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Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma

Regia di Tsui Hark vedi scheda film

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La recensione su Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma

di M Valdemar
8 stelle

Come la mastodontica statua del Buddha (alta ben 220 metri) s’abbatte, fragorosa e feroce, sul palazzo imperiale, così il “gigante” Tsui Hark ha rischiato d’infrangersi contro il suo senso/bisogno di grandiosità cercando di realizzare un’opera-monstre che contenesse differenti generi e “anime”.
Ed, invero, il titolo con cui questo film è stato immesso sul mercato internazionale non invoglia granché, giacché indurrebbe a “temere” di trovarsi di fronte ad un “noioso” giallo alla Charlie Chan o, peggio ancora, a un epigono di quella frastornante - e piena di tutto (e cioè di nulla) - saga dei Pirati dei Caraibi.
Per nostra fortuna e grazie all‘innata maestria del regista, Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma è un portentoso elogio dell’incant(esim)o filmico, impresso su menti e occhi gioiosi con un costante e dinamico effluvio di strutturato caos ed esemplare complessità. Uno spettacolo virtuoso e vorticoso, che si muove entro coordinate note e ben definite ma dalla cangiante prospettiva dimensionale, in cui l’organicità del complesso delle espressioni/percezioni visive sovverte l’ordinaria meccanicità di molta dell’attuale produzione cinematografica.
Un’epica sontuosa, quella di Hark, che riesce a fondere, con “materica” armonia e profonda sapienza, l’estetica del wuxia con i meccanismi del mistery e del “pericoloso“ fantasy;
le tematiche socioculturali del dramma storico con la malinconica poetica dei sentimenti.
S’odono echi dell’ineluttabile accoglimento di un avverso e oscurante fato, s’avverte l’odore bruciante e spettrale della fine di ardori dall’effimera esistenza, spenti, soffocati dall’infiammante bramosia di potere, perché - come avverte l’imperatrice usurpatrice Wu Zetian - “la grandezza richiede immensi sacrifici”.
Tsui Hark è il superbo direttore di un’omogenea e brillante orchestra, che mette abilmente in scena una possente sinfonia per archi(tetture), composta di rigogliose ed ingegnose scenografie, e di tutto un reparto tecnico-artistico d’eccellente qualità (dalla “concreta” e precisa fotografia alla calzante - ma non invadente - colonna sonora); riuscendo, così, a costruire un film meraviglioso, dagli ingranaggi perfettamente funzionanti e che non annoia né banalizza né tantomeno esagera, come, per esempio, per nulla eccessivamente fantasiose e assurde sono le ottime coreografie di Sammo Hung.
Menzione speciale, infine, per gli straordinari interpreti: Andy Lau, inconfutabilmente uno dei più grandi attori viventi, sempre incisivo e “regale”; Carina Lau, semplicemente fantastica; il luciferino Tony Leung Ka-fay; il sorprendente Deng Chao; e la splendida Li Bingbing, uno sguardo penetrante che diviene accecante quando ne sgorga sofferenza.

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