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Passione

Regia di John Turturro vedi scheda film

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La recensione su Passione

di cantautoredelnulla
6 stelle

Napoli è un simbolo tutto italiano, è gioia di vivere e abbandono a se stessa, degrado avanzato e grandi fasti del passato, è il microcosmo di una vita culturale parallela, con la sua realtà chiusa nelle sue mura, le sue riviste alternative (mi viene in mente sciué sciué, la versione personalizzata di cioè), il suo teatro-sceneggiata e la sua incredibile tradizione musicale. Napoli è un microcosmo di pura creatività che ha un dono unico: si apre al mondo naturalmente, come se non ne potesse fare a meno. Si lascia contaminare dal suo porto aperto che abbraccia chiunque arrivi e gode di una tradizione culturale che si promuove in ogni dove. E' la nostra casa, ma anche la cicatrice di un'Italia sempre più distratta e inadatta ad affrontare questo inizio secolo, è figlia di un'Italia che non sa valorizzare, ma solo strumentalizzare, per poi lasciarci ai margini, indecisi e incapaci nella nostra proverbiale inettitudine. Ma questa Italia e questa Napoli nel film di Turturro (per fortuna) non ci sono.
Turturro accompagna lo spettatore con la sua presenza in questo viaggio alla scoperta della musica napoletana e degli angoli suggestivi della città come se fosse un suo amico. Le riprese non nascondono i muri imbrattati con le scritte più fantasiose che fanno da sfondo ai balli scatenati dei videoclip, la scenografia non si cura di nascondere i rifiuti solidi urbani sulla spiaggia, le facce sconcertate o quelle incuriosite o infastidite degli spettatori casuali che si trovano ad assistere alla performance di un cantante professionista o di un cantante improvvisato in mezzo a una piazza o nel mezzo del mercato. Il viaggio è dentro Napoli per quello che è, una città viva e canterina.
Le chicche che ricordo del film sono: la seconda parte di "Era de maggio" dove ci viene mostrata con intensità l'attrazione amorosa tra Beppe Servillo e Misia; una godibile, anche se non del tutto riuscita, sceneggiata di "Malafemmina" e l'apice delle note di "Passione" che provengono dal sax tenore di James Senese che ha una carica emotiva incredibile. E poi arriva come una scarica la "Tammurriata Nera" in una interpretazione che si fa metafora e ombelico del film con la sovrapposizione dei ritmi africani caricati dalla voce di M'Barka Ben Taleb, della ballata partenopea sostenuta da Peppe Barra e di Pistol Packin Mama ripresa e cantata questa volta da Max Casella: l'incontro di mille strade che si adattano e crescono insieme in un risultato spettacolare. Infine c'è il coinvolgimento corale nel canto delle lavandaie del Vomero dove voci, riverbero e sgocciolii si intrecciano anche visivamente con dissolvenze incrociate lunghe e suggestive che valorizzano la bellezza della piscina Mirabilis, dono di una capacità compositiva in fase di ripresa e montaggio davvero illuminati.
Il risultato finale è incerto e non mi ha convinto del tutto. Il film soffre proprio della passione che spinge un regista a raccontarti qualcosa che lui sente in ogni nota e tu puoi soltanto intuire. E' qualcosa che difficilmente si può trasmettere e la costruzione del film non riesce a coinvolgere sempre, alla lunga forse stanca perché poi risulta piatto e ripetitivo. Il continuo susseguirsi di videoclip rende pesante il tessuto narrativo, l'accostare scene all'aperto con scene in luoghi chiusi è una buona intuizione, ma non basta. Le sceneggiate sono simpatiche, ma non vanno oltre a questo aspetto e non contribuiscono ad alleggerire il peso della pellicola.

Sulla trama

Turturro con questo documentario ha voluto semplicemente condividere la sua passione per Napoli e la musica partenopea, per uno stile di vita e di pensiero,  ripercorrendone la storia attraverso aneddoti e immagini di repertorio. Come dice lui stesso, a Napoli c'è povertà, degrado e miseria, ma la gente nonostante tutto ha sempre voglia di cantare perché in quel canto c'è una tradizione scaramantica, come fosse un inno sacro, una piccola consolazione nella desolazione. C'è un'immagine dell'Italia che si risolleva e non si arrende, a mio parere, e che non abbassa la testa.

Sulla colonna sonora

Mi è piaciuta l'idea di staccarsi dal pathos di Passione di Senese con le scene di repertorio sulla seconda guerra mondiale accompagnate in sottofondo da Pistol Packin' Mama che alleggerisce le immagini. Un accostamento del genere mi ha ricordato la colonna sonora de "Il Postino", dove Bacalov ha accostato il pezzo reggae "Loved by women" alla drammaticità dei pezzi precedenti e di quelli succesivi. 
L'elenco dei brani interpretati che sono l'anima di tutto il film è: Carmela (Mina); Vesuvio (Spakka - Neapolis 55); Era de maggio (Avion Travel e Misia); I' te vurria vasa' (Valentina); Dicitencello vuie (Riccardo Ciccarelli); Malafemmina (Massimo Ranieri e Lina Sastri); Maruzzella (Gennaro Cosmo Parlato); Comme facette mammeta (Pietra Montecorvino); Antica ninna nanna partenopea (Don Alfonso Gallotti); O sole mio (medley di Sergio Bruni, Massimo Ranieri, M'Barka Ben Taleb); Bammenella (Angela Luce); Don Raffae' (Peppe Barra); Nun te scurda' (Almamegretta, Raiz, Pietra Montecorvino, M'Barka Ben Taleb); Passione (James Senese); Pistol Packing Mama (Al Dexter & His Troopers); Tammurriata nera (Peppe Barra, Max Casella, M'Barka Ben Taleb); Catari' (Fausto Cigliano); Caravan Petrol (Fiorello, Max Casella, John Turturro); Faccia Gialla (Enzo Avitabile, Bottari, Scorribanda); Canto delle lavandaie del Vomero; Dove sta Zazà (Pietra Montecorvino, Max Casella); Indifferentemente (Misia); Sangh'e (James Senese); Napul'è (Pino Daniele).

Su John Turturro

L'inizio del film sembra girato davvero con mezzi amatoriali. Il montaggio è impreciso, le inquadrature semplici al punto tale da sembrare imbarazzanti, con ampi grandangoli e tagli continui per rendere dinamico ciò che è praticamente un'immagine statica. Poi la pellicola prende il volo, in un climax ascendente il film comincia a entrare nelle orecchie dello spettatore per uscire dalle sue labbra e l'abilità tecnica passa in secondo piano, mentre la musica riesce a coinvolgere anche chi come me non è un cultore di questo genere musicale. Decisamente buono il lavoro del coreografo Giuà.
Bello il finale. "Napule è" trasmette benissimo il senso del film, quella "passione" che si propone di documentare il titolo e l'ultima ripresa fatta tra le lenzuola stese al sole oltre le quali emergono le antenne paraboliche oltre le quali ancora la camera riprende l'intera città, saluta lo spettatore evocando in lui l'ultima emozione di uno sguardo fin troppo semplice, ma consapevole della propria ingenuità in bilico tra passato, presente e futuro in una città che è tutto e niente.

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