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Scommessa con la morte

Regia di Buddy Van Horn vedi scheda film

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La recensione su Scommessa con la morte

di mck
7 stelle

E per finire... “Quando un uomo con l’arpione…” è il definitivo Salto dello Squalo. In un maestoso corto circuito uroborico, Dirty Harry, e in special modo “the Dead Pool”, è la (auto) parodia (sfinita) de l’Ispettore Coliandro. Bene così.

 

 

Buddy Van Horn [1929-1921, grande controfigura e “cascatore”, e a volte attore vero e proprio in piccole parti per l’amico Clint Eastwood (per lui poi svolgerà la mansione di stunt coordinator, attività che porterà avanti sino a “J. Edgar”, all’età di 80 anni suonati, anzi bellamente passati con abbondanza di rintocchi) ed altri filmmaker quali Stanley Kubrick (un soldato in “Spartacus”, non accreditato tra la massa) e Richard Brooks], dopo aver concluso con “Any Which Way You Can” (1980) il dittico orangutangico iniziato con “Every Which Way but Loose” (1978) da James Fargo [i due director, con Ted Post e Richard Tuggle, fanno parte di quella squadra di “registi cuscinetto” che hanno accompagnato il “trapasso” dell’Eastwood attore (per i maestri Sergio Leone e Don Siegel, più gli una tantum di John Sturges e Michael Cimino) a quello di autore], chiude la saga di Harry Callahan licenziando questo “the Dead Pool” – sceneggiato (partendo dai caratteri originali creati da H.J & R. M. Fink) da Steve Sharon (al suo primo lavoro importante riconosciuto, che poi risulterà essere anche l’ultimo: dovete assolutamente leggere questo articolo del Los Angeles Times di allora) basandosi s’un soggetto (e quel nucleo iniziale già conteneva le iconiche, mitopoietiche, spudoratamente tamarre e SPLENDIDE sequenze con l’automobilina (scocca Chevrolet Corvette) radiocomandata e imbottita di C-4 all’inseguimento della OldsMobile, vent’anni dopo il McQueen/Yates di “Bullitt”) da lui scritto assieme alla coppia fricchettona (estensione della vita e droghe psicotrope) composta da Sandy Shaw e Durk Pearson, che già avevano collaborato con Eastwood come consulenti tecnico-scientifici per “FireFox” e soprattutto con Douglas Trumbull ricoprendo gli stessi ruoli per “BrainStorm” –, il 5° capitolo della serie, quello (presumibilmente -♦- ?) finale (l’anno dopo, sempre con Clint protagonista e produttore con la sua Malpaso, e distribuzione Warner, girerà “Pink Cadillac”, il suo terzo ed ultimo film dietro alla macchina da presa), nel pieno della più lunga Era Repubblicana (Technicolor, Panavision, Dolby Stereo) che gli U.S.A. hanno vissuto dall dopoguerra (finiva il 2° mandato a Reagan, che s’apprestava a passare il testimone al suo vice, George H.W. Bush).

 


"In fronte, Ramòn, in fronte! Se vuoi uccidere un uomo, devi colpirlo in fronte!"

"Quando un uomo con la pistola incontra un esercito dotato di bazooka, se quell’uomo è Harry Callahan per quell’esercito sono cazzi amari."

 


The Dead Pool” in pratica è una crasi fra gli stilemi, le conformità e i dispositivi che abitano, muovono ed esprimono James Bond e Lupin III, risultando così il film più naif (oltre che “meta”cinematografico, citazionistico e derivativo) dell’intera pentalogia [e che spinge al parossismo il capovolgimento della massima per eccellenza contenuta e veicolata dalla Trilogia del Dollaro, nel momento in cui una .44 Magnum Smith & Wesson Model 29 vale sempre, in ogni occasione, più di una semi-infinita schiera di mitragliatrici Uzi (israeliane) e fucili Colt M16 e Remington, e, se si è dotati di una discreta mira, è sempre meglio scegliere, in situazioni estreme, la testa al posto del cuore].

Detto ciò, “le opinioni sono come i buchi del culo: tutti ne sono dotati”.

 


Clint Eastwood mette in scena un marchio registrato, un richiamo pavloviano, un’impersonificazione del Western che durante l’espansione di conquista verso il calar del Sole trovando innanzi a sé l’Oceano Pacifico è rimasto fermo sul posto ad aspettare gli anni ‘70 e poi gli ‘80. Patricia Clarkson, qui semi-esordiente dopo il ruolo della moglie di Costner/Ness in “the Untouchables” di De Palma, “prende il posto” di Sondra Locke (quella di “the Gauntlet”, in parte, non quella di “Sudden Impact”). Evan C. Kim (“Year of the Dragon” e “Big Trouble in Little China” sono di un paio d’anni prima, e l’anno successivo, spostandoci in Giappone, uscirà il film più simmetrico a questo, “Black Rain”) interpreta qui il ruolo per il quale è più conosciuto. Ottimi tanto Liam Neeson (“Schindler’s List” verrà solo 5 anni più tardi) quanto Jim Carrey (anche per lui un lustro d’attesa prima di Ace Ventura, the Mask e Dumb and Dumber, e solo poi la consacrazione con the Truman Show, Man on the Moon e Eternal Sunshine of the Spotless Mind) che gira fuori sincrono “Welcome to the Jungle”.

 

 

Da sx a dx: Slash, Steven Adler, Duff McKagan e, semi-nascosto, Axl Rose (non si vede invece Izzy Stradlin, ma è lì dietro da qualche parte). Però la domanda è: chicazzè quello che impalla Axl, qualche d'uno lo sa?

 


Fotografia di Jack N. Green (che con Tom Stern è stato il più importante dei “dipingitori con la luce” della carriera eastwoodiana: dopo aver esordito come cameraman per la factory di Roger Corman nel “Fighting Mad” di Jonathan Demme con Peter Fonda, approdò a quella della Malpaso lavorando per lo stesso Eastwood come operatore alla macchina per “Bronco Billy” e divenendo per la prima volta direttore dell’esposizione e delle angolazioni proprio col regista e di lì a poco sindaco di Carmel-by-the-Sea illuminando “HeartBreak Ridge”, cui seguiranno “Bird” - contemporaneo a questo “the Dead Pool” - e tutti gli anni ‘90 di “White Hunter Black Heart”, “Unforgiven”, “A Perfect World”, “The Bridges of Madison County” e “Midnight in the Garden of Good and Evil”, per dire). Montaggio di Ron Spang (saltuariamente al soldo della Malpaso e parte della crew eastwoodiana), con la supervisione del fidato (da “the Gauntlet” al qui ed ora di “Cry Macho”) Joel Cox. Musiche del grande (ascoltare “San Francisco Night” per testare con timpano) Lalo Schifrin (“Cool Hand Luke”, “Bullitt”, “Hell in the Pacific”, “Dirty Harry”, “the Beguiled”, “Joe Kidd”, “Brubaker”, “Buddy Buddy”, “the Osterman Weekend”, “Tango”). Produzione di David Valdes, anche lui cresciuto alla Malpaso sino ad arrivare al domani ch’è già oggi di “Avatar 2” passando per “Open Range”.

 


-♦- “Dirty Harry VI! Harry is retired. He's standing in a stream, fly-fishing. He gets tired of using the pole… and BA-BOOM! Or Harry is retired, and he catches bad guys with his walker?” - Clint Eastwood, in “American Rebel: the Life of Clint Eastwood” (2009) di Marc Eliot (fonte Wikipedia).

 

"Bullitt", "Vanishing Point", "Death Proof"? "the Dead Pool"!       

 

 

E per finire... “Quando un uomo con l’arpione…” è il definitivo Salto dello Squalo. In un maestoso corto circuito uroborico, Dirty Harry, e in special modo “the Dead Pool”, è la (auto) parodia (sfinita) de l’Ispettore Coliandro. Bene così.

 

* * * ½  

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