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Rasputin

Regia di Louis Nero vedi scheda film

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La recensione su Rasputin

di OGM
8 stelle

Esoterismo ed iconografia barocca, perfettamente integrati, con la computer graphics, in installazioni visive che uniscono effetti psichedelici  e chiaroscuri decadenti. Louis Nero fa dell’ombra un’entità vibrante ed incandescente, in cui ci sono i colori a sottolineare le atmosfere ed i concetti, però manca la luce a fare chiarezza. E così il regno dei contrasti cromatici diventa l’ambito del dubbio, dove  la vita di confonde con la morte, l’eroismo presente con la gloria postuma. Rasputin, il rozzo contadino diventato confidente della casa imperiale russa, che sostiene di poter condurre a Dio mediante le  forze del demonio, è l’individuo che nessuno riesce a dominare, né ad uccidere, perché è simultaneamente un essere in carne e ossa e un simbolo immortale di tutto ciò che rende l’esistenza umana una zona crepuscolare tra la perdizione e la santità. È, nel contempo, un personaggio ed un ritratto, in una messa in scena che è in parte un palco teatrale, in parte una composizione pittorica. Egli esiste nella realtà, ma, soprattutto, abita i sogni e gli incubi, i ricordi, le paure e le speranze di chi l’ha conosciuto. I frammenti di testimonianze che formano questo mosaico,  tra il letterario  il documentaristico, sono tenute insieme dalla presenza di uno spettro, che, nella sua apparente ubiquità, e nella sua natura universale, di guaritore di ricchi e poveri, di deboli e potenti, incarna l’unico aspetto veramente universale della nostra specie, che è la sua diabolica indeterminatezza, sospesa tra le opposte tentazioni del peccato e della beatitudine celeste.  La figura del protagonista attraversa questo breve sipario biografico con la rapidità di un fugace pensiero sul male, che, tuttavia, riesce a toccarne tutti possibile risvolti, dal profondo abisso della perversione alla superficiale banalità delle comuni miserie morali. La narrazione è policentrica, spesso affidata a racconti in prima persona, e riproduce, in questo modo, la prospettiva sfaccettata da cui la storia guarda ai fenomeni unici ed inclassificabili: quelli destinati a non acquisire, nemmeno a distanza di tempo, alcun significato definito, se non quello che li ascrive ufficialmente alla dimensione del Mistero.

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