Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Lenzi ha sempre diretto quel che c'era da dirigere, senza storcere troppo il naso: avventura, poliziesco, spy story, western, nel corso della sua carriera fitta di titoli non si è fatto mancare nulla. Certo però che, pur non scadendo mai sotto un minimo standard qualitativo, il suo scarso entusiasmo per alcuni progetti appare chiaro fin da subito, come accade per esempio vedendo questo Una pistola per cento bare. Tratto da un soggetto di Eduardo Brochero, che nella seconda metà dei Sessanta scrisse decine di western, e con una sceneggiatura di Marco Leto (futuro regista) e Vittorio (fratello semisconosciuto di Enrico Maria) Salerno, questo film segue la scia delle storie di vendetta, uno dei principali filoni del western. La famiglia di Jim Slade viene sterminata da brutali rapinatori senza cuore, lui va a cercare tutti i banditi per ucciderli uno a uno: fine, sostanzialmente non c'è altro. Almeno degno di essere rilevato. C'è un protagonista come Peter Lee Lawrence, che ebbe qualche particina di primo piano durante la stagione dello spaghetti western e poi (giustamente, viste le capacità) scomparve; ci sono i soliti caratteristi come Raf Baldassarre e Piero Lulli; c'è una dozzinalissima colonna sonora di Angelo Francesco Lavagnino; c'è un cast artistico e tecnico misto italo-spagnolo, come spesso accadeva in quegli anni di coproduzioni internazionali finalizzate essenzialmente al racimolare più fondi possibili. In definitiva, tanta noia e altrettanto già visto. 2,5/10.
Jim arriva in paese con il chiaro intento di vendicarsi degli assassini della sua famiglia: ma da quanti fosse composta quella spietata banda non è chiaro. Jim non si perde comunque d'animo e procede alla ricerca della verità... per annientarla a revolverate.
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