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L'alcova

Regia di Joe D'Amato vedi scheda film

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La recensione su L'alcova

di mmciak
6 stelle

"L'alcova" diretto nel 1985 da Joe D'Amato,
pseudonimo di Aristide Massaccesi,
devo dire che non mi è dispiaciuto.

La storia si svolge nella campagna toscana,
e racconta che un ufficiale fascista ritorna dall'Africa portando
con sé una 'preda di guerra': una bella ragazza di colore.

L'accoglienza della moglie è fredda, ma peggio ancora
è quella della segretaria, segreta amante della moglie;
fra l'uomo e le tre donne prende vita una battaglia erotica e psicologica.

Il Film prodotto dalla Filmirage, ed è l'ennesimo lavoro
di Joe D'Amato, regista e artigiano del Cinema,
che ha girato i generi, fino all' "Hard Core",
e qui invece fa l'erotico d'Autore e mette insieme
Sex Symbol memorabili come Lilli Carati,
Annie Belle e Laura Gesmer, che ebbe un
lungo soladizio con il regista,
e questo trio fa scintille.

Cominciamo con il dire che il Film non è perfetto,
con un Budget risicato e una trama molto sottile
di Ugo Moretti, costruita su gelosie tra l'uno e l'altra,
addirittura tra le tre donne, e infatti le scene memorabili,
ma anche un altra mentre vedono un Film di un gerarca.

Il tutto non comincia benissimo perché cade
nel ripetitivo dove si forma il triangolo,
lui, lei e l'altra che sarebbe la segretaria,
quando il marito gerarca fascista torna dalla
guerra in Africa, e quello che destabilizza
è la sua schiava, vinta come premio,
raffigurata dal volto e corpo della
sensualissima Gesmer che interpreta
una selvaggia, che viene continuamente
insultata dalla segretaria.

Però il marito, scocciato di portarsela dietro,
la dona alla moglie Alessandra, che perde
la testa per lei, con sofferenza dalla segretaria,
finché il figlio si innamora di lei.

Insomma tutta una serie di intrighi,
e dopo prendendo la via comica,
come la scena della vedova del regista,
ma anche drammatica, finendo al
"Revenge Movie", che non ti aspetti.

Il regista si nota che si ispira al Cinema
di Brass, ambientandolo nel periodo
fascista, ma anche con certe inquadrature.

Bisogna dire che il Film è girato bene,
perché lavori di questo generi se ne vedono
inguardabili, invece questo per lo meno
è dignitoso, proprio prende vie che non
ti aspetti, anche se nel suo insieme ha
un linguaggio sboccato, ma quello
che non funziona nel complesso è
il marito interpretato Al Cliver,
che è troppo freddo, ma funziona
solo nella scena della vedova.

Poi a mio parere il regista valorizza come bellezze
la Carati e la Gesmer, invece più come Attrice la
Al Belle, che non sta molto bene come pettinatura
(o parrucca).

Nel Cast degli Attori figura anche
Nello Pazzafini, qui nella parte del
giardiniere libidinoso.

Quello che nel contorno è bello
sono le musiche di Manuel De Sica.

In conclusione un Film che durante la visione
ti chiedi che hai difficoltà a valutare,
ma che in fondo non è male e la fanno
le tre protagoniste con le loro scene,
raccontando scene di gelosie e intrighi,
prendendo vie che non ti aspetti,
per una pellicola del genere dignitosa
e meglio di altre.

Il mio voto: 5,5.

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