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Eye in the Sky

Regia di Nai-Hoi Yau vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Eye in the Sky

di AndreaVenuti
7 stelle

Eye in the Sky è un film di Hong Kong del 2007 e segna il debutto dietro la macchina da presa di Yau Nai-hoi, storico sceneggiatore della Milkyway di To che tra l'altro ha prodotto  il film con la sua casa di produzione.

Il debutto di Yau ha ottenuto ottimi riscontri di critica in patria (Hong Kong Awards al miglior regista esordiente) mentre da noi è passato leggermente in sordina, tuttavia il film merita assolutamente la visione nonostante un cambio stilistico nel finale rispetto ai grandi classici della Milkyway.

 

Sinossi: La storia è incentrata sul lavoro dell'Unità di sorveglianza della polizia di Hong Kong, guidata dal sergente Wong (Simon Yam), il quale insieme alla sua squadra hanno il compito di vigilare ed eventualmente incastrare una banda di rapinatori, il cui leader è  l'astuto Chan Chong (un sempre in forma Tony Leung Ka-fai).

 

locandina

Eye in the Sky (2007): locandina

I primi 40/45 minuti di film sono perfetti e si concentrano sui scrupolosi e accurati metodi d'indagine del surveillance team guidati da un calzante Simon Yan (veramente una prova eccelsa); già dalle prime sequenze troviamo diversi elementi che rimandano al cinema della Milkyway tra cui la stilizzata e sintetica eleganza che tende all'omissione di elementi di introspezione come approfondimento dei personaggi o relazioni amorose, tuttavia il film soffre per la mancanza di soggetti borderline, quindi troviamo una netta distinzione tra "buoni" e "cattivi" (scelta espressamente voluta dalla produzione per motivi economici).

 

La regia è di alto livello e lo dimostrano i tantissimi movimenti di macchina in cui ritroviamo le più svariate funzioni (selettiva, estensiva, tensiva, connettiva, ecc), quindi il regista opta per dare molto importanza e risalto alle inquadrature (tipico della Milkyway di To); anche la sceneggiatura è ben scritta, prsentando un plot intrigante

 

Oltre ad una buonissima regia ritroviamo altri marchi di fabbrica della poetica di To:

 

1) La perdità di centralità narrativa dell'indagine in cui le deduzioni logiche sono sostituite da colpi di fortuna, mi riferisco ad esempio alla sequenza di fatman, personaggio interpretati come sempre un grandissimo Lam Suet.

 

2) Il destino crudele che si materializza nel momento meno opportuno.

 

A questo punto vi parlo del finale a mio modo di vedere non del tutto azzeccato e troppo accomodante e buonista quindi lontano da epiloghi schioccanti e fatalisti a cui To ci ha abituato; detto questo il film complessivamente è apprezzabile ed originale.

 

 

 

 

 

 

 

 

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