Regia di François Ozon vedi scheda film
"Ma a piedi nudi la pioggia non potrà danzare". E' questo il titolo che avrei dato a questo film, intrigante e immaginifico. Non quel "Nella casa", tanto thriller, quanto allusivamente horror. Perchè questa frase punteggia una svolta importante nella trama, e perchè ritorna, come quell'incipit elegiaco che scandisce l'intero racconto, come il numero di pagina di un testo scritto: "continua". "Ma a piedi nudi la pioggia non potrà danzare", che diavolo significa?, si chiede una delle protagoniste... e questo chiunque si può chiedere, senza una vera risposta, almeno quel tanto che basta per riconoscere che ogni eventuale interpretazione sta nel fascino dell'affermazione, o nella sua insensatezza, nella nostra capacità di ricostruirne un senso, una misura, una forma. E questo forse il film ci racconta. Che l'immaginazione a volte è l'unica realtà, più reale dello stesso reale, più pericolosa dello stesso curioso coraggio, che porta il protagonista ad inventare una nuova vita, o a vivere una vita inventata. Ma su questo palcoscenico, dove ci si chiede ancora una volta se sia l'arte (la letteratura, in questo caso), a dover imitare la vita, o piuttosto il contrario, ecco che alcuni rispondono che sì, l'arte è soltanto un riflesso (sbiadito ed insolito, come le opere della galleria "Il labirinto del Minotauro"), altri che la vita invece deve essere costruita come un romanzo, pagina dopo pagina, creando aspettative, colpi di scena, pericoli, emozioni... Altri infine non rispondono, quasi a ritrovarsi solamente personaggi commerciali di una storia, che in fondo soltanto subiscono (la loro esistenza), e mai veramente interpreti.
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