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Trust

Regia di David Schwimmer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Trust

di maghella
8 stelle

Annie è una ragazzina di 14 anni, da qualche settimana ha conosciuto in chat un ragazzo di un paio di anni più grande di lei: Charlie.
La famiglia di Annie è unita, una sorellina più piccola e un fratello maggiore che sta preparandosi per andare al college. Due genitori giovanili e attenti, complici e innamorati, che parlano con i propri figli e vivono con loro le esperienze quotidiane.

Annie si apre con Charlie confidandogli i suoi segreti, e il telefono presto diventa indispensabile nelle ore della giornata, il segnale sonoro «dell'arrivo messaggio» in chat è un richiamo irresistibile, anche nelle ore scolastiche o a pranzo e cena.

Charlie dice a Annie che in verità non ha 16 anni, ma 20. Annie rimane sconcertata, ma quando riceve la foto del ragazzo in tenuta sportiva, decide che in fondo la bugia è «innocente». Le confidenze tra i due diventano più intime, i messaggi presto diventano anche telefonate notturne.

Charlie dice a Annie che non ha 20 anni, ma 25. Annie, ormai innamorata, continua a non capire il motivo per cui Charlie le mentisca così.

La vita di Annie procede tranquilla di giorno, tra scuola, amiche, feste e famiglia, la storia d'amore con Charlie cresce, si intuisce che i due condividano forse anche confidenze sessuali. I genitori, nonostante siano al corrente di questa amicizia, non capiscono fino a che punto stia diventando importante.

Approfittando del fatto che i genitori di Annie si allontano per accompagnare il figlio maggiore al college, Charlie chiede un incontro al centro commerciale. Annie, felice si presenta all'appuntamento, ma la delusione diventa dolore profondo quando si accorge che Charlie non ha né 16, né 20, né 25 anni ma almeno 35/40.

Da questo punto in poi il film diventa drammatico, senza ma e senza se. Annie, che pure sembrava essere una ragazza matura e attenta, nell'incontro con l'orco dimostra tutti i suoi 14 anni e ci casca con tutti e due i piedi nella rete tesa dal pedofilo schifoso che la raggira, usando tutte le sue armi  a disposizione.
Le dice che la ama, che l'età non conta quando due anime gemelle si incontrano, che è bellissima, che è unica, che staranno sempre insieme nonostante tutto e tutti. Annie si sente unica davvero e (forse) per la prima volta bellissima e donna, si lascia così condurre in una squallida camera d'albergo, e consuma con Charlie il suo primo rapporto sessuale.

Dopo quell'incontro Charlie sparisce dalla chat, non risponde al telefono, Annie è disperata e nervosa, la sua migliore amica (che l'aveva vista al centro commerciale con quell'uomo tanto più grande di lei) al corrente di tutto l'accaduto denuncia alla polizia che Annie ha subito una violenza sessuale.
 
Ricevere una notizia del genere per un genitore deve essere un dolore senza uguali, così i genitori di Annie affrontano il problema in modo differente: la madre in maniera amorevole cerca di consolare la figlia più che capirla, il padre si lascia prendere da una rabbia irragionevole (o forse no) e si prefigge come unica cosa quella di prendere il porco maiale che ha abusato della figlia.

Il film riesce davvero bene ad approfondire gli aspetti psicologici dei vari protagonisti e delle angosce che attraversano.
Annie (Liana Liberato) in un primo momento protegge Charlie e il «loro amore», è rabbiosa contro l'amica che l'ha denunciata, contro il padre che la sorveglia, contro tutti che continuano a vedere la sua prima esperienza sessuale come stupro e non come atto d'amore. Dopo tempo, dopo alcuni incontri con una psicologa, dopo che l'FBI le mostra altre foto di vittime del suo Charlie (una di soli 12 anni), Annie capisce cosa ha subito, e la vergogna e la delusione di essersi comportata come una stupida la fa precipitare in un abisso di depressione e rabbia.

Il padre (Clive Owen) è preso completamente dalla rabbia. Lui che lavora come pubblicitario ed è abituato a mostrare il corpo di giovani (sempre più giovani) modelle in maxi foto o in video sexi, non ammette che la sua piccola bambina sia stata oggetto di desideri spinti e pornografici da parte di adulti, di uomini come il suo stesso collega di lavoro, con il quale spesso ha riso su battute becere riguardo giovanissime cameriere. Non comprende più sua figlia, non riesce più a parlarle ma solo a controllarla. Rimane schifato dalle conversazioni intime che Annie ha avuto con Charlie in chat, in cui dimostrava dimestichezza con un gergo spinto, fin troppo curioso sul sesso.

La madre (Catherine Keener) rimane mamma fino alla fine, preoccupata che la figlia non venga trattata da puttana, che non si senta puttana, cerca di farle recuperare una parvenza di normalità.

Non solo Annie è stata violentata quel giorno dal porco pedofilo, ma tutta la sua famiglia, tutti quelli che le vogliono bene hanno subito la violenza di vedere calpestare una giovane e bella vita come quella di Annie. Mi fa tanto rabbia quando in situazioni come quella raccontata in questo bel film si dice: «ma come hai fatto a non rendertene conto? come hai fatto a cascarci?» Annie ha solo 14 anni, e come tale ha vissuto un'esperienza che le è capitata, in maniera innocente e spensierata (è l'età stessa che lo permette), sono gli adulti che dovrebbero capire e gestire da adulti certe situazioni. I pedofili come quello di questo film, sono dei predatori, che si sanno camuffare e sanno ingannare persone sensibili e giovani, conducendo doppie vite.

Il finale del film è spietato e cattivo, molto realistico, lascia l'amaro in bocca e un senso di impotenza molto deprimente. 

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