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Castaway On The Moon

Regia di Hae-jun Lee vedi scheda film

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La recensione su Castaway On The Moon

di alan smithee
6 stelle

Un nuovo naufrago alla maniera del capostipite e re di tutti i naufraghi, il Robinson Crusoe uscito dalla penna e dalla creatività di Daniel Defoe agli inizi del 1700, quando i disastri per via mare erano per la civiltà dell’epoca frequenti come lo sono oggi gli incidenti d’auto. Il naufragio relativo, simbolico, tragicomico e moderno di Kim, uomo d’affari che ha fallito e si vede costretto al suicidio per l’impossibilità a far fronte agli ingenti debiti accumulati, è un po’ il fallimento dell’uomo moderno che ritrova, fortuitamente e per un caso del destino, a riscoprire il contatto ruvido, coriaceo e senza concessioni, ma leale e formativo, con una natura solo apparentemente ostile e difficoltosa da accettare. Nonostante l’uomo non sappia nuotare, il gettarsi da un ponte finisce per lasciarlo svenuto sulle rive di un’isoletta naturale posta di fronte ad una moderna metropoli coreana che rimane sempre come sfondo, vicina ma impossibile da raggiugere. L’uomo imparerà a cavarsela da solo nonostante l’ostilità e la primitività del luogo, che si oppone in modo affascinante alla modernità dei grattacieli che gli si stagliano all’orizzonte e alla rutilante e frenetica contemporaneità che, solo al di là del fiume, è una regola condivisa e scontata. Allo stesso modo seguiamo le azioni bizzarre di una giovane donna che ha scelto di isolarsi dalla vita caotica di tutti i giorni, relegandosi nella sua camera e imponendosi di non uscire più dalla sua stanza, e che dalla finestra e col cannocchiale scorge casualmente il naufrago intrappolato nell’isoletta di fronte al suo appartamento, e comincia da quel giorno a seguirne le mosse, e persino a tentare di stabilirne una bizzarra forma di comunicazione. Hae-jun Lee, alla sua opera seconda, gira bene alla consolidata e ormai consueta maniera coreana ed il film, vincitore del Far East festival di alcune edizioni orsono, risulta più accattivante e riuscito che bello, svilendosi e banalizzandosi un po’, dopo le eccellenti e suggestive premesse, con una inevitabile storia d’amore impossibile tra due originali e bizzarri reietti della società del benessere e della comunicazione globale ed in tempo reale.

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