Regia di John Landis vedi scheda film
Pecunia non olet
”Olet”, invece, ciò di cui quel denaro costituisce il prezzo.
A meno che non ci sia di mezzo la formalina elaborata, in forma di commedia, dal redivivo John Landis: una commedia nera, date le circostanze.
Si ride nell’ultimo film del celebre cineasta americano, ma la risata è spenta e sporadica (rarissime le battute davvero irresistibili). E come si potrebbe, d’altronde, visto l’argomento (peraltro tratto, a quanto pare, da una storia vera)?
Elegante è la costruzione scenica (molto meno “sporca” di quanto si vorrebbe far credere), ma la caratterizzazione dei protagonisti è poco efficace; vuoi teatrale - che dico - caricaturale (A.Serkins), vuoi dedita allo spaesamento (S.Pegg).
La sceneggiatura sembra voler farsi sberleffi della risalente infatuazione per il progresso della scienza e della tecnica e per il fideismo di cui viene fatto oggetto il positivismo, ma, per lo più, divaga senza meta; e, anche quando azzecca il “campo visivo” (la società scozzese dell’epoca ne esce con qualche ossa rotta e la morale umana - di ieri come di oggi - non fa una migliore figura), a stento raggiunge l’equilibrio fra una comicità grottesca ed un po’ slapstick (Carlo Ceruti), quando non anche demenziale, da un lato, ed un umorismo avvelenato (will kane) e macabro, dall’altro.
John Landis ha dato il meglio di sè molti anni fa. Adesso pare vivere di rendita (almeno così mi è sembrato guardando questo film; appena discreto).
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