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Le Idi di Marzo

Regia di George Clooney vedi scheda film

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La recensione su Le Idi di Marzo

di Baliverna
7 stelle

In piena epoca obamiana, un ritratto a tinte fosche delle retrovie della politica, ma anche una lancia spezzata per il presidente in carica.

Clooney ci offre un interessante spaccato dei retroscena delle campagne elettorali americane, dove contano molto le strategie, le frasi da dire, l'immagine da dare e poco le vere intenzioni o i veri contenuti. Ha girato un film non spettacolare o sensazionalistico sulla politica come spettacolo e messa in scena, quasi quindi un'inversione delle parti rispetto ad altre opere. Tuttavia la pellicola non è una svalutazione o una presa di distanze dalla politica stessa, perché il cuore democratico del regista si vede chiaramente nelle interviste rilasciate dal suo personaggio. Sono così chiare e esplicative da peccare di didascalismo, ma rivelano anche, appunto, la sua fede in un tipo preciso di azione politica, soprattutto su certi temi dibattuti come l'aborto e i matrimoni omosessuali.
Se Clooney è un convinto democratico e crede in quei valori, questi sono gli unici che si salvano veramente, che vengono cioè presentati come buoni, in una pellicola che picchia impietosa su tutti i personaggi. In certi casi non contano più neppure le idee politiche, ma solo il salire sul carro del vincitore, qualunque esso sia. La simulazione, la falsità e l'opportunismo la fanno da padroni; ma anche il paladino delle "idee giuste", cioè il personaggio dello stesso Clooney, dimentica la sua famiglia davanti alla bella e giovane stagista, ed è disposto a barare pur di coprire il suo peccato. La vittima più o meno innocente di questo gioco sporco e di questa ipocrisia è la ragazza, che finisce per essere usata dall'uno e dall'altro uomo, tenuta nascosta, e poi buttata quando non fa più il caso, con ingiunzione d'aborto. Per di più, lei è una dei pochi ad avere una vera fede politica e a non pensare solo al saltare sul carro quando passa tra gli osanna della folla.
La visione delle campagne elettorali americane che ci dà la pellicola ha di che interessare, e di che insegnare su quel mondo a noi poco noto. Pure il lavoro sui personaggi è interessante, anche perché nessuno di questi è stereotipato o semplicistico.
George Clooney si conferma un divo non vacuo e di cartapesta, ma un uomo con le sue cose da dire, il suo talento anche registico, e la sua idea di cinema, non superficiale o facile. E' infatti un film costruito sui dialoghi, come si usava negli anni '70, senza azione o inseguimenti. Il Clooney della vita non mi è simpatico, ma i suoi film non mi hanno mai deluso, e in certi casi dato un'ottima impressione (come Michael Clayton).

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