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Il dittatore

Regia di Larry Charles vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il dittatore

di axe
6 stelle

L'ammiraglio generale Aladeen è il dittatore della nazione di Wadiya, ricca di risorse naturali ed abitata da un popolo ormai rassegnato alle stranezze ed alla brutalità del suo despota, il quale riceve un invito per recarsi a New York, al fine di poter tranquillizzare, parlando nel consesso dell'O.N.U., la comunità internazionale circa i fini delle sue politiche in materia di energia atomica. Appena giunto in America, Aladeen è vittima di un complotto ordito dallo zio e ministro Tamir, che lo sostituisce con un sosia imbelle destinato a firmare una carta costituzionale la quale consentirà all'infedele gerarca di "svendere" le risorse di Wadiya ai migliori offerenti. Aladeen, cha pochi giorni per riprendere il suo posto, ma prima deve ambientarsi a New York. Lo aiuta Zoey, una giovane attivista statunitense, il cui "collettivo" di produzione alimentare ha casualmente un contratto di fornitura con il grande e sorvegliatissimo albergo che ospita l'evento della firma. Sacha Baron Cohen, noto per aver interpretato Borat nell'omonimo film, torna a far satira politica e sociale nelle vesti del generale Aladeen, prototipo e caricatura del dittatore mediorientale. Ammantato di fondamentalismo islamico, odia gli ebrei ed Israele, ritiene inferiori le persone di colore e le donne, ed ovviamente non ha rispetto per gli stranieri in genere. Megalomane e sanguinario, non ha scrupoli nell'ordinare l'esecuzione di chiunque lo contraddica o, semplicemente, non gli sia gradito. La sua vita non è stata difficile; è abituato a primeggiare in tutto, non per bravura, ma perchè il suo popolo è costretto con il terrore a consentire ciò. E' pertanto comprensibile la sua difficoltà nel momento in cui si trova nella città di New York privo di ogni punto di riferimento, con l'esclusione di Zoey, la quale, ignara della vera identità dell'uomo, lo accoglie nel suo "collettivo". Inizia così un percorso di crescita, che lo porta a sventare il complotto e - grazie anche all'influenza dell'amore, un sentimento per lui inedito, essendo stato abituato in patria a concepire le donne come oggetti da possedere - instaurare in patria una facciata di democrazia. L'opera non vuole stigmatizzare l'immagine del dittatore. Egli è presentato per ciò è che nei primi minuti di racconto; non sorprende se non in positivo. La critica colpisce alcuni aspetti delle moderne democrazie. Il dittatore, nel suo monologo conclusivo, ne deplora l'inconcludenza, sulla quale possono prosperare personaggi oscuri, i quali utilizzano le proprie possibilità economiche per depredare territori e popoli, a volte nella loro inconsapevolezza. Finisce alla berlina, inoltre, un certo tipo di attivismo. Il "collettivo" di Zoey accoglie persone in difficoltà e relative istanze di ogni genere. Finchè ad ogni individualismo è lasciata facoltà di prosperare, la produzione langue. Solo sotto il rigido controllo di un singolo si ottengono risultati concreti. Il film, in parte girato con lo stile del falso documentario, è permeato di invettive razziste e sessiste, nelle quali può essere difficile, a primo impatto, riconoscere la valenza di satira; inoltre alcuni argomenti sono trattati in maniera un po' "estrema" - esempio, la sequenza del parto - pertanto la visione può risultare disturbante. Chi ha apprezzato Borat - come me, ma dopo averlo visto una seconda volta - ed il suo seguito, tuttavia, può ben dare una possibilità a quest'opera.

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