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Sister

Regia di Ursula Meier vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Sister

di laulilla
6 stelle

Una località montana, dove nei grandi alberghi vivono turisti molto ricchi che distrattamente ogni giorno incrociano sulla funivia uomini, donne e ragazzini – abitanti del villaggio sottostante – che lavorano per loro. Talvolta su quella funivia si incrociano e prima o poi si guarderanno, finalmente, Simon e Louise.

 

In una località svizzera di montagna arrivano molti ricchi turisti, così pieni di soldi da non preoccuparsi troppo se un ragazzino povero rubacchia il cibo dai loro zaini, o i guanti, o gli occhiali, o la giacca a vento o addirittura un paio di sci lasciati incustodit, che presto riacquistano senza problemi.
Questo è ciò che vediamo sbigottiti davanti allo schermo, mentre trepidiamo per il ladruncolo, Simon (Kacey Mottet Klein), un piccino di cui nessuno si occupa. Egli vive in una “torre”, cioè in un casermone popolare e solitario, appena al di sotto delle piste innevate, che egli raggiunge in funivia, vestito come deve essere vestito un bambino ricco che scia, ovvero con il casco, la giacca a vento, gli occhialoni, i guanti. Nessuno nota la sua solitudine: tutti invece credono con indifferenza alle sue spiegazioni: i genitori non sono con lui perché hanno ben altro da fare: gestiscono un grande albergo.

In realtà Simon non ha genitori: sono morti, come veniamo a sapere in un primo momento. La giovane ragazza, Louise  (Léa Seydoux) che invece abita con lui e che lavora fuori – assentandosi per lunghi period durante i quali Simon si sente ancora più solo – è sua sorella.

Non tarderemo a capire che alle assenze per lavoro Louise somma anche assenze per incontri più o meno turbolenti con uomini che ama o che crede di amare e che sono tutti, senza eccezione, prepotenti e violenti.

 

Vivere con Simon pesa molto a Louise, perché le sembra che il piccolo ostacoli il suo tentativo di crearsi una relazione stabile con un uomo che le piaccia, come l’ultimo, che convive da qualche giorno con lei nel casermone e che vorrebbe allontanare il piccolo per un po’.


Sempre più dolorosamente escluso, Simon si vendica semplicemente raccontando a quel signore la verità su Louise. 

 

 

 

 

 

 

In questo modo il film pone a noi, finora del tutto ignari di questa realtà che irrompe con un colpo di scena improvviso, inquietanti interrogativi su Louise, poiché ci induce a riflettere intorno a numerosi luoghi comuni: il naturale e incoercibile sentire materno di tutte le donne o il ruolo autorevole dei genitori...

 

Il passaggio tra i due momenti del film non è brusco: il racconto prosegue con l’analisi attenta dei comportamenti e delle loro motivazioni, all’origine delle quali continuiamo a scorgere l’estrema povertà materiale e culturale, che infine spiega il disperato bisogno di amore e di sicurezza del piccolo Simon.
La storia potrebbe apparire rischiosa e pericolosamente incline al mélo, ma ciò non avviene, poiché continua a scorrere con la stessa cronachista narrazione davanti ai nostri occhi – che senza lacrime avevano visto nella prima parte del film il delinearsi dei due personaggi attraverso un racconto asciutto e privo di compiacimenti lacrimosi.

 

Le interpretazioni di Léa Seydoux e del piccolo Kacey Mottet Klein – nei rispettivi ruoli di Louise e di Simon – concorrono alla riuscita del film della brava Ursula Meier, la regista svizzera, al suo secondo lungometraggio, apprezzato al Festival Internazionale di Berlino (2012), dove ottenne l’Orso d’argento, oltre che una menzione speciale per la regia.

Nel 2013 arrivò la Nomination del premio Cèsar per Kacey Mottet Klein come miglior attore esordiente.

 

Film attualmente ricuperabile in streaming.



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