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L'alba del pianeta delle scimmie

Regia di Rupert Wyatt vedi scheda film

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La recensione su L'alba del pianeta delle scimmie

di champagne1
6 stelle

Will Rodman crede di aver sviluppato una cura per il morbo di Alzeihmer dopo che uno dei dodici scimpanzé su cui è stato testato l'ALZ-112, virus in grado di potenziare i ricettori neuronali, mostra di aver raggiunto un'intelligenza superiore alla media. Nel bel pieno del consiglio di amministrazione che doveva sancire di passare alla fase dei test sull'uomo, proprio quella scimmia, Occhi Luminosi,  scappa dalla sua cella e interrompe aggressivamentge la seduta del consiglio. Viene così deciso di sopprimere tutti gli scimpanzè sottoposti al test con l'ALZ 112, ma un inserviente scopre che Occhi Luminosi aveva appena partorito un cucciolo di scimpanzè che sembra avere i suoi stessi occhi. Will lo porta a casa propria per risparmiargli la morte e per permettergli di fare compagnia all'anziano genitore, una volta un celebre pianista, ora demolito dalla demenza. Ben presto il cucciolo, a cui viene imposto il nome di Cesare, mostra capacità intellettuali non solo superiori ai suoi simili, ma anche di un bambino di pari età. Ciò induce Will a ritenere che Occhi Luminosi abbia trasmesso al figlio le sue nuove capacità intellettive  e secondariamente che il virus ALZ-112 sia effettivamente efficiente, tanto da rischiare di sottoporre (clandestinamente) il padre alla stessa cura, cosa che di fatto migliora davvero le condizioni di salute mentale e fisica del padre. Cesare diventa il beniamino della famiglia, ma crescendo i suoi istinti lo porteranno a comportarsi in maniera sufficientemente scimmiesca da subire un trasferimento di sicurezza in un Centro per Primati. La separazione da quella che considera la sua famiglia provoca in Cesare un misto di profondo dolore e sorda rabbia per l'abbandono. Ma ciò lo aiuterà a rendersi conto delle sue capacità, che i suoi simili non posseggono, e a come manovrare gli altri primati di cui è naturalmente diventato il capo-branco...

 

 

 

Tratto dagli episodi cinematografici della saga delle Scimmie, liberamente svolti a partire dall'interessantissimo libro di Pierre Bouille fra 1968 e 1974 circa, questo film di Rupert Wyatt costituisce il prequel all'episodio centrale oggetto della pellicola di Schaffner del '68. Pur riconoscendogli una sua aderenza allo spirito originario della saga, a me il film ha creato una insoddisfazione legata al fatto che oggi il grosso della storia si debba basare sugli effetti speciali piuttosto che sugli elementi narrativi. O meglio gli elementi narrativi ci sono, ma sono alieni alla storia originale: per esempio, nella saga degli anni '70, Cesare è il figlio di Cornelius e Zyra, catapultati sulla Terra a causa di un corto-circuito spazio-temporale. Qui invece si decide di impiantare una nuova spiegazione della nascita di Cesare, anche se sullo sfondo sono molteplici i riferimenti e le citazioni che vorrebbero ancorare questo episodio al racconto originale: come per esempio quando si ascoltano un po' in sordina i notiziari che annunciano che lo shuttle di ultima generazione chiamato Icarus sta per dirigersi su Marte, mentre alcuni giorni dopo si vede il titolo su un quotidiano "Lost in Space?".

Quindi qui si omaggia il vecchio film, ma se ne modernizza la trama: meno viaggi nel tempo - ormai desueti anche nella comune cultura popolare - e più aspetti della tecnologia, non solo computer ma anche ingegneria genetica.

E' il contributo del remake: in fondo un remake deve solo riproporre  l'originale, magari con nuove tecniche di ripresa o maggiori effetti speciali, o lo deve reintepretare?

Forse dal voto che assegno, capirete come la pensa il sottoscritto.

 

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