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La vita di Adele

Regia di Abdellatif Kechiche vedi scheda film

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La recensione su La vita di Adele

di ROTOTOM
8 stelle

L’attrazione tra Adele, liceale adolescente e Emma, più grande e anticonformista. Due ragazze diverse provenienti da ambienti sociali diversi e lo scoccare dell’amore. Al di là di ogni convenzione.



Adele. Paffuta dai capelli ribelli, intelligente e carina capace di diventare sensuale in un batter di ciglia. Una bocca strana dai denti irregolari, uno dei bronci più sexy che si siano mai visti al cinema. E’ la bocca l’organo sensoriale di Adele, quello che indaga il mondo. Adele mangia e dorme a bocca aperta, come se gli ormoni adolescenziali le imponessero di assaporare l’ambiente circostante 24 ore su 24. La bocca dallo strano sorriso, un arabesco che incide il volto e al contempo, le labbra che si protendono, gonfie, verso il succo della vita.

Emma, un ciuffo di capelli blu, nella folla. Capelli blu che replicano il cosmo azzurro dei suoi occhi. Lo sguardo di sbieco sulla testa reclinata. Un sorriso rosa e bianco, un leggero diastema che ispira sensualità.



Tre ore che passano in un sospiro, un gemito. La vita di Adele è un capolavoro di sensualità e dolcezza da stordire. Adele (Adèle Exarchopoulos) e Emma (Léa Seydoux), amanti e  complici, le due ragazze sono attrici magnifiche che trascendono la recitazione per mettere in scena la verità, nient’altro che la verità umorale, fisica, umida dell’amore e del sentimento umano. Kechiche è miracoloso in questo . Sta addosso alle sue protagoniste  e racconta in un diluvio di dialoghi mai banali, la presa di coscienza della natura di Adele attirata dai ragazzi per cultura, innamorata delle donne per natura. La segue nel percorso di acquisizione della consapevolezza con curiosità e pudore insieme. Nei primi piani insistiti, ogni rossore, battito di ciglia, incertezza o sorriso diventa elemento narrativo e manifestazione dell’aspetto psicologico della ragazza.  Il racconto di una storia d’amore omosessuale femminile trova nell’eliminazione di ogni stereotipo la chiave portante del film. L’amore tra donne (come tra uomini) ha le stesse dinamiche passionali dell’amore etero. Attrazione, corteggiamento, complicità, tradimenti e allontanamenti sono  universali. Buffi, dolorosi, eccitanti, i momenti del film si compenetrano in un tessuto di grande ricchezza. L’indagine è profonda , invasiva ma mai disturbante, rispettosa dei sentimenti senza alcuna forzatura.  La regia è mobile , eclettica , pronta a carpire ogni sfumatura delle ragazze o dell’ambiente circostante, sorretta da una fotografia naturale che esalta il corpo come strumento narrativo.

 

E’ un film tellurico, vivo, che scatena emozioni di pancia come le emozioni dell’adolescente Adele scaturiscono naturalmente dal suo corpo pieno, desideroso di lasciarsi andare alla passione.
La pelle è il grande schermo su cui la storia si mostra. La pelle del viso, del corpo nudo avvinghiato ad un altro corpo nudo in cerca di appagamento. Non c’è voyeurismo o morbosità nei lunghi amplessi  tra le due ragazze, la macchina da presa si distacca dalla coppia durante l’atto dopo aver accarezzato i particolari e si apre alla scena, Kechiche non partecipa all’amplesso. C’è la continua ricerca di un’immedesimazione nel reale, nella verità del rapporto. I rapporti sono fatti di suoni , gemiti, fatica. La fatica fisica di raggiungere l’orgasmo è però la realizzazione del rapporto di  Adele con Emma. Contrariamente alla facilità dell’atto con un ragazzo. Adele è diversa, complessa e profonda. Prima di essere penetrata si deve penetrare la sua mente.



La naturalezza dell’atto, e quindi dell’interpretazione “vera” delle due ragazze è un punto di forza del film poiché mai si demonizza o peggio si giustifica l’omosessualità di Adele con pretesti sociali o emotivi. Adele è ciò che è e quello viene mostrato. Cresce e prende sicurezza, diventa donna passionale e fragile. Grande attenzione viene dato al contesto sociale. Adele appartiene a un nucleo tradizionale, piccolo borghese . I suoi genitori non sanno della sua natura. Gli amici forti dell’appartenere alla parte “giusta” del creato, giudicano in maniera violenta. Completamente opposto il nucleo famigliare e il gruppo di amici di Emma. Aperti e anticonformisti, intellettuali e un po’ snob. I due mondi si incontrano e si scontrano. Il mondo degli opposti è il gioco di Kechiche. Spaghetti contro vongole, televisione contro party e chiacchiericcio su film Il vaso di Pandora - Lulù di Georg Wilhelm Pabst (scena meravigliosa). Velamento della propria natura contro esibizione. L’amore delle due ragazze , puro, desiderato e vissuto con gioia viene incrinato proprio dalla differenza di estrazione sociale ma rimane ad aleggiare nell’aria, nei dipinti di Emma come qualcosa di indissolubile.

 

 

Film realmente magnifico, potente e emozionante. Costruito sui corpi ed esploso nel linguaggio che è parte integrane della forma del film senza mai esplicarne il contenuto, per questo ci sono le immagini. L’impasto di suoni umori parole (fondamentale vedere il film in lingua originale) e corpi, forma una cacofonia del reale che immerge lo spettatore all’interno del rapporto d’amore che sconvolge le due ragazze. Un’esperienza visiva di straordinaria immedesimazione sensoriale.
Non si può restarne indifferenti, qualcosa di quegli umori rimane addosso.  

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