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Il monello

Regia di Charles Chaplin vedi scheda film

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La recensione su Il monello

di kubritch
10 stelle

Si può piangere dall'inizio alla fine di un film facendosi qualche qualche calda risata di tanto in tanto? Commozione equivalente a sentimenti ritrovati: così me lo spiego. Reazione a tempi oscurantisti e cinici, disumanizzanti. Il più grande merito del cinema è quello di aver messo al centro della scena l'uomo comune e di aver reso disponibile le sue creazioni a tutti e non soltanto a qualche anima bella come succede per la fruizione delle altre arti, tipo la pittura o la letteratura che stanno subendo un processo di imborghesimento schifoso. Questa missione  consustanziale  all'arte cinematografica Chaplin, da genio qual era, la aveva colta perfettamente molto più dei suoi predecessori - pensiamo al padre fondatore Griffith. D'altronde si tratta di un inglese cresciuto in un ambiente dickensiano ed emigrato nella terra della libertà "land of the freedom". A noi italiani, sempre un po' razzisti, campanislisti (altro che esterofili, solo per accentuare, per opposizione, uno spirito nazionalista provinciale) e diffidenti nei confronti degli altri popoli - guardiamo la pagliuzza negli occhi altrui e non ci accorgiamo delle travi che abbiamo, oltre che nell'occhio,  nel bucio del cul - fa bene riconoscere anche i grandi meriti in termini di evoluzione civile degli stranieri. Un mezzo in sé e per sé è nulla, solo ingranaggi senz'anima; occorre sviscerarne l'intima vocazione peculiare per renderlo di dominio universale. Tutto ha un senso. Il cinema non è un'invenzione casuale ma ricercata per secoli e secoli, millenni direi. L'autocoscienza. Potersi rivedere dal di fuori per stanare il male dentro di noi e riuscire a tenerlo sotto controllo; quel male che, tante volte, prende il sopravvento sulla mano salvo poi riempirci il cuore d'angoscia immensa. Il male non rende mai felici. Capita involontariamente spinto dalla disperazione. Chaplin ci chiede di essere meno sprezzanti, crudeli con i nostri simili più sfortunati, più svantaggiati, più poveri - il razzimo sociale esiste - che sono anche, in genere, le persone dotate di più umanità, e sensibililità, contrariamente al luogo comune demonizzante. Tuttavia si possono intraprendere tante altre riflesioni su un'opera capitale come questa. uno snodo imprescindibile di tutta l'Arte umana. Per esempio, il bambino può essere visto come il simbolo dell'anima; il daimon. L'amore perso e poi ritrovato, dono provvidenziale. La donna è simbolo della grazia divina e non a caso si esprime in massime cristiane. Lo si può anche vedere come uno spot a favore delle adozioni da parte di single. Ci sono tanti single e tanti bambini soli. Materia ancora troppo regolata da un puritanesimo integralista, da una pedagogia correttiva di marca cristiana.

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