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La vita di Adele

Regia di Abdellatif Kechiche vedi scheda film

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La recensione su La vita di Adele

di alan smithee
8 stelle

La vita di Adèle in due capitoli: due stadi della vita che, contrariamente al sottotitolo, non vengono affatto scanditi ma procedono con la naturale fluidità dello scorrere della quotidianità, con i suoi tormenti, le sue passioni, le ansie, gli stress e le gioie, anche effimere, che ogni giorno ognuno riesce a guadagnarsi. Il primo capitolo è la scoperta della sessualità da parte di Adèle quindicenne, ragazzina piuttosto carina senza voler essere mai particolarmente appariscente: una giovane che viene corteggiata dal classico bel ragazzo tenebroso della classe più alta, e che prova con lui a vivere il primo innamoramento: utile solo a farle scoprire che la propria sessualità è indirizzata altrove. Il capitolo due potrebbe iniziare dopo che la protagonista è riuscita a conoscere l'eccentrica artista Emma, di qualche anno più matura di lei, capello turchino intonato con gli occhi, aria triste e malinconica anche quando sorride: un amore che si sviluppa all'insegna della passione più sfrenata, e che l'ottimo Kechiche non ci risparmia in ogni angolazione, retrocedendo leggermente con la mdp per raggiungere i corpi nudi e intrecciati tra loro come due rettili (però caldi, caldissimi)avvinghiati nell'estasi incontrollata. Una mdp fino a poco prima incollata perennemente al volto tondo e paffuto di Adèle, sulla sua bocca costantemente dischiusa a cuore quasi in segno di stupore atono, sulle sue labbra carnose che fagocitano con ingordigia spaghetti al ragù (o "à la bolognèse", come piace dire ai francesi) piuttosto che barrette di cioccolato. Una passione, quella tra le due giovani, che diventa una storia d'amore: una convivenza per un periodo significativo, e che. almeno per Adèle, costituirà la vera storia d'amore di tutta la vita. L'incontro tra Adèle ed Emma è pure - e non potrebbe essere altrimenti con Kechiche, regista da sempre attento molto anche alla sfera sociale, alle differenze tra etnie e classi sociali - l'incontro di due giovani provenienti da due mondi del tutto differenti, e per questo incuriosite entrambe di scoprire i lati sconosciuti dell'altra realtà: il ceto proletario dignitoso, che bada alla concretezza di un posto sicuro e pranza a succulenti piattoni di pasta "alla bolognese"  - quello di Adèle, in antitesi rispetto alla borghesia sofisticata, tutta arte, ostriche e coquillages, di Emma: ignara la prima famiglia, che non potrebbe capire né accettare, dei gusti sessuali della figlia; al contrario ben conscia ed accondiscendente la seconda, quella di Emma, che la vive come un baluardo di una espressività caratteriale che compendia l'arte, agevolandola a manifestarsi e a rendersi esplicita. Peccato che se per la prima delle due ragazze quella storia rappresenta il capitolo secondo e definitivo della propria esistenza, per Emma invece quell'episodio rappresenti solo un intenso e non breve né banale espisodio di passione focosa anche importante, destinato ad essere messo nel cassetto di una memoria che tende a incasellare e isolare gli episodi della vita ogni volta che si affaccia la routine e la normalità, vale a dire quella manifestazione che rassicura le vite ordinarie, ma uccide chi vive e coltiva l'arte nelle sue molteplici e variegate manifestazioni.
Kechiche, lo sappiamo ormai da anni, trova nelle vite acerbe e avide di esperienza, il nutrimento più inebriante per riuscire a manifestare al meglio il suo innegabile talento di regista, talvolta, se non sempre sopraffatto da una certa prolissità, soprattutto quando coinvolto in operazioni altamente ambiziose, ma decisamente più didascaliche, come successo nel comunque interessante penultimo "Venus noir".
Qui torniamo nelle atmosfere similari seppur leggermente più cresciute dello splendido "La schivata", puntando dritti e senza inutili veli e veti sulla sessualità esibita in modo naturale e senza sciocchi pudori. La bellezza imperfetta e per questo reale e dirompente della carne giovane e vigorosa guidata dall'istinto e dalla passione irrefrenabile è il valore più prezioso di un film forse un pò troppo dilatato (capita sempre con Kechiche), che riesce tuttavia a farsi seguire (anche in versione originale senza sottotitoli, nell'anteprima nizzarda ad una settimana dall'uscita ufficiale in Francia) e ad appassionare seguendo con naturalezza il ritmo della vita e della quotidianità che va avanti, che procede imperterrita seguendo il corso del fiume (I follow rivers...come canta il tormentone dell'estate, presente pure qui ad allietare Adèle in occasione di una festa di compleanno a sorpresa)...."I, I follow, i follow you deep sea baby,,,"

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