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I disertori - A Field in England

Regia di Ben Wheatley vedi scheda film

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La recensione su I disertori - A Field in England

di alan smithee
8 stelle

Dagli orrori della guerra a quelli ancor più devastanti e letali della follia. Tra esoterismo e brama di potere e di ricchezze, un film allucinato che stordisce ma si fa apprezzare, tra le altre cose, per la gran tecnica con cui è girato.

Nelle campagne inglesi del 1600, mentre imperversa la guerra civile, un codardo alchimista e studioso dell'occulto di nome Whitehead, si dà alla macchia assieme ad alcuni sbandati, per tirarsi fuori dai pericoli di una guerra che di certo nessuno di essi vuole più di quanto invece desidererebbe riempirsi lo stomaco di cibi appetitosi e di birra.

Ad un certo punto, attraverso una corda che spunta dal nulla e non si sa bene da dove parta, i quattro sbandati tirano su, o fuori da chissà dove, il diabolico Cutler, forse un diavolo, comunque un essere di certo malvagio che ritiene che nel campo che stanno calpestando si celi un immenso tesoro che ha bisogno solo di essere dissotterrato.

Sfruttando le doti da paragnosta di Whitehead, e le braccia degli altri tre disperati, l'uomo, aiutato anche dagli effetti di certi funghi dagli effetti allucinogeni, ingeriti nella zuppa dagli uomini, nonchè da alcuni suoi esoterici strumenti, tra cui un amuleto nero dai poteri sinistri e poco rassicuranti, soggioga l'intero gruppo di disperati ad operare per lui: finché la disperazione avrà il sopravvento sul mistero (e la follia collettiva) e la morte comincerà ad imperversare, crudele e violenta, veloce e letale nei suoi effetti devastanti sui corpi, martirizzarti e mandati in pezzi.

Ben Wheatley realizza con A field in England, il suo film più teatrale, in cui la scenografia, per quanto vasta almeno quanto un campo esteso e accattivante,  vasto ed apparentemente senza limiti, appare soffocata da vincoli che in realtà non esistono, se non nella mente dei cinque derelitti, devastati dalla disperazione e dalla follia, dalla fame e dalle fatiche della guerra, dalle malattie, veneree e non.

Girato con gran perizia, spesso con riprese a filo d'erba, dal basso verso l'alto, verso quei cieli ampi e punteggiati di nubi che comunicano infinito ed una libertà di cui non è possibile giovarsi, A Field in England si pregia di riprese acrobatiche, sofisticate e dirompenti, con effetti stroboscopici che rendono il meglio, durante le scene finali del massacro, il disfacimento dei corpi, dettagliato fino ad una visione sinistra e lugubre tipica di un horror forse a tratti compiaciuto, ma tecnicamente impeccabile.

Wheatley, al solito, non si cura di spiegarci più di tanto, né di farsi apprezzare da chi, basandosi sulla sola trama, ricerca e pretende soluzioni e risposte che non avrà mai.

Forse proprio grazie a tutto ciò il film dimostra la sua maturità e il suo carattere, senza per questo dover cedere al ricatto di farsi piacere od apprezzare, e lasciando allo spettatore tutti gli enigmi di un tranello esoterico maligno e infingardo che non concede soddisfazione alcuna a chi cerca di venirne a capo, magari cadendo nel tranello di soppesare indizi o ripensare a dialoghi dai tratti enigmatici, ma dai quali è molto difficile ricavarne qualcosa di concreto.

Ottimi interpreti, tra cui spicca, per malvagità e sana cattiveria, il volto disonesto, laido e compiaciuto dell'ottimo Michael Smiley.

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