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Rio, I Love You

Regia di Carlos Saldanha, Paolo Sorrentino, Im Sang-soo, Nadine Labaki, Stephan Elliott, Fernando Meirelles, Guillermo Arriaga, José Padilha, Andrucha Waddington, Vicente Amorim vedi scheda film

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La recensione su Rio, I Love You

di gaiart
6 stelle
"IL VERO È NOIOSO, MENTRE IL VEROSIMILE È IL REGNO DI CHI INVENTA!"
 
PAOLO SORRENTINO
Data: 18.10.2015
 
 

 

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ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA, SORPRENDE COI FILM CHE AMA, CON LE PAROLE NON DETTE E CON IL SENSO INDEFESSO ALLE INTUIZIONI GENIALI.


Nessuno ti conosce meglio di un fratello
Alvin Straight / Richard Farnsworth
A STRAIGHT STORY

Anche se non ci sono legami di parentela, Sorrentino è uno che sembra di conoscerlo da sempre e, al gremitissimo incontro all’Auditorium del Festival di Roma, sono arrivate ulteriori conferme di amicizia condivisa nell’intelletto collettivo.

Sono un costruttore - dice James - e, come costruttore, so che la fortuna non esiste, ma sono anche un architetto e, in quanto tale, so che la fortuna si può costruire".

Così, il partenopeo cita Rio, I love you – La Fortuna, il suo nuovo corto, e le parole del suo anziano protagonista, un riccone in sedia a rotelle che si vendica su una moglie troppo stupida e troppo bella, di cui cerca volentieri di fare a meno. Gli 8 minuti girati a Rio, seguono l’incontro col regista che, in dialogo con Antonio Mondo, presenta le scene di film che lo hanno colpito di più.

Partendo da “Tempesta di ghiaccio” di Ang Lee, Sorrentino dice che l’ha amato perché coniuga il bello col vero che, per alcuni, è un sacrilegio. Dice che questo film gli ha insegnato molto sulla sceneggiatura, in particolare il finale.
“Amo i film sulla famiglia, pur non facendone”. E quelli con l’aderenza al vero, che non rinunciano all’estetica. Fino agli anni ‘90 era un’idea che resisteva. Oggi pare di no - aggiunge.

Alla domanda: “Ang Lee è di Taiwan, poi si è trasferito a Los Angeles facendo Hulk, I segreti di Brokeback Mountain, ha perso qualcosa secondo te?”
“Di lui mi piacciono due cose ovvero, l’amore verso la sceneggiatura e in secondo luogo, più intimistico, il valore della famiglia, trattato con molta delicatezza e verità. Non penso che un genio si perda se cambia latitudine. Questi registi sono grandi, proprio perché rimangono insensibili all’ambiente che potrebbe turbarli nello stile e nell’autenticità. E’ difficile non vedere un film di Ang Lee dove tutti recitano benissimo. Inoltre i suoi film sono molto complessi, come lo è La tigre e il dragone”.

Poi, La notte del 1961 di Antonioni, l’ho scelta nella sequenza notturna in cui Mastroianni passeggia in giardino, perché è una delle poche in cui il jazz normalmente noioso, funziona al cinema.
E poi perché sia Fellini, che Antonioni e Bertolucci, qualsiasi cosa mettano in scena è stupenda. E sono tre italiani. E’ tragico e disagevole stare al mondo per La dolce vita.

Il primo film che ho visto? Ricordo che è era straziante e c’era un bambino biondo col caschetto, Incompreso.
Poi mi piace Kurosawa e Scorsese che prende da Bertolucci.
Era mio padre (Road to perdition) di Sam Mendes con due grandi come Paul Newman e Tom Hanks. Mi piace perché in questa scena della pioggia coi killers, piove a dirotto e si impara tutto. Come si costruisce una scena, come si usa la musica, il suono, l’illuminazione, come si scrive, come si crea un’epica, come si recita. Ad esempio per un killer sapere chi lo ucciderà è fondamentale, diviene la sua ossessione, la vera ossessione di un criminale che qui è trasmesso benissimo.
Il vero è noioso mentre il verosimile è il regno di chi inventa. Tutto è invenzione, ma la scena risulta vera con il massimo dell’artefatto; non c’è pioggia, non ci sono gli spari, che arrivano solo alla fine.

Altro film, The Straight Story di David Lynch, 1999. Nella scena con un contadino su un rasaerba con sette figli, di notte, col fuoco acceso, con una ragazzina, sono tutti elementi d’inquietudine, ancor prima della musica. Qui invece è rassicurante. Appartiene a pochissimi di usare le stesse cose e far cambiare loro tono. Io ho una passione per i film con la famiglia.
Un uomo che va con un trattore in giro per amore. E come lo venderesti a un produttore? Sorrentino stupisce ancora dicendo che è un film sulla forza sottovalutata della cose insensate. Si lo venderei così a un produttore!
Dopo un sonoro applauso all’incontro si presenta l’ultimo film scelto: Mars Attack di Tim Burton, nell’ilare scena in cui i due entrano con facilità alla Casa Bianca. E’ divertente e sensuale. Vorrei chiedere a Tim Burton come si fa a far muovere così un’aliena, - si chiede Sorrentino, - se era sui pattini o che, e così la fa diventare una donna supersensuale.
Mi sconvolse quando lo vidi. E’ la scena più erotica mai vista al cinema perché c’è un aliena e la sua imperturbabilità, che hanno un effetto di erotismo dirompente. Martin Short coglie delle cose che non riguardano tutti, ma condensa il complesso dei bassi, di coloro che non sono stati aiutati dalla natura, ad esempio quando si lancia sul letto con convinzione e boria.
Di nuovo: sonora risata del pubblico.

Dopo la carismatica e indimenticabile proiezione della passeggiata notturna di Andreotti in solitudine - della serie - sguardi sul potere, ne Il DIVO Sorrentino, usa la musica di questa scena in modo tale da diventare verosimile, anche se non è vera e, per l’ennesima volta, svela la sua fantasia, la sua aderenza al reale diventando un Calderon della Barca cinematografico, dove la “VIDA ES SUENO”. E oltre!

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