel corso della sua prolifica carriera mosso anche nel campo della tragedia. “La donna di Parigi” è in tal senso la sua opera più nota, senza dubbio, ma anche agli inizi, in pieno periodo slapstick, fece un tentativo con questo “Il pittore”. Siamo di fronte alla versione tragicomica di un poema del '800, “The Face on the Barrom Floor”, che è poi anche il titolo originale del cortometraggio, che di comico non aveva proprio niente. La storia vede un vagabondo triste e depresso che entra in un bar pieno zeppo perché vuole raccontare la storia di come la donna che amava lo lasciò per sposare il suo miglior amico. Il vagabondo (lo stesso Chaplin, ça va sans dire), litiga con altri avventori e li butta fuori dal locale mentre cerca di usare il gesso per disegnare il volto del suo perduto amore sul pavimento del bar. Mentre lo fa, beve al punto da svenire sopra la sua rappresentazione artistica. Da qui il titolo originale. Il livello dell'opera non è niente di che, al pari della maggior parte dei primissimi lavori di Charlot, e se val la pena guardarlo oggi è solo per ragioni filologiche e per il sopracitato elemento tragico che per una volta non è semplicemente presente in un lontano background ma piuttosto parte tangibile dell'opera stessa.
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