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Before Midnight

Regia di Richard Linklater vedi scheda film

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La recensione su Before Midnight

di Alvy
6 stelle

Peggior capitolo della trilogia e deludentissima chiusura di una delle storie d'amore più belle della storia del cinema

 

Il capitolo finale della trilogia Before è anche quello meno riuscito. Se già il precedente Before Sunset del 2004 non era riuscito a pareggiare la poesia e la naturalezza emozionale del primo indimenticabile capitolo del 1995, pur garantendo un'evoluzione narrativa coinvolgente ed azzeccata, questo Before Midnight del 2013 sembra aver smarrito completamente la peculiarità che aveva fatto entrare nell'immaginario collettivo i due protagonisti creati dal regista Richard Linklater e dalla sodale Kim Krizan negli anni Novanta.

 

Before Sunrise, infatti, non era una semplice storia d'amore e poteva essere letto su più fronti, tutti accomunati, in soldoni, dalla disperata ricerca, condotta dai protagonisti, di rapporti significativi e realmente importanti in un mondo in cui sono ormai in pochi a garantire una certa qualità relazionale. Il feeling magico, spontaneo e naturale della coppia Jesse-Céline era declinato in chiave romantica ma avrebbe potuto tranquillamente essere applicato a qualsiasi tipo di relazione: tra amici, tra amiche, tra fratelli, tra sorelle, tra fratello e sorella, persino tra genitori e figli o tra insegnante e alunno. Quando capisci che una persona che la vita ti ha fatto incontrare in maniera più o meno casuale abbia in sé quel quid in più che renda indimenticabile ogni momento trascorso in sua presenza, in quell'istante capisci di essere vivo in una maniera pura e assoluta: Before Sunrise era l'esaltazione geniale e sottile di tutto questo perché prendeva una storia d'amore nata per caso e la assurgeva a monumento alla qualità delle relazioni in un mondo in cui imbattersi in persone anaffettive e poco interessanti o stimolanti è all'ordine del giorno. Ma, al tempo stesso, aveva anche la capacità di non scadere nella ruffianeria radical chic riconducendo il tutto ad un finale estremamente realista, in stile Casablanca (ci amiamo immensamente ma la vita vera non può non separarci) e ad una carrellata finale sui luoghi di Vienna frequentati dai protagonisti per tutto il film ora insopportabilmente vuoti e privi di significato senza quei due esseri umani che con la loro autenticità li avevano resi vivi. Un montaggio immaginifico che si poneva come firma in calce ad un manifesto delle relazioni umane contemporanee sbalorditivo per qualità e profondità della trattazione (senza dimenticare la magnitudo emozionale che non può non far commuovere anche lo spettatore più chiuso, freddo, disilluso e cinico).

 

Diciannove anni dopo e con un capitolo intermedio certamente problematico ma capace di sviscerare, soprattutto dalla metà del secondo atto fino al sublime finale, i dubbi di una 33enne e di un 35enne che scorgono l'horror vacui di una routine lavorativa e sentimentale né serena né soddisfacente e che, nonostante tutto, non possono (o non vogliono?) rinunciare a quella ricerca di significato nelle relazioni, in Before Midnight resta il ritratto di una crisi di mezza età che non sembri neanche più riguardare i due protagonisti che avevamo imparato ad amare in Before Sunrise e a ri-conoscere in Before Sunset.

 

L'avvio del film in medias res con Jesse che saluta il figlio all'aeroporto è sublime, così come il lungo "pedinamento" quasi zavattiniano in automobile con cui ci immergiamo negli umori familiari di questa coppia ormai pienamente adulta sembrano il preludio ad un film straordinario. Peccato che siano anche gli ultimi momenti davvero azzeccati di un film che si adagia sui più triti clichés della vita di coppia che tante produzioni di stampo perlopiù europeo hanno trattato innumerevoli volte.

 

Sorvolando sull'ennesima raffigurazione stereotipata dell'Europa del Sud, vista come luogo dove il sesso è ovunque e dove gli istinti primordiali della "mitologia occidentale" (siamo in Grecia eheheh, che arguzia) non possono non contagiare anche chi viene dal freddo Nordamerica o dalla grigia Francia, Richard Linklater, autore della sceneggiatura con Ethan Hakwe e Julie Delpy stessi (che avevano già firmato Before Sunset, mentre Before Sunrise recava l'apporto di Kim Krizan), si perde tra chiacchiere vacue, prive di qualsiasi spessore comico, drammatico o anche solo grottesco (la sequenza corale del pranzo, per quanto tecnicamente inappuntabile, andrebbe completamente ripensata) e risulta fuori tempo massimo nel tentare di riproporre ancora una volta la macchina a mano nel seguire le passeggiate dei due protagonisti. Se il tentativo del film era forse far comprendere amaramente quanto le esigenze dell'età adulta potessero compromettere persino un amore immenso come quello tra Jesse e Celine, optare per una messa in scena 'nostalgica' non è stata la soluzione migliore.

 

Tuttavia, la distanza incolmabile tra Before Midnight e i due illustri predecessori è segnata dalla sequenza-resa dei conti nella stanza d'hotel che, da nido d'amore e di sesso, si rivela un redde rationem di coppia che indugia su tutti i soliti problemi e problemucci dell'età adulta (dai presunti tradimenti alla scarsa presenza nell'educazione dei figli) e che smarrisce completamente il focus dei due splendidi capitoli precedenti: la ricerca di relazioni qualitative e di vera autenticità nello stare insieme.

 

Jesse e Celine, per quanto interpretati con buona volontà da Ethan Hawke e Julie Delpy, non sembrano neanche loro: sono due 45enni tra tanti, interscambiabili con qualsiasi altra coppia. L'afflato giovanile che li animava sembra smarrito e non emerge neanche nelle recriminazioni che l'una muove all'altro. Tutto rimane in superficie, tutto si assesta al livello di generiche lamentele espresse più con volgare effettismo che con autentico scandaglio causale o quantomeno sentimentale.

 

L'altro grande problema, infatti, è la scarsa autenticità emozionale che percorre tutta la pellicola e che viene fuori in tutta la sua problematicità dal malriuscito finale sulla banchina che vorrebbe richiamare la magia di Sunrise e Sunset ma che risulta priva di fascino e di capacità di toccare i nervi scoperti di una coppia che sono, per estensione, i nervi scoperti delle relazioni contemporanee. Una crisi di coppia come tante che si chiude con un (parziale?) riavvicinamento come tanti.

 

Intendiamoci, Before Midnight non è un film da buttare o da stroncare ma non siamo molto lontani dal livello medio di tante dramedy sentimentali borghesi di stampo europeo o (peggio) da Sundance Film Festival.

 

Forse, a rendere Before Sunrise il capolavoro leggendario che è e che non smetterà mai di essere e Before Sunset un brillante ma imperfetto sequel, era l'apporto, nella creazione dei personaggi e del loro incontro a Vienna nel 1995 e a Parigi nel 2004, di Kim Krizan, qui invece non coinvolta né come soggettista né come sceneggiatrice. E si sente, accidenti se si sente.

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