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Spring Breakers - Una vacanza da sballo

Regia di Harmony Korine vedi scheda film

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La recensione su Spring Breakers - Una vacanza da sballo

di scandoniano
4 stelle

Esercizio di stile firmato da Harmony Korine che mira al sensazionalismo a tutti i costi (con inquadrature ad effetto, filtri, ralenti, raccordi di montaggio azzardati) e che ha il solo scopo accertato di rendere pubbliche le grazie delle quattro emergenti ninfette hollywoodiane protagoniste (tra cui l’ex idolo di casa Disney Selena Gomez). Il film si divide in due parti completamente differenti tra loro. La prima, un trip lungo e senza senso, sinceramente si fa fatica a seguirla, tanto che se ci si addormentasse per 20 minuti non se ne perderebbe il filo; la seconda, che quantomeno avendo una trama può a ragione definirsi “film”, non eleva tuttavia le sorti ormai compromesse dell’operazione.

Con lo stile e la confezione di “Bitch slap” e la filosofia da puzza sotto il naso di “Le regole dell’attrazione” questa pellicola è semplicemente un videoclip dalla durata sproporzionata, che non ha nulla da raccontare, al punto da destinare il 90 percento del sonoro a guaiti indistinguibili (degni della peggiore edizione del “Grande Fratello” nostrano) e a una ingombrante colonna sonora trendy (Cliff Martinez e Skrillex in primis).

Il regista Korine ha trovato la sua strada per diventare famoso (fedele al vecchio detto “Nel bene o nel male, purché se ne parli”): argomenti delicati raccontati con stile ambiguo, confezione esteticamente ricercata, ma indistinguibile da MTV e dai suoi programmi per teenager, tutti concentrati sul trittico soldi-sesso-droga, pervicace ricerca dello scandalo ed incapacità di fornire un messaggio (con la risultante che l’interpretazione del suo lavoro rimane a carico dello spettatore che, a seconda della predisposizione, degli umori e forse anche di ciò che ha mangiato a pranzo, si schiera per il capolavoro o la ciofeca).

La presenza del film alla 69° edizione della mostra del cinema di Venezia è la cosa più inquietante (alla pari col misterioso criterio con cui James Franco seleziona i suoi copioni). Comprensibili (e condivisibili anche) le recensioni schifate, alla stessa maniera di quelle entusiastiche (per le ragioni testé elencate), decisamente meno intelligibili invece i giudizi equilibrati, dato che un film così concepito nasce proprio per fare in modo che lo spettatore si schieri…

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