Regia di Zachary Donohue vedi scheda film
Elizabeth è una giovane studentessa statunitense che ottiene una borsa di studio per portare a termine un progetto riguardante il fenomeno delle videochat, e il loro ruolo nella società di oggi. “The Den” è appunto il sito di videochat, che mette le persone in collegamento casualmente, che possono così parlare tra di loro pur trovandosi a capi opposti del pianeta. Senza conoscersi, senza sapere niente l'uno dell'altro, mantenendo l'anonimato più assoluto, persone estranee tra di loro si collegano e condividono link. Molte, anzi la maggior parte delle persone che Elizabeth contatta sono “strane”, con fini esclusivamente sessuali, altri le propinano scherzi assurdi e di cattivo gusto. Ma Elizabeth continua la sua ricerca, e anche la sua vita pare diventare esclusivamente virtuale anche con le persone che vive “realmente”: fidanzato, amici e sorella. Tutto il mondo di Elizabeth passa per il filtro della web cam, e lei si sta lentamente abituando a questo nuovo modo di vivere, rimanendo ferma nella sua camera e contemporraneamente girando il mondo. Un giorno però inciampa in una strana utente, priva di web cam, che si insinua nel suo account e le entra nel suo pc. Elizabeth viene “crackata”, i suoi file cancellati, e improvvisamente le persone a lei care iniziano a sparire, riceve video terribili fatti con vari spezzoni delle sue conversazioni. Entra in un gioco di morte, una sorta di snuff movie del web dove il virtuale diventa maleficamente reale, fatto di carne ed ossa.
Un film accattivante questo “The Den”, girato con la soggettiva del pc, la web cam è l'occhio onnipresente che spia e registra ogni movimento non solo di Elizabeth, ma anche delle persone a lei care. Cosa succede quando questo “occhio” non è più controllabile, quando “altri” entrano senza permesso e con cattive intenzioni nel privatissimo? Il mondo della videochat è affascinante, per la velocità e la facilità con cui le persone possono essere messe in contatto, ma queste stesse qualità possono diventare motivo di orrore e inquietudine quando entrano senza permesso rubandoti tutto e facendo del male. In alcuni momenti la forzatura di girare tutto in soggettiva-web cam, rende inverosimili alcune scene, ma contemporaneamente da al film una atmosfera claustrofobica e ansiogena. Uno stile che vuole essere mockumentary, ma che nel finale tende a perdersi a vantaggio di una ricerca di azione, che ovviamente la web cam del pc impediva nella prima parte del film (che è quella che ho preferito).
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