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Melbourne

Regia di Nima Javidi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Melbourne

di omero sala
8 stelle

Due giovani iraniani, Amir e Sara - belli, istruiti e benestanti – hanno preso l’importante decisione di trasferirsi per un triennio a Melbourne, dove intendono completare gli studi e dare una svolta decisiva alla loro carriera e alla vita.

Mancano poche ore all’imbarco. Il loro luminoso appartamento è stato svuotato. I bagagli sono pronti, accatastati in un angolo. Nelle concitate ore che precedono la partenza, i continui squilli del citofono si sommano a quelli del telefono. Amir e Sara sono eccitatissimi. C’è un viavai frenetico di persone: il padrone di casa che compie i controlli per la chiusura del contratto di affitto; parenti e amici che si avvicendano per salutare; un rigattiere che ritira gli ultimi mobili; vicini che portano regali di commiato.

Nella camera matrimoniale dorme una neonata, figlia di un vicino: la babysitter l’ha lasciata in custodia per uscire a fare una commissione urgente.

La ragazza ritarda.

Sara si accorge per caso che la bambina è immobile e non respira più.

La coppia è presa dal panico. Viene chiamata un’ambulanza. Arriva il padre della piccola. Amir, non trovando il coraggio di comunicargli la tragica notizia, gli dice che la bambina è fuori con la tata. Arrivano i medici del Pronto Soccorso. Amir dal citofono li rimanda indietro spiegando che l’emergenza si è risolta.

 

Respinte le intrusioni, improvvisamente, in un attimo di tregua, i due si rendono conto di trovarsi, di essersi cacciati in un’angosciosa, assurda e inestricabile situazione.

Qui comincia il film.

 

Amir e Sara non vogliono che il tragico incidente vanifichi i loro progetti e distrugga il futuro, ma non vedono soluzioni, non trovano vie di uscita: dietro la loro precaria solidarietà affiorano screzi e larvati rancori, diffidenze, sospetti. Svaniscono le tenerezze, le complicità, la rassicurante confidenza coniugale. Affiora la percezione della solitudine, della deriva, dello sgretolamento.

Nelle stanze chiare si affastellano angosce e paura, cinismo e sensi di colpa, rabbia e istinti di fuga. La tensione cresce e si fa palpabile. La disperazione dilaga. L'inquietudine contagia la platea annichilita.

 

I due protagonisti appaiono convincenti nel loro smarrimento, inestricabilmente intrappolati dall’imprevedibile incidente.

L’assurdo e frenetico andirivieni di gente inconsapevole e gli insopportabili squilli di telefono e citofono fanno saltare i nervi.

Il sole splende indifferente.

L’intraprendenza di Amir e la raggiante bellezza di Sara rendono più inconcepibile la trappola, più feroce la solitudine e più inammissibile l’orrore. L’ambientazione claustrofobica ricorda la camera (e l’assurda condizione) di Gregor Samsa, sospeso fra disperazione e rassegnazione sorda.

Il giovane regista, Nima Javidi, presenta un potentissimo dramma da camera e gli assegna un titolo che beffardamente rievoca un “altrove” sognato e irraggiungibile, nell’emisfero altro: ma Melbourne non ricucirà questa lacerazione.

 

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