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Silvio Forever

Regia di Roberto Faenza, Filippo Macelloni vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Silvio Forever

di hallorann
4 stelle

Il titolo SILVIO FOREVER suona come una minaccia che si sta perpetuando giorno dopo giorno, mese dopo mese…L’autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi non aggiunge e non toglie nulla a ciò che già sappiamo. Leggendo i nomi degli autori (Sergio Rizzo, GianAntonio Stella, Roberto Faenza e Filippo Macelloni) e le dichiarazioni a proposito degli intenti del loro documentario (né pro né contro) verrebbe da pensare a un’opera da terzisti, roba da Corriere della Sera, della merda avrebbe aggiunto Carmelo Bene. Così sarà. Questo ritratto del Cavaliere abbraccia tutta la sua carriera: bambino generoso, adolescente muscoloso, chansonnier e seduttore, costruttore e imprenditore televisivo, politico e puttaniere. Al protagonista assoluto, “l’unto dal signore”, il nababbo di Arcore si contrappongono inserti di Benigni, Fo, Travaglio, Montanelli, Biagi etc. come se gli autori avessero voluto imporsi una propria par condicio per evitare polemiche e sequestri come capitò trentacinque anni fa con il FORZA ITALIA! sulla D.C. di Faenza. Altri tempi, certo i cani del cortile Rai e Mediaset non hanno trasmesso ugualmente i trailer del doc, anche loro per una sorta di autocensura preventiva. Coerenti con il fatto che, come cantavano i 99 Posse, “l’informazione di regime non sente e non vede niente”. Lo hanno detto gli stessi autori, “a lui non dispiacerà” ed è vero. SILVIO FOREVER è un bignami della sua vita, una puntata di Blob dilatata e annacquata, una lunga sequela di balle sesquipedali (da aggiornare costantemente tipo agenzia Ansa), di puttanate dette, contraddette, smentite e reiterate dal nuovo duce della porta (a porta) accanto. Buttarla solo sull’ironia e sulla satira (peraltro all’acqua di rose) non paga più. Canzonette autocelebrative comprese. Del Silvio barzellettiere poi francamente ne abbiamo le scatole piene e le tasche vuote, sarebbe stato auspicabile vedere le conseguenze della sua politica. O meglio la crisi diffusa, il malcontento, i danni procurati prima con la discesa nel calcio (drogato dai troppi soldi) e dopo come premier. I danni permanenti causati da Raiset sono insanabili, sulle altre macerie occorreranno decenni per riprendersi. Un tempo era don Baget Bozzo a proclamare la sua santità, oggi don Verzè (sic!). L’unica cosa davvero agghiacciante è la didascalia finale che ci ricorda quanto sia aumentato in tutti questi anni il suo patrimonio personale e aziendale. La storia, ahinoi, continua… 

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