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I sospiri del mio cuore

Regia di Yoshifumi Kondô vedi scheda film

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La recensione su I sospiri del mio cuore

di Antisistema
7 stelle

I due fondatori dello Studio Ghibli, Takahata e Miyazaki, dopo aver diretto per esso svariate opere, essendo giunti già all'epoca ad una certa età, decisero che era l'ora di iniziare a svezzare le nuove leve tra i loro allievi più promettenti, per far si che lo Studio potesse avere un futuro all'infuori di loro due. Miyazaki scelse di avvalersi di Yoshifumi Kondo, uno dei suoi allievi prediletti che aveva già lavorato come direttore dell'animazione per film di alto valore come "Una Tomba per le Lucciole" e "Only Yesterday". Il film di debutto con cui Kondo si farà conoscere è "I Sospiri del mio Cuore", uscito nel 1995 nei cinema e portato nel 2011 in Italia dalla Lucky Red.

La storia come da tradizione è semplice, Shizuku è una ragazzine delle medie, che si è auto-imposta 20 romanzi da leggere durante le vacanze e ha scritto un adattamento su cui non si sente soddisfatta di "Take me Home", chiamato "Country Road", che rimaneggia nella speranza di renderlo perfetto. Tutto fila ordinariamente, sino a quando Shizuku vede sui fogli dei libri che lei prende in prestito, il nome di Seiji Amasawa. Fantasticando su quando possa essere figo e bello, in realtà constaterà che il ragazzo un pò stronzo e acido nei suoi confronti. Approfondendone però la conoscenza, scoprirà che egli è un costruttore di violini con un sogno nel cassetto da voler realizzare. 

Il compito di Kondo non era certo facile, poiché doveva dimostrare di essere in grado di reggere sulle sue spalle il peso di un enorme derivante dall'eredità dei suoi due illustri predecessori. Alla luce del risultato ottenuto, si può dire che il lavoro è più che positivo. Kondo non è Miyazaki e neppure tenta giustamente di imitarlo visto che si sente maggiormente attratto dalle atmosfere che permeano i film di Takahata, tanto che decide di impostare il film in chiave realista a dispetto di una locandina ingannevole che lascia presagire un film fantasy. Kondo ci racconta della vita quotidiana di Shizuko, alle prese con l'ultimo anno delle medie con annessi dubbi, responsabilità, difficoltà e incertezze verso un futuro indefinito all'orizzonte innanzi al quale nutre un comprensibile timore.
Niente di nuovo o di originale, ma Kondo narra il tutto con una delicatezza e una maestria quasi da veterano. Tutti questi elementi sono conditi da situazioni quotidiane come il rapporto con le sue amiche, il suo hobby verso la lettura e i sentimenti che nutre verso Amasawa. La componente sentimentale fortunatamente è raccontata con garbo e riserbo, senza scadere nello smielato che affligge molti film che trattano questo argomento, ma nonostante questi accorgimenti la concezione di amore presente nel film risulta molto idillica e inverosimile, per dei ragazzini di quell'età. 
Nel corso della pellicola la presenza alla sceneggiatura di Miyazaki si sente sin troppo, concretizzandosi in una seconda parte di storia dalle atmosfere più seriose che cozzano contro la delicata semplicità di fondo impressa da Kondo. A causa delle scelte di Miyazaki, molti personaggi di contorno come Yukiko (amica di Shizuku) scompaiono dalla pellicola e purtroppo il finale risulta aberrante, essendo adatto più ad una favoletta tipica della sua filmografia che ad una storia di impronta realistica. 

Gran parte del merito del risultato artistico del film, va dato all'eccellente regia di Yoshifumi Kondo. Raramente un debuttante riesce sotto il versante tecnico a lasciare il segno e sicuramente lui rientra tra costoro. Kondo conosce bene il mezzo registico e sapendo che curando il particolare si ottiene un'ottima messa in scena, egli si focalizza sui piccoli gesti che rendono grandi film del genere, come ad esempio una mano che stringe l'altra o uno sguardo abbassato in segno di imbarazzi, ottenendo sequenze estremamente realistiche e sentite. Il tutto è accompagnato dall'ottimo uso di una fotografia crepuscolare che conferisce alle scene una sorta di malinconia che ben si amalgama con l'idea di tramonto di una fase della vita, per aspettare il sorgere di un nuovo futuro che illuminerà l'orizzonte della vita. 
Kondo con la telecamera sofferma su Shizuku mettendo in scena la sua testardaggine, le sue ansie ed i suoi dilemmi. Sublime per come è girata la sequenza dove rappresenta l'imbarazzo della ragazza dopo dichiarazione di un suo amico, oppure la scena dove canta "Country Road" e mano a mano si aggiungono altre persone all'accompagnamento musicale. 
Tutto ciò è accompagnato dalle raffinate note di Juuji Nomi, che con piccole pizzicate sulla corda dello strumento musicale e qualche lieve spruzzatina di musica elettronica, riescono a fondersi bene con la regia.

Il film non è di certo perfetto, poiché un occhio attento noterà subito che Yoshifumi Kondo mirava ad aspirazioni ben più elevate, tentando di seguire una via realistica in netta antitesi con le solite opere dello Studio Ghibli, mentre Hayao Miyazaki che aveva firmato la sceneggiatura, voleva di certo ad ambizioni ben più basse, puntando sull'usato sicuro con il solito clicchè della storia d'amore tra i protagonisti resa in modo idilliaco e qualche elemento fantasy per sbancare il botteghino. Nello scontro tra i due finisce con il prevalere per lo più l'opprimente controllo di Miyazaki e quindi ci ritroviamo una storia riuscita solo in parte poiché la libertà artistica non è stata concessa del tutto.
Nonostante l'indubbio talento, Kondo si è fermato a questo film per causa di forza maggiore, poiché si è spento a soli 48 anni. La sua morte ha privato lo Studio Ghibli del successore di cui Miyazaki tanto sentiva bisogno e che avrebbe fatto tutti noi piacere ammirare in altri film, in cui poteva esprimersi in modo più personale e autoriale.

 

scena

I sospiri del mio cuore (1995): scena

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