Regia di Stephen Daldry vedi scheda film
Uno dei più bei film dell’anno. La sola interpretazione del giovanissimo californiano Thomas Horn, alla sua prima esperienza filmica, vale un voto molto alto. Riduzione cinematografica dell’omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer, diretto da Stephen Daldry (nel 2002, The Hours). Il regista inglese tira fuori il massimo da questo piccolo attore per il quale mi sento di prevedere un futuro dorato. Nei panni del pre-adolescente Oskar, con una forza espressiva deflagrante, costella la narrazione in immagini, di scene dall’impatto emotivo degno d’interpreti di alto lignaggio. In una delle sequenze finali, il bambino non è ancora pronto per accettare la morte prematura dell’amato padre (Tom Hanks, poche comparse per lui). Esplode, urla, piange e fa a pezzi oggetti nella sua stanza da letto. Solo l’intervento della madre, una sensibilissima Sandra Bullock, lo conduce a un acquietamento che significherà il suo ritorno alla vita. Il plot narra il ‘giorno più brutto’. Come lo definisce il ragazzino. Il giorno della distruzione del World Trade Center di Manhattan. Nel quale il suo papà perde la vita. La sceneggiatura, attraverso il patema del bambino, estrapola il dolore di un’intera nazione che l’11 settembre 2001 rimase pietrificata in un’angoscia tormentosa. Alcune perle, come quella dell’immarcescibile Max von Sydow. Brava anche Viola Davis (The Help). Il tutto accompagnato da un montaggio e una fotografia impeccabili.
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