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The Imitation Game

Regia di Morten Tyldum vedi scheda film

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La recensione su The Imitation Game

di YellowBastard
5 stelle

Pellicola piuttosto anonima che ripercorre lo schema tradizionale del film biografico, senza virtuosismi registici, con una sceneggiatura scontata e che eccede un pò in retorica ma con un protagonista straordinario magistralmente interpretato da un'ottimo Benedict Cumberbatch. Può bastare?

 

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Discreto prodotto e film piuttosto particolare questo di Tyldum.

Il racconto si divide infatti tra l'ammirazione e, al contempo, la compassione per un uomo estremamente dotato ma anche straordinariamente solo.

E se da una parte la storia di Alan Turing e le vicende che lo hanno visto protagonista durante la 2WW non possono che affascinare e coinvolgere lo spettatore, anche grazie alla sentita interpretazione di Cumberbatch, dall'altra non si riesce pienamente ad empatizzare con un film forse eccessivamente freddo e distaccato, spesso elusivo e con una confezione ipertradizionalista e priva di veri guizzi autoriali o registici, costruito (probabilmente) a tavolino soprattutto per rafforzarne l'impatto emotivo del suo protagonista e, quindi, dell'attore che lo interpreta.

 

A volte, ad esempio, mi ha dato l'impressione, anche se probabilmente sbagliata, di un prodotto creato originariamente per la TV inglese (un classico sceneggiato, magari in più puntate, per la BBC et simili) che, acquisendo nella sua corsa autori ed attori di una certa importanza, si è poi deciso di promuovere a progetto cinematografico ma conservandone, non so quanto volontariamente, l'originaria impostazione.

 

Ottima comunque l'interpretazione di Benedict Cumberbatch (nomination all'Oscar assolutamente meritata!!) e, nonstante tutto, ritengo piuttosto buona anche quella della Knightely (in effetti è anche l'unico personaggio di un certo rilievo oltre a Turing) soprattutto considerando che l'intero film (Per l'appunto!) è stato costruito esclusimamente sul personaggio di Cumberbatch e lasciando quindi ben poco spazio ad altre interpretazioni.

 

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Pur non celandola affatto, l'omosessualità del protagonista rimane comunque sullo sfondo o, ma questa potrebbe essere una mia esagerazione, viene quasi rappresentata come parte dell'eccentricità del personaggio e quindi quasi inifluente nell'economia della vicenda, così come anche il triste epilogo della vita di Turing viene frettolosamente (anche colpevolmente?) "accenato" come chiusa per la pellicola ma senza ulteriori approfondimenti.

Considerata forse troppo inopportuna per il pubblico a cui intendevano rivolgersi? (E qui torno all'idea che fosse originariamente ideata per la televisione britannica)

Ma, in fondo, è proprio questa rappresentazione iconica a rendere il contrasto con la diversità non omologabile di Turing così stridente.

 

Una rappresentazione che, tra l'altro, ci rende anche un'Inghilterra molto differente da quella che ci viene raccontata dai media.

Un'Inghilterra, patria storica del diritto e dell'inclusività, che si rivela al contrario come la patria dell'understatement intesa come volontà assoluta di annullare qualsiasi forma di disobbedienza alla "normalità", un'Inghilterra del rispetto cieco alle tradizioni e alle gerarchie, dei burocrati e dei "segreti di famiglia" nascosti nell'armadio e che si appella al genio di Turing, un "irregolare", per salvarsi ma che non ha remore a gettarlo in pasto alla buoncostume quando non risulta più utile. 

Forse, più dell'omosessualità di Turing, era proprio questo che il film intendeva celare al suo pubblico, televisivo o meno che fosse?

 

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