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Anomalisa

Regia di Duke Johnson, Charlie Kaufman vedi scheda film

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SalvatoreTorre

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La recensione su Anomalisa

di SalvatoreTorre
9 stelle

La solitudine è diventato un espediente per fare film d'autore, ma con menti come quella di Charlie kaufman bisogna fare attenzione e non trarre giodizi affrettati. Conoscendo il lavoro precente del brillante scennegiatore e regista mi sono liberato dei miei preconcetti e mi sono goduto la visione di questo Anomalisa. La prima mezz'ora ci fa scivolare in questo mondo di colori tenui, appannati, oscurati, in cui la solitudine diventa un miscuglio delle emozioni forti che porta ad una sensazione di stranizazzione da tutto ciò che abbiamo intorno. Ci fanno male quelle situazioni abitudinare come prendere un taxi e ci fanno ancora più male i momenti stravaganti, le visioni inaspettate che già sappiamo non cambieranno mai la nostra vita. Dopo questa prima parte, in cui già ci chiediamo perché tutti le voci di donne sono voci di un unico uomo,  arrivano i colpi che ci si aspetta da Kaufman. D'improvviso la solitudine diventa il corridoio delle sorprese in cui la languidezza, la torpidità sono in qualche modo frastornate da sconvolgenti nuove situazioni. Arriva così la prima voce femminile e il cuore comincia a battere, è una voce dolcissima che proviene da un viso altrettanto dolce, ma rovinato da una grave ferita. A questo punto la vita di entrambe può cambiare, ma la sindrome di Fregoli è sempre dietro l'angolo e anche la voce di Lisa rischia di diventare come tutte le altre, il processo di deformazine della voce durante la colazione è una scena di tale tensione e intensità che lascia sorpresi, soprattutto perché proviene da una materiale estremamente originale, ed è davvero stupendo come all'interno delle sue opere Kaufman riesca a trapiantare nella sua originalità una vasta gamma di emozioni che risulterebbero difficile da trattare anche in una normale storia d'amore. Il senso di paranoia da persecuzione, sempre legato alla sindrome di Fregoli, è aumentato dalla struttura dei personaggi, sono tutti manichini, tutti uguali, ed è così che la struttura fisica e i limiti visivi del film diventa una struttura prsicologica che si sposa con il delirio del protagonista e fa nascere un incubo. Kaufman gioca moltissimo con i manichini e ne trae significati profondissimi e ottimi colpi di scena, come la faccia di Michael che si stacca e ci fa vedere che alla fine il suo mondo è costituito da voci che parlano attraverso una macchina e le bocche senza quel dispositivo vocale non dicono nulla. 

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