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Tutti contro tutti

Regia di Rolando Ravello vedi scheda film

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La recensione su Tutti contro tutti

di mc 5
10 stelle

Davvero riuscita quest'opera prima firmata da Rolando Ravello, che l'ha pure sceneggiata assieme al valido Massimiliano Bruno. Ravello fa cinema e teatro da una vita e ha conosciuto anche la grande popolarità televisiva attraverso una acclamata biografia di Pantani. Bruno invece, come regista, ha già infilato un paio di grossi successi al nostro botteghino. Entrambi condividono un approccio nuovo alla commedia italiana, basato spesso sui legami stretti rispetto alle tensioni sociali predominanti. Il tutto raccontato in modo leggero ma non troppo, calibrando con sapienza l'allegria e la malinconia, il divertimento con un retrogusto amaro che non può che fare bene alla nostra commedia. Perchè poi la migliore commedia all'italiana questo ha sempre fatto: ha raccontato la realtà, brutta o bella, lasciando trapelare uno sguardo agrodolce sul nostro presente. Almeno fino a quando non sono arrivati i Vanzina coi cinepanettoni a compiacersi (e a compiacere il pubblico) dei difetti degli italiani e dell'Italietta berlusconiana, dove i cummenda scoreggioni e le mignotte d'assalto erano gli invincibili campioni. Ma per fortuna i tempi sono cambiati, anche grazie a gente come Bruno e Ravello, i quali hanno scritto una storia gradevolissima, godibile ma anche tanto malinconica e romantica. La vicenda è quella, sullo sfondo di un'umanissima Tor Bella Monaca, dunque "periferia abbandonata" della Capitale, di una famiglia (allargata a cognati, nonni e nipotini vari) che una domenica mattina si ritrova a celebrare in letizia la comunione di uno dei bambini. Il tutto prende le mosse dal fatidico momento quando tutto il parentado rientra a casa (con tanto di vassoi di pastarelle in mano) e scopre che nelle due o tre ore d'assenza per la cerimonia in chiesa, una oscura famiglia pugliese supercafona è penetrata nell'appartamento e lo ha di fatto occupato. Nelle ore successive alla tragica scoperta, su quel pianerottolo accade di tutto; assistiamo a tutta la gamma possibile delle reazioni umane di fronte a quella che è una piccola -ma anche immensa- tragedia: l'essere stati scacciati di casa con la sopraffazione. E allora le si pensa un pò tutte. Prima si prova a dornire, sistemandosi in qualche maniera, nella casa del cognato, ma sorgono ben presto problemi di convivenza. Poi i protagonisti decidono di giocare in attacco: diventano loro stessi "occupanti" creando una sorta di appartamento-bivacco nel pianerottolo della loro ex-abitazione, ma i risutati sono più che deludenti. A quel punto scatta un piano, che prende le mosse da certe debolezze sessuali dell'occupante pugliese abusivo. Ma mi fermo qui, perchè la sceneggiatura è davvero gradevole e il film va gustato al cinema. Però di cose da dire ce ne sarebbero, eccome. Per esempio tutto un mondo collaterale a quella accanita battaglia quotidiana di quei poveri cristi per recuperare ciò che era stato loro tolto. E forse la cosa più riuscita del film è proprio questo dipingere personaggi e volti con pennellate leggere ma tremendamente reali, autentiche, per cui lo spettatore entra in empatia con ogni personaggio, nel bene e nel male. Per esempio i vicini di pianerottolo indiani, una coppia di brave persone, pacifiche e solidali. Oppure il pianeta adolescenziale della ragazza, raccontato con rara delicatezza. Anche se forse il ruolo più negativo di tutti è proprio quello meglio interpretato. Grazie ad uno straordinario attore come Antonio Gerardi (già visto nei panni di un odioso generale in "Diaz") facciamo la conoscenza di tale Macchiusi, un titolare di bar che in realtà è un contenitore di odio, razzismo, violenza, criminalità. Raramente il cinema italiano aveva raccontato la malvagità umana a questi livelli, e solo il magnifico Gerardi ci poteva riuscire, utlizzando sfumature espressive e corde attoriali che per qualche secondo mi hanno fatto pensare a Volontè. Ma proprio venendo al cast, scopriamo che le scelte degli attori sono tutte felicissime. Ravello stesso (oltre che autore e regista è anche attore protagonista) è semplicemente perfetto offrendo una prova sofferta e molto autentica. Kasia Smutniak, nel film la sua giovane moglie polacca, è adorabile, bravissima e bellissima in uguale misura. Stefano Altieri, nel ruolo di un nonnetto vispo e rompicoglioni, è impagabile. E come non rimarcare la presenza di uno degli attori italiani più valorosi di sempre? Un Marco Giallini più strepitoso che mai...con quella sua faccia straordinaria, con quella sua espressione da avventuriero, con quel suo volto segnato da mille ipotetiche esperienze di vita, per me lui è l'Harry Dean Stanton italiano. Ma mi fermo qui, perchè se penso alla sua passione per le moto o alla sua collezione di vinili rock, se continuassi potrei finire per erigergli un monumento. Ma non è finita qui, anzi il meglio viene coi personaggi secondari. Detto della splendida prova di Gerardi, possiamo evidenziare un ritrovato Flavio Bonacci, che peraltro io ricordo (ero poco più che un bambino) alle prese col Teatro di Dario Fo. E vorrei concludere questa rassegna sul cast con una attrice brava e bella (qui nel ruolo di una dolce maestrina) ma ahimè troppo poco sfruttata dal nostro cinema: Lorenza Indovina. Da segnalare infine un brillante commento musicale affidato al noto cantautore Alessandro Mannarino, che qui pare ispirarsi a melodie dal sapore marcatamente balcanico. Il film non è di quelli destinati ad incassi favolosi e temo dunque che uscità presto dal circuito delle sale: approffitàtene, è un vero gioiellino italiano.
Voto: 9/10

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