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Professione assassino. The Mechanic

Regia di Simon West vedi scheda film

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La recensione su Professione assassino. The Mechanic

di nickoftime
4 stelle

Dopo The Transporter ed ora con The Mechanic gli appellativi proletari stanno diventando il cromosoma di riferimento per un corpo attoriale come quello di Jason Statham, duro tra i duri consacrato da un ciambellano d’eccezione come Silvester Stallone che l’ha chiamato a far parte di quel gruppo di Tamarri senza gloria dal nome che  assomiglia ad un avviso di scadenza. Eppure sono proprio questi nomi scolpiti nella faccia ed anche nei muscoli senza sorpresa dell’attore inglese a delineare dinamiche di lotta fatte di carne e lavoro fisico, lontano dalle sofisticherie tecnologiche e visionarie di tanto cinema d’azione contemporanee. Qui il pane bisogna guadagnarselo con il sudore della pelle e senza tener conto dell’acconciatura dei capelli. Si bada al sodo, nonostante i mimetismi messi in atto per confondere le acque facendo finta di essere qualcos’altro, non solo un film costruito su un'unica ossessiva idea, quella della vendetta a tutti i costi, ma anche una storia di solitudine e di amicizia (virile), di figure putative ed addirittura di amori impossibili.

 

Insomma quasi una visione del mondo se non fosse che la regia è di Simon West, un tipo che non conosce sfumature. La prima scena a questo proposito può essere indicativa: ci troviamo in una casa non meglio specificata ed assistiamo all’uccisione di un uomo che sta nuotando nella sua piscina. La dinamica ricorda quella di una scena dello squalo con il corpo della vittima trascinato verso il fondo nonostante il tentativo di liberarsi da quella morsa. Ad ammazzarlo un sub killer  venuto da chissà dovè. Segue fuga impossibile con tanto di nuotata del morto simulata dal suo assassino per evitare di essere scoperto dagli uomini che sorvegliano la casa. Ecco in questi primi concitati minuti c’è tutta l’essenza di un film che non riesce a regolarsi, schizofrenicamente diviso tra il tentativo di prendersi sul serio, come la faccia tenebrosa e corruciata del suo interprete, e la tendenza ad un weirdo che l’invenzione acquatica, ammesso che di questo si possa parlare per una pellicola che ruba a destra ed a manca, sintetizza in maniera emblematica. Il resto come dicevamo è una lenta discesa nel solito bagno di sangue e giustizia privata (il film potrebbe addirittura essere un remake di quello di Charles Bronson ma poco cambia), a cui partecipa anche un secondo incomodo interpretato da Ben Foster il quale per adeguarsi all’ambiente sfodera anche lui lo stesso sguardo per l’intera durata della pellicola.

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