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The Square

Regia di Jehane Noujaim vedi scheda film

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La recensione su The Square

di FilmTv Rivista
8 stelle

Scriviamo queste righe mentre in Tunisia un’assemblea nazionale promulga la nuova costituzione. È la fine, pacifica, di un processo anche drammatico, costellato in tempi più recenti da tre efferati delitti politici, cominciato con la cosiddetta primavera araba del 2011. Ed è la dimostrazione di come possa esistere una via non occidentale alla democrazia. Purtroppo non è finita altrettanto bene in Egitto, ancora oggi nel caos. Una mancata transizione positiva raccontata da questo film formidabile, The Square, documentario realizzato dalla cineasta americana di origine egiziana Jehane Noujaim sul campo, senza quasi mai abbandonare, per mesi, piazza Tahrir al Cairo, epicentro di tutte le sommosse. La pellicola è stata presentata in anteprima mondiale al Sundance Film Festival 2013, ma la versione adesso in sala e candidata all’Oscar è quasi completamente diversa, perché Noujaim ha deciso di restarci, in piazza, posticipando (all’infinito?) il final cut. Per capirci meglio: The Square 2013 arriva alla presa del potere (dopo elezioni regolari, va ricordato) dei Fratelli Musulmani e del loro leader Morsi; The Square 2014 fa i conti con il regime militare del maresciallo al-Sisi che ha deposto Morsi dopo quella che, nell’estate 2013, è stata definita «la più grande dimostrazione di protesta del mondo» (Tahrir è una piazza sterminata). In mezzo i progressisti laici, motore originario delle rivolte e primi oppositori di Mubarak, sconfitti due volte e impotenti di fronte all’escalation di violenza. Noujaim segue fin dal 2011 lo stesso gruppo di protagonisti, due celebri (l’attore britannico di origine egiziana Khalid Abdalla e il musicista Ramy Essam) altri “anonimi”, tra i quali spicca il laico Ahmed Hassan che si porta sulle spalle la delusione, ma non la rassegnazione, per una rivoluzione mancata. The Square è quindi un documento storico straordinario. Ma è anche un film mutante, organismo vivo che sfugge ai codici cinematografici consueti. Qui tutti, dalla regista agli “interpreti”, hanno più volte rischiato la pelle (impressionanti le scene della polizia che scatena la caccia al fotografo o all’operatore; e uno dei protagonisti, il “fratello musulmano” Magdy, è attualmente ricercato), questo rende concetti come finzione o realtà improvvisamente insignificanti.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 6 del 2014

Autore: Mauro Gervasini

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