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Qualcosa di travolgente

Regia di Jonathan Demme vedi scheda film

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La recensione su Qualcosa di travolgente

di maso
6 stelle

Charles è un impiegato un pò annoiato che da poco è stato scaricato dalla moglie, probabilmente per eccesso di quotidiana normalità nel rapporto coniugale, una delle sue passioni è fare il rigatino, ossia mangiare in un locale pubblico per poi defilarsi senza metter mano al portafoglio, proprio mentre se la squaglia da una tavola calda viene agganciato da una bella ragazza che si fa chiamare Lulù e dimostra subito di essere quel qualcosa di travolgente che l'incravattato giovanotto aveva sempre sognato.

Sembrano fatti l'uno per l'altra ma la loro unione verrà messa duramente alla prova dal di lei marito, un avanzo di galera psicopatico e violento.

"Something wild" è l'ennesimo passo in avanti nella carriera di Johnathan Demme, che era partita con le produzioni a basso costo del cantiere sempre aperto di Roger Corman per approdare poi con "Melvin & Howard" a lidi più remunerati e ben finanziati della fabbrica dei sogni, il film in questione certifica come la scuola di Corman lo abbia istruito a sfruttare al meglio le risorse a disposizione: la scelta di Melanie Griffith per il ruolo chiave di Lulù è una notevole prova di coraggio visto che la bella figlia di Tippie Hedren veniva da un periodo molto precario a livello professionale a causa dell'eccessivo uso di additivi, questa performance la rilanciò definitivamente e bisogna ammettere che il suo personaggio acquista spessore e fascino con il passare del film tanto quanto la sua credibilità come interprete, Lulù irrompe nella vita di Charles con la 

parrucca e il vestito nero che accresce il suo mistero, ma poco alla volta il carattere esplosivo muta verso uno spirito più mite, con la capigliatura bionda e gli abiti a tinte chiare più adatti per le fasi in cui si scopre la sua indole sensibile e il suo passato di bocconcino prelibato da tutti quanti ambito; questi due volti della protagonista si accordano perfettamente con le due facce del film che ha un tono leggero e da commedia fino al ballo in Pensylvania in cui entra in scena Ray Sinclair l'ex marito di Audry/Lulù che sposta i toni verso il melodramma violento e sanguinoso in cui la descrizione della provincia americana ricorda moltissimo "American Graffiti" di Lucas.

Demme non rinnova il road movie visto che la sceneggiatura non concede particolari trovate o innovazioni, rilancia però il suo cinema con parecchie intuizioni dietro la telecamera e quando c'è bisogno dell'effetto speciale è meglio affidarsi al caro e sempre valido montaggio: osservate bene la scena della rapina in cui sono montate le inquadrature nel classico bianco e nero violaceo delle telecamere di sorveglianza del negozio, o anche lo scontro finale fra Daniels e Liotta in cui una lama affonda nelle carni ma il compiersi di tale azione si evince dalle espressioni dei protagonisti e dal colore rosso che macchia i frames.

Apprezzabile la colonna sonora ricca di vecchi successi rivisitati e riarrangiati come "Fame" di David Bowie.

 

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