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Enemies Closer

Regia di Peter Hyams vedi scheda film

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La recensione su Enemies Closer

di Dom Cobb
2 stelle

Van Damme, probabilmente galvanizzato dall'esperienza di "JCVD", dove recitava - in un ruolo drammatico - nei panni di se stesso, nel corso di questi ultimi anni ha tentato, nell'ambito dei propri limiti, strade artistiche lievemente diverse da quelle abituali, alternando piccole/grandi sorprese d'azione ("Universal Soldier" 3 e 4) con altri, svogliati, filmetti DTV; senza contare il nuovo tentativo alla regia dopo "The Quest" dirigendosi, producendo e sceneggiando un film (il fantomatico "The Eagle Patch") che sarebbe uscito talmente male da non aver trovato mai un distributore disposto a commercializzarlo. "Enemies Closer" nascerebbe dalla plausibile volontà del belga di mettersi nuovamente in gioco nei panni del villain, dopo la fortunata parentesi all'interno del film "Expendables 2", dove, per la verità aveva un minutaggio in scena limitato; qui, invece, si vede che il film è un vero e proprio one man show per Van Damme e questo non sarebbe neanche un male, se si ha la possibilità di vedere in scena un attore volenteroso. Il vero inghippo di "Enemies Closer" è il film stesso, pensato e realizzato troppo in fretta e in modo troppo dozzinale, inanellando errori a ripetizione in fase di sceneggiatura. Nel film Van Damme è un trafficante di droga che, a capo di una banda, deve recuperare un carico di stupefacenti presso una zona boschiva del Canada francese, scontrandosi con due ex-soldati precedentemente in lotta tra di loro. Questa la trama sulla carta, perchè il film sbaglia in partenza portando subito in scena Van Damme che, nell'incipit, sbaraglia in modo crudelmente spettacolare un gruppo di nemici, ammazzando subito la suspance e rendendo ancora più ridicoli ed anonimi i due cosiddetti "eroi" che lo dovrebbero fronteggiare, i quali sono un altro grosso, macroscopico errore del film; un errore di miscasting: come eroi "buoni" del film sono stati scelti Tom Everett Scott (!), lanciato da Tom Hanks nel film "Music Graffiti" e poi sparito nell'anonimato e, soprattutto, l'attore comico Orlando Jones (!?!), il cui "pezzo forte" è stato quello di spalla comica nel film "Evolution" di Ivan Reitman. Inutile dire che i due attori siano fuori parte in maniera spopositata, recitando dei ruoli (oltretutto in maniera poco convinta) evidentemente fuori dalle loro corde attoriali; altrettanto inutile affermare che ben altri volti, anche tra gli habituè dei DTV (Dolph Lundgren, Scott Atkins, ma anche Jason Statham sarebbe andato benone) avrebbero dato maggior spessore a questi due personaggi.

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E questi due darebbero del filo da torcere a Van Damme? 

Contro due "mezze cartucce" del genere, Van Damme si lascia andare al più sfrenato over-acting, gigionando a più non posso nei panni di un villain che si veste da canadese a cavallo, imbroglia, fa le mossette e le faccette da "cattivo", fa battute sarcastiche, minaccia tutti. E Van Damme pare divertirsi un sacco mentre recita il ruolo di un trafficante di droga, ambientalista vegano, impazzito quando, da bambino, gli servono in tavola il suo agnellino domestico: praticamente il delirio allo stato puro. E che, soprattutto, sfoggia un look a dir poco implausibile per colpa di un taglio di capelli (una parrucca forse?), di colore simil-biondo, che francamente ridicolizza i suoi sforzi per sembrare temibile. Insomma, può sembrare veramente una minaccia uno che somiglia, di fondo, al Mago Galbusera?

Al di là delle battute, il film è anche girato male: Van Damme, promoter dell'operazione, ha richiamato alla regia il veterano Peter Hyams, con il quale aveva dato vita ai riusciti "Timecop" e "A Rischio Della Vita". Hyams, artigiano di vecchia data, poteva sembrare una scelta sicura ma, complice la già citata sceneggiatura lacunosa, mette in piedi un film tendenzialmente fiacco e risaputo, pur nella sue relativamente breve durata. Soprattutto scegliendo una fotografia buia che spesso non permette nemmeno di capire con chiarezza l'azione e questo avviene spesso, poichè il film è praticamente ambientato interamente di notte, per di più nel mezzo di una foresta; c'è anche da pensare che questa sia stata una scelta ben precisa per coprire le scene di stunt (gli scontri corpo a corpo) eseguiti molto spesso dalle controfigure.

Insomma, "Enemies Closer", secondo me, è un'occasione persa per mettere in scena un film d'azione compatto e brutale, in realtà scritto male e con le facce sbagliate nei ruoli sbagliati; per i fan di Van Damme, di contro, si tratta di una buona occasione per divertirsi vedendo il loro eroe recitare senza freni in un ruolo esagerato. Quasi (s)cult.

Jean-Claude Van Damme

Enemies Closer (2013): Jean-Claude Van Damme

State attenti! Sono Jean-Claude Galbusera!

 

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