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Foxfire - Ragazze cattive

Regia di Laurent Cantet vedi scheda film

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La recensione su Foxfire - Ragazze cattive

di OGM
8 stelle

Nel 1996 era un film made in USA con Angelina Jolie. Adesso è il francese Laurent Cantet, quattro anni dopo Entre les murs, a proporre la sua versione dell’omonimo romanzo della scrittrice Joyce Carol Oats. E a riportarci nella provincia americana della gioventù bruciata, negli anni cinquanta delle ribellioni a sfondo criminale, che usavano la violenza per segnare il cambiamento e rivendicare il diritto ad una felicità diversa di quella predicata dai padri fondatori. Questa storia non è però un tardivo tributo al mito generazionale di James Dean. È un racconto scritto dalla prospettiva di una ragazza in fuga da una società maschilista, che trova, in un gruppo di sue coetanee, un trasgressivo senso di appartenenza ed i mezzi per affrontare il comune nemico: l’uomo che disprezza e maltratta le donne e che, in generale, non ha rispetto per i più deboli. Il segno distintivo della banda denominata Foxfire è una fiamma rossa tatuata sulla spalla. Quel fuoco fatuo  è l’energia intensa ed improvvisa che accende l’animo di coloro che vivono l’istante, cogliendo al volo le occasioni di attaccare gli avversari e far sentire la propria minacciosa presenza. Il capo delle ribelli è una certa Margareth, detta Legs, una vera e propria giustiziera, che fa della vendetta il suo scopo di vita. Resistere ai soprusi, rendendo pan per focaccia, è il semplice principio di una piccola organizzazione di fanciulle offese dalla malasorte e dai potenti, che si armano di rabbia e di ingegno per autodifesa, al fine di porre un limite ai crudeli effetti di una mentalità arretrata e discriminatoria. Come il vecchio Jerry, seduto su una panchina a rievocare i bei tempi della Rivoluzione d’Ottobre, quelle adolescenti sono le eroine del loro personale sogno di un mondo migliore. Interpretano il loro ideale libertario aggredendo tutto ciò che, con i fatti e con i pensieri, rappresenta la sua cinica negazione: gli esercizi commerciali che foraggiano la tirannia del denaro, gli uomini che allungano le mani sulle ragazze, i ricchi che sfruttano i poveri. Femminismo e anticapitalismo si fondono in una sorta di comunismo di genere, che unisce le donne più arrabbiate e determinate in una corporazione che pratica l’aiuto reciproco, unendo le forze e condividendo le risorse, e che, allo stesso tempo, è un nucleo combattente a carattere paramilitare. Prima di impugnare la pistola, le sue appartenenti applicano l’arma della seduzione, per procurarsi denaro e realizzare i loro piani sovversivi. Nelle loro azioni, la figura della donna sottomessa si trasforma, con una subitanea metamorfosi, in quella di un subdola maliarda, che con un balzo si affranca dal ruolo della vittima per diventare padrona e carnefice di chi credeva di poterla fare sua. La bellezza e la remissività fungono da esca in un gioco iniziato su banchi di scuola, ma poi cresciuto fino ad assumere le proporzioni di un complotto da gangster. Maddie, una seguace della prima ora, assiste a quella escalation e la descrive nel suo diario, che finisce per diventare il suo punto di osservazione appartato, dove coltivare lo spirito critico necessario a riconoscere la degenerazione in atto e decidere di prenderne le distanze. Questo film è un’avventura di formazione che esce dai binari; i suoi personaggi vanno incontro alla maturità imboccando strade sbagliate, ed è per vie disparate e tortuose che pervengono alla redenzione. Anche imporsi artificiosamente un’identità collettiva può essere un errore decisivo: voler, a tutti i costi, camminare insieme, espone al rischio di perdere l’equilibrio e di sbandare. Legs, Maddie e le altre finiranno per cadere, ma si rialzeranno ognuna a proprio modo. Cercando, possibilmente, di non pensarsi più come guerriere solitarie, scollate dal contesto di una Storia che appartiene a tutti.

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