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Outcast - L'ultimo templare

Regia di Nick Powell vedi scheda film

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La recensione su Outcast - L'ultimo templare

di Maciknight
6 stelle

Finalmente un classico film d’avventura a sfondo storico (un cappa e spada, drammatico) che benché sia una produzione USA e Cina non ha nulla dei tipici ed ormai inflazionati film del genere, digitalizzati oltremisura e con combattimenti frenetici da videogames. Questo è un classico, come si vedevano decenni fa, senza infamia nel lode, con una trama che scorre liscia ed abbastanza credibile, semplice e cruda al tempo stesso, senza ambiguità e fraintendimenti (i cattivi sono vestiti di nero, le c.d. guardie nere), che svela le nefandezze ed aberrazioni dell’animo umano di coloro che detengono o aspirano al potere, sorretti da una moltitudine di sottomessi per pusillanimità, e qualche raro individuo sperduto che manifesta qualche virtù e che riscatta la situazione. I costumi sono adeguati e le scenografie ed ambientazioni sufficientemente affascinanti. Occorre sorvolare su qualche licenza poetica di modernariato nel look di alcuni protagonisti, come Christensen che sfoggia una capigliatura punk che sembra appena uscito dal coiffeur. Non ci sono supereroi Usa e neppure guerrieri volanti cinesi stile ninja e le tracce dei fuggitivi vengono ancora cancellate a mano come nei fumetti di Tex Willer. L’autore si è solo concesso il lusso di concepire un guerriero crociato che ha anticipato Marco Polo di poco più di un secolo nell’esplorare la Cina, ma è stato più sfigato di lui, ed affoga i suoi sensi di colpa e di disagio dedicandosi all’oppio. Formidabile nell’uso della spada e dell’arco, che integra con rudimenti di lotta corpo a corpo e boxe, una sorta di ronin in versione occidentale. L’altro protagonista, emigrato anch’egli in Cina è interpretato da Cage, ex crociato anche lui e poi divenuto una specie di bandito sciamanico alcolizzato, versione occidentale di Itto Ogami quando impugna la spada. Poi abbiamo l’erede al trono della Cina per designazione paterna, costretto a fuggire perché il fratello maggiore lo vorrebbe eliminare, un ragazzo normale senza alcuna dote particolare, anche piuttosto imbranato, esattamente come qualsiasi principe europeo dell’epoca che sia sempre vissuto a corte, che senza l’aiuto del crociato non sopravviverebbe neppure un giorno. Idem per la sorella al seguito, che in teoria avrebbe dovuto proteggerlo, ma in realtà non è in grado di proteggere neppure se stessa e non si cambia nemmeno l’abito di corte per cercare di mimetizzarsi, anche          quando ne avrebbe l’opportunità durante la fuga. Aspetti questi (con altri) di una certa ingenuità, in netto contrasto col modo in cui tutti gli altri film del genere hanno rappresentato la Cina medievale, dove la vita umana non valeva nulla, la violenza era disumana e la sensibilità rasentava lo zero, mentre in questo film probabilmente non si eccede volutamente (nel medioevo la realtà era molto cruenta ovunque, anche nel nostro continente). I combattimenti sono abbastanza curati, inframmezzati da contesti relazionali umani non particolarmente sviluppati, forse perché il target cui mirava la produzione è quello giovanile, e quindi il vocabolario è abbastanza ridotto. Nel complesso è un film godibile, senza particolari pretese, ben confezionato.

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