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Bling Ring

Regia di Sofia Coppola vedi scheda film

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La recensione su Bling Ring

di AlbertoBellini
8 stelle

locandina

Bling Ring (2013): locandina

 

[La traduzione più appropriata per "Bling Ring" è anello luccicante, o meglio, circolo del luccichio, ovvero il gruppo di amici interessati al bling, al luccichio degli oggetti preziosi delle persone famose; inoltre "bling-bling" o semplicemente "bling" è un termine dello slang hip hop che si riferisce alla gioielleria elaborata, all’abbigliamento e accessori portati, indossati, o applicati.]

 

Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per 15 minuti, rispondeva Andy Warhol ad una domanda postagli durante un'intervista. Quella pronunciata da uno dei più importanti padri della pop art poteva considerarsi, ai tempi, come una semplice provocazione nei confronti del sistema capitalistico e del consumo. Tuttavia, basta osservarci attorno per comprenderne il reale significato, e accorgersi di vivere in una società perfettamente in sintonia con le parole e il pensiero di Warhol. Con l'avvento tsunamico di internet, il "successo" - se così lo vogliamo chiamare -, insieme alle informazioni, è a portata di chiunque. Tale infinita conoscenza, paradossalmente, si è rivelata un'arma a doppio taglio. Oggi, per l'appunto, ognuno può ottenere la fama per quei 15 minuti e oltre, e il risultato, molto spesso, è tutt'altro che positivo. Talvolta, persino chi compie atti illeciti viene premiato e posto su un piedistallo, al di sopra di tutto e tutti. Questo è ciò che ha raccontato Sofia Coppola attraverso la sua quinta regia.

 

The Bling Ring narra le vicende (realmente accadute) di un gruppo di studenti universitari di Los Angeles, che sognavano di vivere come delle superstar. Sogno che si tramutò prima in ossessione e poi in criminalità; i membri della banda del Bling Ring furono infatti autori di una serie di furti nelle ville di famose celebrità quali Paris Hilton e Lindsay Lohan, in un periodo compreso tra ottobre 2008 e agosto 2009. Il bottino, tra contanti e beni di lusso (per lo più abbigliamento), ammontava a circa 3 milioni di dollari. 

 

Emma Watson, Israel Broussard, Taissa Farmiga, Katie Chang, Claire Alys Julien

Bling Ring (2013): Emma Watson, Israel Broussard, Taissa Farmiga, Katie Chang, Claire Alys Julien

 

Oserei definire il mio rapporto con questo film paranormale, senz'altro interessante e funzionale al fine di rappresentare lo schema che uno spettatore - esperto o disinteressato - impiega nella valutazione di un film, e di come questo schema, talvolta, possa essere alterato. La prima volta che vidi The Bling Ring non rimasi affatto estasiato, anzi, lo odiai. Chiaramente, non avevo la minima idea di ciò che il film (e la sua autrice) volesse comunicare. Oggi, oltre a provare profondo rammarico, nonché compassione nei confronti del me stesso di diversi anni orsono, guardo The Bling Ring con occhio più coscienzioso, forse meno critico di quanto si dovrebbe, ma prudente in ogni caso. Giunti alla (momentanea) conclusione di un percorso - si spera - analitico e utile nella filmografia di Sofia Coppola, credo sia necessario fare il punto della situazione: da un gruppo di sorelle vergini e un sentimento genuino come l'amore, siamo balzati istantaneamente allo sfarzo più totale, tanto smoderato da influenzare e plasmare i personaggi e le loro vite, prive di quell'amore appena citato che ha saputo unire due anime in pena nell'affollata Tokyo. Il cinema di Sofia presenta diversi fili conduttori, tra i quali ne prevale uno in particolare: la condizione esistenziale; i suoi protagonisti sono imprigionati all'interno di una gabbia concepita dalle proprie menti. In più occasioni, queste gabbie sono state generate a causa di labili privilegi con i quali gli adolescenti (pre-, o tardo-) inscenati dalla regista si sono consumati, chi per pigrizia e chi per incoscienza. Ella è da sempre legata ai giovani e al loro mondo, tanto minuscoli quanto infiniti, faciloni ma complessi, chiusi e limitati - azzardando, potrei persino affermare di averla conosciuta di persona in questo cammino cinematografico, in quanto l'artista è inequivocabilmente influenzato dalla persona. 

Quella di The Bling Ring è una storia a tratti affascinante, per quanto eticamente scorretta, leggibile attraverso molteplici punti di vista. Certo, prendendone atto, difficilmente ci si farebbe venire in mente il pensiero di costruirci un'opera audiovisiva; eppure, Sofia Coppola lo ha fatto, con risultati che vanno oltre l'inimmaginabile. The Bling Ring è il traguardo, la conclusione di una fantomatica trilogia, iniziata con Marie Antoinette e proseguita con Somewhere. Come nei precedenti lavori citati, lo sguardo di Sofia si limita semplicemente a mostrare, rappresentare, inscenare senza moralismo alcuno. In proposito, la medesima si è espressa: "Ho cercato di essere empatica e di non giudicare. Non che volessi dire che quello che hanno fatto va bene, ma desideravo che il pubblico si facesse una sua opinione. Non mi piace stabilire quello che il pubblico dovrebbe pensare". Ed è proprio così che un qualsiasi autore dovrebbe, per quanto mi riguarda, approcciarsi ad un'opera cinematografica, che essa sia incentrata su una sceneggiattura autobiografica, su un romanzo shakespeariano o, in questo caso, su un articolo di Vanity Fair.

L'intero film si fonda sul pensiero, giusto o sbagliato che sia, del gruppo formato da Rebecca Ahn (Katie Chang), Nicki Moore (Emma Watson), Sam Moore (Taissa Farmiga),  Chloe Tainer (Claire Julien) e Marc Hall (Israel Broussard). Quest'ultimo, appena trasferitosi, sin da subito si lascia trascinare dal suo carattere e dalla sua attrazione per Rebecca, la capobanda. Tuttavia, vuoi perché si tratta dell'ultimo arrivato, vuoi per la sua bontà d'animo che dopotutto si fa risentire, Mark è diverso. Là dove le ragazze desiderano trovare in Mark un cavaliere che le accompagni e le aiuti, Mark in se stesso trova solo tanto caos.

 

Dai caratteri non traspare altro che superficialità, mancanza di valori morali che non siano la fama e la gloria dei social network. Per tutta la durata della pellicola, non assisteremo a nient'altro se non l'attuazione del pensiero del Bling Ring, o per meglio definirlo, la filosofia. Filosofia, che si basa non tanto sul 'semplice' atto di rubare braccialetti o capi di vestiario - i VIP ne hanno talmente tanti, che a stento se ne accorgono - quanto piuttosto sulla trasformazione: entrare nelle loro ville, rubare il loro stile di vita, essere come loro, anche solo per un giorno. Essi hanno ben chiaro a cosa aspirare, poiché il loro obiettivo, nonché i loro modelli, luccicano nel buio pesto della città degli angeli. Dagli svariati furti, il gruppo ne trae un fondamento esistenziale. In un'epoca nichilista come quella in cui viviamo, le case delle star appaiono agli occhi dei giovani come dei templi sacri, nei quali effettuarr gli insegnamenti del proprio culto; potremmo intuire che il motto di quest'ultimo sia "sii qualcuno che non sia te stesso". Tutti sono ossessionati da questi divi, ce n'è sempre uno nella mente dei ragazzi (d'altra parte, questo sistema corrotto li riproduce in quantità infinita), come ce n'è sempre uno nella mente di Sofia Coppola, anche lei ossessionata da tutto questo sbrilluccichio, da queste false personalità, giacenti in un mondo che, per forza di cose, lei conosce pur non essendone protagonista - e vorrei anche vedere, con un gigante come Francis in famiglia. Ella, più di chiunque altro, possiede le doti di muovere la macchina da presa con assoluta grazia, calcando e ricalcando quella manciata di concetti che da sempre si porta addiettro, e che grazie alle immagini e ai suoni, tramutano di volta in volta. Suoni che, come di consueto, possono vantare d'una colonna sonora ottima, perfetta per quel che si vuol narrare - tra i brani spiccano Crown on the Ground degli Sleigh Bells, Bad Girls di M.I.A., Power di Kanye West e Levels di Avicii.

Infine, ognuno raccoglierà ciò che ha seminato. Tra le condanne alla prigione, alla libertà vigilata, ai servizi per la comunità e alle migliaia di dollari di risarcimento, ci sarà persino chi sfrutterà a proprio favore l'idiozia dei mass media, divenendo delle celebrità televisive (fantastico e riflessivo il monologo finale di Emma Watson). Pare che nessuno abbia colto dei benefici da questa faccenda. L'unico, nel quale futuro si intravede un barlume di speranza, è proprio Mark. 

 

 

This is the end. Nell'attesa di un ritorno al cinema di Sofia Coppola, non mi resta che ribadire come quest'ultima, con soli cinque film all'attivo, abbia lasciato la propria impronta riconoscibile e, per il sottoscritto, ineguagliabile, nella storia della settima arte; e se devo lasciar dire la mia al mio entusiasmo fanciullesco e poco serio, tremo al solo pensiero di ciò che può e che potà ancora fare in futuro questa colossale artista.

The Bling Ring. Il peggior lavoro di Sofia Coppola, un'opera grandiosa.

 

Katie Chang, Israel Broussard, Emma Watson, Claire Alys Julien, Leslie Mann

Bling Ring (2013): Katie Chang, Israel Broussard, Emma Watson, Claire Alys Julien, Leslie Mann

Sofia Coppola

Bling Ring (2013): Sofia Coppola

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